Mondiali di sci, carattere, coraggio e tecnica: chi sono Sofia Goggia e Dominik Paris
Meglio di così questi mondiali di Are non potevano cominciare. L’impressione, in realtà, è che la nostra nazionale sia composta da due punte di diamante e da venti personaggi in cerca d’autore

Meglio di così questi mondiali di Are non potevano cominciare. Perché la medaglia d’argento di Sofia Goggia e quella d’oro di Dominik Paris nei rispettivi SuperG sono ancora più grandi di quello che già sono, per come sono state ottenute, in condizioni avverse. Sofia è rientrata alle gare da pochi giorni, dopo il grave infortunio al malleolo della gamba destra che l’aveva fermata ai box il 18 ottobre del 2018, ed era francamente molto difficile pensare che potesse già essere nella sua forma migliore, nonostante i due secondi posti conquistati appena messi gli sci ai piedi, il 26 e il 27 gennaio a Garmisch.
Dominik invece doveva affrontare una pista non adatta ai suoi mezzi, lui che ama i salti e le discese più impervie, come quelle di Kitzbuhel e dello Stelvio, dove non a caso ha trionfato per 8 volte, perfettamente distribuite, 4 e 4, tanto da portarsi dietro i soprannomi di "Kaiser della Streif" e "Re dello Stelvio". In questo angolo di Svezia, affacciato sul lago Aresjon, 600 chilometri a Nord di Stoccolma, ha dovuto invece affrontare un percorso molto più lineare dentro a un muro di nebbia («visibilità zero, non ci vedevo niente», ha detto dopo la gara). Ma Goggia e Paris sono i nostri assi. Hanno carattere da vendere, coraggio e tecnica.
La cosa che però stupisce ancora di più è scorrere la classifica di queste due gare. Sofia ha perso per due soli centesimi, una vera inezia, da Mikaela Shiffrin. Poi uno va avanti e vede che al quinto posto s’è piazzata Nadia Fanchini, al settimo Francesca Marsaglia e al decimo Federica Brignone: cioé tutte le nostre quattro atlete nella top ten, quasi una riedizione della valanga rosa, come ai bei tempi che c’eravamo dimenticati (anche se in una gara di Coppa del Mondo a Bad Kleinkircheim avevano fatto pure di meglio: primo, secondo e terzo, Goggia, Fanchini e Brignone).
Nel Supergigante maschile, invece, Paris ha battuto di 9 centesimi il francese Johan Clarey e l’austriaco Vincent Kriechmayr, secondi a pari merito, ma quarto è il nostro Christoff Innerhofer e ottavo Mattia Casse. Anche per questo i mondiali di Svezia sono cominciati che meglio non si poteva sperare. Ma è davvero tutto oro quel che luccica? L’impressione, in realtà, è che la nostra nazionale sia composta da due punte di diamante e da venti personaggi in cerca d’autore. Il che non vuol dire che gli altri siano scarsi, o che non possano coltivare speranze. Anzi, tutt’altro.
Solo che fra Goggia e Paris e il resto della truppa c’è ancora un bel divario. E se tra le donne potrebbe arrivare qualche piacevolissima sorpresa, nei maschi diciamo che è un po’ più difficile. E’ vero, c’è Christoff Innerhofer, due podi quest’anno in Coppa, che qualche speranza la lascia. Ma nelle prove tecniche, lì non siamo messi troppo bene. L’Italsci non sa più vincere da un po’ di tempo.
Manfred Moellg a 36 anni è ancora l’unico che può dare qualche garanzia di un buon piazzamento. Ma Stefano Gros e Giuliano Razzoli, che qualcosa ci avevano illuso, si sono persi fra i paletti. Luca De Aliprandini e Riccardo Tonetti non sembrano pure loro in grado di poter puntare in alto. Guardiamo con più interesse i giovani, Simon Mauberger (23 anni, miglior piazzamento in coppa del Mondo, quindicesimo posto nel gigante di Garmisch 2017) e Alex Vinatzer, che deve ancora compiere vent’anni e l’anno scorso ai mondiali juniores di Davos aveva preso la medaglia d’argento nello speciale.
Con le donne diciamo che va decisamente meglio.
Dopo aver conquistato l’argento nel SuperG, la Goggia ci riproverà nella discesa libera, dove pure Federica Brignone ha qualche speranza, anche se è soprattutto nel gigante che la valdostana quast’anno ha ottenuto i migliori risultati in Coppa del Mondo, il primo posto a Killington e il secondo a Soelden. Ma occhio, sempre per la discesa, a Nicol Delago, 23 anni, spirito da vendere, secondo posto in Val Gardena quest’anno: potrebbe essere lei la grande sorpresa. In SuperG, Nadia Fanchini e Francesca Marsaglia hanno fatto più del loro dovere. Nel gigante ci sarà la Brignone, su cui noi qualche carta la puntiamo, come detto, e pure Marta Bassino, cuneese, giovanissima di buona classe, che vanta un secondo posto a Soelden 2016 e un quinto alle Olimpiadi di Pyeongchang l’anno scorso.
Per lo speciale, infine, speranze quasi nulle, maschi o donne che siano. L’ipotesi peggiore è che i nostri mondiali potrebbero finire sabato e domenica, con le due discese libere. Mai dire mai, però. Già così, oggi come oggi, possiamo fare a meno di preparare i soliti coccodrilli sui nostri azzurri dello sci.
Per ora dobbiamo solo andarne fieri. Dominik Paris, il "rocker delle nevi", vista la sua passione per la musica e la chitarra, ha già avvisato che adesso festeggia un po’, ma poi «devo ritrovare subito la concentrazione per la gara di sabato. Ho buone sensazioni. Perché questo è un grande anno per me». Sofia, bergamasca, 26 anni, campionessa olimpica di discesa in carica, lei manco s’è fermata un istante. La sua grinta infinita è già una garanzia di sicurezza. Ha chiamato tutti i giornalisti e ha detto: «Domenica seguiteci in discesa, vedrete. E fate il tifo per noi, che forse vi facciamo un regalo».