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Alcaraz e Swiatek, cresciuti nel segno di Rafa

di SuperTennis   
Alcaraz e Swiatek, cresciuti nel segno di Rafa

Quando annuncia l’addio alla professione una leggenda dello sport come Rafael Nadal è normale che colleghi e sportivi vari decidano di spendere qualche minuto per ringraziarlo, provando a trasmettere – via social – una parte di ciò che la leggenda di Manacor ha significato nella loro vita. Uno come lui è stato importante per tantissimi, colleghi compresi. Da quelli del passato, stimolati a diventare sempre più forti (vedi Federer, per citare il più famoso), a quelli del presente, che un tempo lo ammiravano dalla tv sognando di poter ripetere almeno un dieci per cento delle sue gesta.

Impossibile, pensando ai campioni del tennis attuale, non individuarne due: Carlos Alcaraz, e non solo per questioni di nazionalità, e la numero uno WTA Iga Swiatek, da sempre super fan di Nadal. Se lei è diventata la regina della terra, vincendo quattro delle ultime cinque edizioni del Roland Garros, è anche merito degli stimoli arrivati da colui che del mattone tritato è stato il monarca assoluto per una ventina d’anni, iniziando a collezionare titoli a Parigi quando lei andava ancora all’asilo, col tennis che occupava lo spazio di un piccolo hobby. “Sei sempre stato e sei ancora la più grande ispirazione che io abbia mai avuto nel mondo del tennis – ha scritto la polacca –, nonché la ragione che mi ha permesso sempre di trovare le motivazioni e continuare a spingermi oltre i limiti”. Una testimonianza perfetta di quanto può essere importante uno come Rafa, per chi pratica il suo stesso sport e sogna di ricalcarne le orme, ma magari anche per chi nella vita fa tutt’altro e lo osserva dal divano, trovando nelle sua gesta e nella sua forza d’animo la spinta per risolvere un problema, una difficoltà, qualsiasi cosa.

Per rendersi conto di quanto l’abbia ammirato – e lo ammiri – la Swiatek basta andare a rivedere le foto o i video dei loro incontri pubblici, per eventi promozionali o magari quando l’uno lasciava il campo all’altra per un allenamento. Gli occhi della numero uno dicono tutto: stima, rispetto, quasi un filo di imbarazzo nel trovarselo di fronte. Anche negli anni in cui a vincere 4 partite su 5 era lei e non più lui. Perché la grandezza di certi sportivi non si misura solo da quanto vincano (e nel caso di Rafa ce ne sarebbe già a sufficienza) ma anche o soprattutto da ciò che riescono a lasciano ai posteri. Forse nessuno, da questo punto di vista, è stato migliore di lui.


In termini di eredità, vien da pensare che non sia un caso che fra le quattro nazioni ad aver prodotto uno dei Fab Four sia proprio la Spagna di Rafa ad aver già un altro fenomeno della racchetta pronto a raccoglierne il testimone, e non Svizzera, Serbia oppure Regno Unito. Anche gli altri tre sono stati dei fenomeni assoluti, ma nessuno ha avuto la capacità di ispirare la gente come e quanto Rafa.

Alcaraz ha iniziato col tennis quando Nadal era già Nadal: è cresciuto ammirandolo, ha deciso che avrebbe provato a fare il tennista proprio grazie a lui, è arrivato nel circuito quando lui ancora vinceva tutto o quasi, e ha pure fatto in tempo sia a batterlo sia a diventare suo partner in un evento di enorme prestigio come i Giochi Olimpici, peraltro in quel Roland Garros dove Rafa ha costruito buona parte della sua immortalità sportiva. In un certo senso, la carriera di Carlitos è sempre stata affiancata a quella del suo illustre predecessore, che decidendo di salutare tutti alle Davis Cup Finals gli ha pure regalato l’opportunità di condividerne il finale, col sogno che sia il più felice possibile.

Ma indipendentemente da come andrà, nell’Alcaraz di oggi c’è molto di Nadal: nel suo modo di far sembrare facile il difficile, in come sa spingere gli avversari a spostare il proprio limite sempre un po’ più in là (vedi l’effetto che fa su Sinner: quando si affrontano è sempre show), e anche nell’abitudine a non andare mai sopra le righe, rimanendo saldamente all’interno di certi canoni che al giorno d’oggi vengono superati molto, da molti. “Grazie Rafa – ha scritto Alcaraz – per essere un esempio a tutti i livelli, la tua eredità è irripetibile”. Vero, ma non significa che sia impossibile da raccogliere, almeno in parte. Soprattutto per lui e Iga Swiatek, cresciuti ammirandolo e già capaci di diventare – con le dovute proporzioni – i suoi successori, lui come trascinatore del movimento spagnolo e lei come nuova dominatrice su quella terra parigina che per vent’anni ha avuto un solo e unico padrone.

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