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Alla prima uscita con la corona, Halle ci mostra il campione-uomo che piace per un motivo in più

di SuperTennis   
Alla prima uscita con la corona, Halle ci mostra il campione-uomo che piace per un motivo in più

I social, a saperli maneggiare con cura, non sarebbero poi così negativi. Anzi. Possono fornire indicazioni preziose ed illuminanti. L’anno scorso, Jannik Sinner ha vinto il premio ATP per il “giocatore più amato dai fans”, facendo ingelosire - dopo vent’anni di dominio di re Roger - Nole I di Serbia, Novak Djokovic, all’epoca numero 1 per distacco della classifica ma mai del pubblico, figurarsi quello del web. Che segue (follower) ovunque e sbircia dal buco della serratura e da ogni angolazione per scoprirne i particolari più segreti, ancor di più sui personaggi pubblici, i campioni, analizzandoli dentro e fuori del campo di gara.

Cercandone il difetto, l’errore, la debolezze. Per sorridere poi fiero quando lo scopre umano, simile, vicino. Ma che accade quando a salire in cima alla scala della fama, dei denari e dell’attenzione è il ragazzo della porta accanto, il figlio, il fratello, l’amico ideale, che è rimasto uguale a prima ed è sempre spontaneo e diretto e sincero nelle sue reazioni? Ecco questo sta accadendo adesso con il Profeta dai capelli rossi, limpido ed evidente, senza scudi e barriere se non la sua semplicità da persona normale che vive esperienze straordinarie in virtù di qualità straordinarie.

EMBLEMA
Il riconoscimento dell’ATP a Sinner non dà punti, soldi o altri riconoscimenti tangibili, ma è una coccarda dal significato pesante: è il riconoscimento della capacità di penetrazione del beniamino nel cuore della gente, quello che supera la barriera del tifo e del campanilismo. Ecco perché ovunque giochi, con quel sorriso timido, il faccino smunto, l’espressione seria e rispettosa, mai un gesto inconsulto, mai un’imprecazione e quantomeno una protesta, Jannik, che è sceso dalle montagne per portare un verbo dimenticato come l’educazione, si fa comunque apprezzare, non solleva il coro degli anti, a prescindere, di pelle, d’istinto. Perché, dentro e fuori dal campo è il migliore, ancor prima della promozione del computer nella classifica agonistica dei tennisti professionisti ATP. 


E se poi, da numero 1, fa anche quelle due-tre cose da campione, salvataggi miracolosi, colpi a effetto, recuperi quando sembra avere l’acqua alla gola, come contro Griekspoor ad Halle, allora eccoci all’equazione perfetta. O quasi. Perché, per renderla tale mancavano gli osanna dei colleghi. Che fanno a gara a tesserne le lodi. Possibile?  

Possibile, abbiamo ascoltato gli elogi di Rublev, Tsitsipas, Medvedev ed Eubanks ed abbiamo pensato che quella era una delle partite più difficile da vincere per un numero 1. Al solito invidiato e imitato, ma più difficilmente amato dai colleghi.


The number one with that winning feeling ??@ATPHalle | #TerraWortmannOpen pic.twitter.com/gQbmHLAYFi

— ATP Tour (@atptour) June 18, 2024

DISCORSI
Ma poi c’è il Sinner parlato, quello che anche un attimo dopo aver finito la gara, col fiatone, sudato, con i flash back della battaglia che ancora gli si affollano nella testa, risetta tutto e con la sua incredibile serenità e limpidezza non dimentica mai di elogiare l’avversario e il pubblico. E si vede che è sincero, che non si nasconde, che non finge, anche per come si prodiga coi cacciatori di autografi e di selfie, per come è sempre disponibile soprattutto coi bambini. Così dev’essere un campione-uomo. Che pure l’avversario battuto saluta ridendoci su. Alla Bublik: “Tu non sei umano, sei un robot, così giovane hai una sforza mentale sorprendente che tanti non hanno”. O alla Griekspoor, prima di perderci per la quinta volta su 5: “Il prossimo torneo se c’è Jannik io non gioco”. O alla Haarhuis, il capitano olandese di Davis: “Dal momento in cui è atterrato Sinner a Malaga tutto è andato storto per noi”.

Ecco, questa è la similitudine più possibile ed eccitante che Sinner può vantare con Roger Federer, quella che non deve perdere mai. Perché anche Rafa è stato un numero 1 gentile e positivo, ma era più super eroe, con quei muscoli e quell’esplosività da Maciste, e Djokovic è stato il re despota, da rispettare e temere, con qualità atletiche fantascientifiche, a cominciare dall’elasticità. Jannik invece è straordinario nella sua semplicità, nel fisico normale ma ugualmente capace di fantastiche prestazioni, agonistiche, negli atteggiamenti carichi ma non strabordanti di adrenalina, come nelle reazioni mai rabbiose. Un campione più uomo che così ci piace per un motivo in più. Come ci sta dicendo Halle, alla prima uscita di re Artù che ha estratto la spada dalla roccia e si mostra orgoglioso con la corona dell’ATP Tour. Ed emerge dalla sfida contro Griekspoor, provato ma sorridente, felice come chi vive proprio della soddisfazione di essere in grado di superare le prove più difficili, senza mai protestare, mai urlare, mai andare fuori dalle righe.  L’esempio di cui avevamo bisogno. 

di SuperTennis   
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