Follia doping, le tracce di 14 farmaci vietati nel corpo di un giovane body builder italiano
Giuseppe Ippolito, temporaneamente sospeso, rischia quattro anni di squalifica e un processo penale. Ma il problema è noto al Coni come anche agli enti di promozione sportiva

Il bodybuilding rappresenta la bestia nera del doping e non perché sia la disciplina dove l’uso di sostanze proibite - allo scopo di accrescere artificiosamente e slealmente il rendimento fisico nel corso di una competizione - sia un problema più concreto che in altre discipline sportive, ma perché nell'opinione pubblica è questo lo sport che più facilmente viene associato alla pericolosa pratica. L’ultimo caso, ripreso da diversi quotidiani italiani e persino da siti specializzati stranieri, rafforza ulteriormente tale credenza. Giuseppe Ippolito, body builder siracusano di appena 23 anni, è stato temporaneamente sospeso in quanto positivo ai controlli antidoping effettuati nel corso dei campionati nazionali che si sono svolti lo scorso 2 luglio a Roma. Nel suo corpo, hanno evidenziato le analisi, sono state trovate le tracce di 14 diversi farmaci proibiti.
Ecco cosa hanno trovato i medici e cosa rischia l'atleta
Se le nuove analisi confermeranno i primi dati l’atleta rischierà quattro anni di squalifica e un processo penale. Ippolito, ventesimo body builder pizzicato dall’antidoping negli ultimi 12 mesi, è stato testato positivamente per il metabolita di Canrenone, Drostanolone, Methandienone, Boldenone, metabolita Trenbolone, metabolita di Stanozolol, metabolita di Dehydrochlormethyltestosterone, Metamfetamina, Amfetamina, Selegilina e il suo metabolita, 19-noretiocholanolone, 19 norandrosterone, testosterone non endogeno e metaboliti del testosterone. Eppure, intervistato dal Corriere della Sera, sottolinea di avere una filosofia che parrebbe ben lontana da quella di chi cerca le scorciatoie.

Il culturismo è una filosofia di vita, ma l'uso di sostanze pericolose azzera i buoni principi
“Il culturismo - spiega Ippolito - non è solo sollevare pesi è uno stile di vita che va portato avanti ogni giorno. Allenarsi fino allo stremo, tornando a casa distrutto ma felice per aver dato il massimo. Alimentarsi come un culturista, pensare come un culturista”. Cosa centrino con queste parole gli steroidi per uso umano e veterinario, i diuretici per l’ipertensione, i farmaci anti Parkinson, gli anoressizzanti e gli psico-stimolanti, onestamente, si fa fatica a comprenderlo. “A 14 anni - prova a giustificare l’atleta - raggiunsi lo status di ragazzino obeso e il medico mi disse: se continuerai a mangiare così ti ammalerai presto. Decisi di cambiare vita, m’iscrissi in palestra e iniziai a curare l’alimentazione. Che gioia di tornare a lacerare le fibre muscolari e avvertire quella sensazione di dolore-piacere che rende le mie giornate più belle. Le gare di culturismo si vincono prima di salire sul palco, quando si sta a dieta, si riesce a trovare una soluzione invece di una scusa, quando si ci allena oltre i propri limiti fisici e soprattutto mentali”.
Negare l’esistenza del problema è semplicemente inaccettabile
Gli stessi praticanti di body building ne sono consapevoli, e sono tantissimi coloro che condannano il fenomeno. A conferma di ciò anche l’esistenza di campionati "Natural Body Building", dove sono ammessi i soli atleti che costruiscono il proprio corpo senza l'utilizzo di sostanze dopanti e illegali. Il body building italiano, si sottolinea sulle pagine del Corriere della Sera, è “il meccanismo di tesseramenti e competizioni a dir poco singolare. La disciplina, pur riconosciuta dal Coni, non ha una federazione di riferimento ma è gestita da associazioni che fanno le veci delle federazioni affiliandosi agli enti di promozione sportiva. A settembre l’Agenzia Mondiale Antidoping pubblicherà i rapporti statistici 2016 e, grazie al body building, l’Italia ha buone possibilità passare dal secondo al primo gradino del ranking, scalzando la Russia dalla triste leadership di paese con più casi di doping al mondo”.
Ma un anno faci fu il caso di un culturista squalificato perché positivo a 20 sostanze
Tornando al giovane Ippolito non è il solo ad esser finito sul libro nero del Coni. Lo scorso anno, un suo collega bodybuilder, Claudio Stella, è stato squalificato perché risultato positivo a ben 20 sostanze vietate.