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"Al Roland Garros toccherà a un nuovo vincitore Slam. Ma si gioca troppo"

di SuperTennis   
'Al Roland Garros toccherà a un nuovo vincitore Slam. Ma si gioca troppo'

"Ho un rapporto stupendo con il vostro paese. Palermo è sempre stato uno dei luoghi in cui ho più amato giocare, ho giocato anche tornei juniores a Firenze, a Bari, Milano. D'altronde vivo appena di là dal confine, e poi ho giocato a lungo in doppio con Silvia Farina". Basta pronunciare la parola 'Italia' per mettere a suo agio Barbara Schett, ex n.7 del mondo ritiratasi nel 2005 e dalla prossima settimana impegnata a commentare il Roland Garros dai microfoni di Eurosport. Tre titoli in carriera da singolarista - di cui il primo colto a Palermo, dove riuscì a giocare anche una seconda finale - l'austriaca oggi quarantottenne non nasconde la voglia di farvi ritorno come tappa di un gran tour con cui spera di toccare i quattro angoli della penisola. Ma prima il calendario impone una sosta a Parigi, secondo Slam della stagione a cui i due circuiti Atp e Wta arrivano in condizioni molto diverse:

"Sarà un Roland Garros emozionante. Sarà, credo, l'ultima volta di Rafa Nadal dopo oltre un decennio di dominio. Poi c'è Novak Djokovic che sta cercando la sua forma migliore. Accanto a queste due leggende, ci saranno poi i giovani: Jannik Sinner, Carlos Alcaraz, e con loro la generazione di mezzo guidata da Sascha Zverev che sta giocando benissimo. Anche se Rafa lo ha vinto 14 volte, non ha giocato molto e non so se avrà la chance di vincerlo ancora. Forse sarà la volta di un nuovo campione di un Grand Slam e questo renderà tutto molto interessante, ma con Rafa e Nole non si può mai dire. Specialmente Nadal, che a Parigi sembra avere una marcia in più. Ha vinto il titolo un paio di volte da infortunato, contro Ruud ha giocato con delle infiltrazioni nel piede. Sarà un torneo incerto ed emozionate".


Diversa la fotografia sul fronte femminile

"Iga è la favorita. Ha già vinto il Roland Garros, si trova bene, ma non credo che le si stia rendendo il giusto merito: è la n.1 da ormai molti mesi, la più titolata nei Grand Slam ed è reduce da due titoli importanti. C'è poi Aryna Sabalenka, una delle sue più grandi rivali: si sono affrontate molte volte, le più recenti negli ultimi due eventi. Metterei un gradino indietro Elena Rybakina, una giocatrice che se disciplinata in campo ha la potenza nei colpi per mettere in difficoltà Iga e le altre, anche se sarà difficile perché è incredibile quanto efficiente sia Iga in questo momento".

Quanto sarà complicato gestire la transizione terra - erba - terra?

"Sarà dura. Non potrebbero esserci superfici più diverse. Passare dalla terra all'erba è già un grande cambiamento: appoggi, velocità, equilibrio. I tennisti devono sapersi adattare, ogni settimana affrontano condizioni diverse, è più facile spostarsi dall'erba al veloce, ma tornare sulla terra rende diversa la costruzione dei punti, bisognerà ritrovare i giusti movimenti, le scivolate. Ma loro sono dei professionisti, le cose stanno così e dovranno adattarsi il più velocemente possibile. E' un anno importante, ci sono tre grandi eventi nel giro di poche settimane - due Grand Slam e le Olimpiadi - i giocatori ci tengono a vincere l'oro olimpico, è un opportunità che si presenta ogni quattro anni. Penso a Iga, a Rafa che sta vivendo il tramonto della sua carriera, loro ci terranno sicuramente".


Occorrerà arrivarci integri. Condizione che di recente sembra sempre più difficile da mantenere

"La stagione si sta facendo sempre più intensa. Quando giocavo io già mi sembrava lunga e giocavamo fino alla fine ottobre. Oggi non ci si riposa praticamente mai. Jannik l'anno scorso ha chiuso con le Atp Finals e la Coppa Davis e non si è mai fermato. Bisogna fare molta attenzione alla programmazione, ai tornei che si vogliono giocare, fermo restando che ce ne sono alcuni che si devono giocare. E' pericoloso perché sono in tanti i giocatori ormai a concordare sul fatto che la stagione si è fatta molto lunga, ma poi ci sono esibizioni come la Laver Cup, tornei che invogliano a esserci per via dei montepremi. D'altra parte però ci sono giocatori che giocano pochissimo nei tornei di due settimane, perdono al primo turno e devono stare fermi molti giorni prima di scendere nuovamente in campo. Jannik l'anno scorso ha chiuso tardi e ha poi deciso di non giocare alcun torneo prima di Melbourne. Ogni fisico è diverso, il confine tra quel che si deve fare e ciò che si può fare è molto sottile, ma penso che la programmazione stia diventando davvero brutale".

La stagione è più lunga, così come le carriere. E tra queste quelle di tante mamme decidono di rimettersi in gioco

"Sì, ed è incredibile. Le loro carriere si sono allungate notevolmente. Io mi sono ritirata a 28 anni e già mi sentivo vecchia, giocare fino a 30 anni sembrava davvero strano mentre oggi proseguono fin oltre i trent'anni. Come donna a un certo punto vuoi avere dei figli, non vuoi perdere quest'occasione. Io non ci ho mai pensato per via del viaggiare con un bambino e di tutto quel che ne consegue, mi sarebbe sembrato di fare tutto nel modo sbagliato col rischio di sentirmi una pessima madre e di non restare concentrata sul tennis. Ma ora si direbbe che le cose invece funzionino, ci sono tante mamme sul circuito che hanno trovato il loro equilibrio e che sono anche più rilassate di rima ed è fantastico vederle così". 


In doppio ha giocato tre semifinali Grand Slam. Non le sembra che questa specialità stia perdendo un po' del suo appeal?

"Ne ho parlato con mio marito a lungo (Joshua Eagle, australiano ex n.11 del mondo di specialità nel 2001). Il modo in cui viene giocato è cambiato tanto rispetto al passato, e credo sia rimasto attraente per i tifosi perché è una specialità divertente. Io però non lo trovo più bello di come era vent'anni fa. Sul fronte femminile c'erano tante più specialiste, e così tra gli uomini. Oggi i singolaristi non lo giocano così tanto mentre per me era normale. Dipende dalla programmazione e da quanto si gioca. Se oggi Rene Stubbs avesse 25 o 30 anni e tornasse in campo vincerebbe di sicuro un Grand Slam. E lo stesso vale per i Woodies. Giocavano in modo diverso a come si gioca oggi, e io resto una grande fan di come questa specialità veniva giocata in passato".

Quest'anno la Wta ha deciso di assegnare le Finals all'Arabia Saudita, una decisione che nel circuito non ha trovato l'approvazione di tutti.

"La Wta ha fatto questa scelta per soldi, il paese ha offerto molto per portare le Finals lì. E' importante che si sappia dove si giochino, almeno questo, visto che l'anno scorso non lo si è saputo fino alla fine. Non saprei dire se le avrei giocate o meno, ma le cose stanno così. A loro la scelta. So che molte ex giocatrici si sono dichiarate contrarie, ma alla fine si tratta di sport. Io sono stata lì un paio di anni fa per un'esibizione e mi sono trovata bene. Ovvio, è un paese diverso ma è altrettanto chiaro che in futuro è destinato ad ospitare sempre più eventi sportivi". 

di SuperTennis   
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