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“Dopo il traguardo”, Alex Schwazer si racconta: “Non è la confessione di un diavolo né l'apologia di un angelo”

Nel libro autobiografico un "resoconto sincero di ciò che mi è capitato. Chi vuole leggere la biografia di un uomo senza peccati ne deve scegliere un'altra, non la mia. Andavo in Turchia per doparmi”

Alex Schwazer (Foto Ansa)
Alex Schwazer (Foto Ansa)
TiscaliNews

"Questo libro è un resoconto sincero, schietto, fedele di ciò che mi è capitato. Non è la confessione di un diavolo e neppure l'apologia di un angelo. Chi vuole leggere la biografia di un uomo senza peccati ne deve scegliere un'altra, non la mia”, scrive  Alex Schwazer nel suo libro “Dopo il traguardo”, edito dalla Feltrinelli.

Il suo è un racconto cristallino e doloroso. Una storia – come scrive l’Ansa - di cadute e di redenzioni, di rinunce e di rinascite.

"Ero pronto a mentire"

“Andavo in Turchia per doparmi”, avrebbe raccontato, secondo quanto si legge sulla Gazzetta dello sport, nel pezzo dedicato alla sua autobiografia.  “Innsbruck-Vienna, Vienna-Antalya. A Carolina Kostner e ai miei genitori ho detto che sarei andato a Roma, alla Fidal — avrebbe scritto l'ex atleta, come riporta il quotidiano sportivo — Ho tenuto il cellulare acceso anche di notte, per evitare che partisse il messaggio della compagnia telefonica turca. Ragionavo già da tossico. O meglio, sragionavo. Ed ero pronto a mentire, perché doparsi vuol dire anche mentire”. Non è la confessione di un diavolo e neppure l’apologia di un angelo - si legge nell’introduzione -”. Dopo l'archiviazione del secondo procedimento penale per doping "per non aver commesso il fatto", Alex vuole tornare a gareggiare.

Campione forse troppo giovane 

Il 36enne marciatore di Vipiteno diventa un campione da giovane, forse troppo giovane: "Il mio vocabolario comprendeva solo due parole, allenamento e riposo. Non avevo un colore preferito o un piatto preferito. Non avevo un passatempo, una passione o un obiettivo che non fossero la marcia".

Alex Schwazer (Foto Ansa)

L'oro di Pechino

Alle Olimpiadi di Pechino del 2008 sale sul podio più alto nella 50 km di marcia. È il coronamento di un sogno. Ha solo ventitré anni. Ma quel trionfo complica tutto. È come la kryptonite, per lui. Si logora. Sempre più solo, e in preda alla depressione,- si legge su Ansa - va in Turchia e acquista l'eritropoietina, un ormone proibito.

Il controllo

A poche settimane dalle Olimpiadi del 2012 arriva il controllo, e risulta positivo. Niente Londra. Niente più sport, forse. Una punizione esemplare. Ma è proprio allora che torna la febbre che sta prima e dopo ogni traguardo, il futuro che si tende nell'aria: "Quando ho toccato il fondo, mi sono chiesto come mi fossi cacciato in quella situazione - le parole di Schwazer - Quel giorno ha segnato la rinascita dell'uomo che avevo dentro e che da tanto tempo non trovava spazio per uscire. Quel giorno ho capito di essere in un labirinto immenso e apparentemente senza via d'uscita, nel quale brancolavo da anni.

Un labirinto nel quale avevo perso tutto. La persona che ero, la mia fidanzata, la credibilità, la dignità. Solo ora ne sono uscito". "Sono sopravvissuto a un'imboscata, una macchinazione subdola e crudele che in altri momenti mi avrebbe annientato - sottolinea l'altoatesino - Ancora oggi, a distanza di cinque anni, non so come ho fatto a mantenere l'equilibrio. Questa è la storia che voglio raccontare".

Uscire dal vortice

Il marciatore italiano (37 candeline il prossimo 26 dicembre ) – si legge su Eurosport.it - racconta la sua vita e il suo percorso dai capitoli più scabrosi fino alla redenzione che lo ha portato ad uscire dal vortice dal doping anche se non ad ottenere la redenzione del Tas di Losanna e della Wada, che gli hanno impedito di realizzare il sogno di prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo 2020.

L’altoatesino è stato Campione Olimpico nella 50 km di marcia a Pechino 2008. Attualmente sta scontando una squalifica per doping fino al 2024, ma va ricordato che il suo caso è stato archiviato dalla giustizia penale italiana nel 2021, anche se quella internazionale e la WADA non lo hanno accettato.

La relazione con Carolina Kostner

Nel suo libro ampio spazio –spiega Eurosport - è dedicato anche alla relazione sentimentale con l'ex fidanzata e stella del pattinaggio su ghiaccio Carolina Kostner: "Mi ha mandato un messaggio per invitarmi a una festa a Ortisei, per l’argento di Göteborg. il suo primo, vero, grande successo. Ancora non ci conoscevamo. Le ho risposto che dovevo allenarmi e, per non fare brutta figura, mi sono offerto di andare a trovarla a Torino. Dopo una pizza e due bottiglie bevute quasi da solo, le ho rovesciato il drink addosso. Abbiamo fatto le cinque del mattino. Eravamo in sintonia. La mia solitudine era molto simile alla sua”.

Il libro

"L'assoluzione giuridica e il no a Tokyo 2020 mi hanno fatto chiudere conti col passato", afferma Alex.  “Forse l’estate scorsa, con l’assoluzione giuridica e il no alle Olimpiadi, - ha detto al Corriere del Veneto - mi è scattato qualcosa dentro e ho deciso di chiudere i conti con il passato. Mi sentivo pronto. Ho dato il libro a Sandro (Donati, ndr.), il mio allenatore, a Gerhard (Brandstätter, ndr.), il mio avvocato, chiarendo subito: non aspettatevi un libro d’inchiesta perché parlo solo della mia vita. Non sarei riuscito a trovare la motivazione per scrivere cinquanta pagine su come ho vinto a Pechino, sul doping o su quello che è successo a Rio nel 2016. Molti punti cruciali della mia storia sono stato volutamente soft: non volevo che la mia autobiografia ospitasse pensieri di odio e rancore. Non ho concesso spazio alle persone che mi hanno ferito o a chi è salito sul carro del vincitore per poi scendere appena le cose sono andate male”.

16 novembre 2021
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