Australian Open, i tre fattori della rinascita USA - VIDEO

Tommy Paul aveva il suo poster in camera, l'immagine di Andy Roddick che conquistava lo US Open 2003. Oggi, quasi vent'anni dopo, ha accostato il suo nome a quello dell'ultimo statunitense capace di diventare numero 1 del mondo. Paul è diventato infatti il primo giocatore USA in semifinale all'Australian Open dal 2009, quando ci arrivò per la quarta e ultima volta A-Rod.
Paul, virtualmente Top 20 per la prima volta in carriera, è il 45mo statunitense nell'era Open a raggiungere almeno una semifinale Slam in singolare maschile. Lo aspetta una sfida da brividi contro Novak Djokovic, che ha vinto gli ultimi undici set giocati lasciando in totale 27 game.
In ogni caso, l'Australian Open 2023 ha detto che il tennis maschile USA è in netta ascesa. Nei quarti, Paul ha vinto il derby contro il ventenne Ben Shelton, rivelazione del torneo, nella prima sfida tutta made in USA a questo punto di uno Slam dall'Australian Open 2007, quando Roddick superò Mardy Fish. In più, nei quarti era arrivato anche Sebastian Korda, che ha pagato contro Karen Khachanov un infortunio di cui ha iniziato a soffrire ad Adelaide dove ha comunque raggiunto la finale.
Tre statunitensi nei quarti di uno Slam non si vedevano dallo US Open del 2005. Eppure l'attenzione sui media non è altissima. Lo spiega Cristopher Clarey, prestigiosa firma del New York Times, all'inviato di SuperTennis a Melbourne Dario Castaldo.
"Per richiamare l'attenzione dei media servono risultati straordinari" ha detto, confermando quanto già sottolineato a Malaga da Taylor Fritz a proposito dello scarso spazio riservato negli Stati Uniti alla Coppa Davis. I risultati, comunque, si vedono. Da questo punto di vista, ha spiegato Clarey, "è stata cruciale la collaborazione fra la Federazione, la USTA, e i coach privati che ha aiutato la transizione al professionismo di ragazzi promettenti come Paul, Fritz e lo stesso Korda che ha beneficiato anche del supporto della famiglia".
Ha aiutato anche il legame che si è creato tra Fritz, Paul Frances Tiafoe e Reilly Opelka. "Sono molto amici fra di loro. Il loro rapporto, la loro rivalità, mi ricorda quella fra Jim Courier, Andre Agassi, Pete Sampras e Michael Chang. Certo, i quattro di oggi non hanno la loro stessa classifica, ma la dinamica del rapporto è lo stesso. E alle loro spalle poi salgono Nakashima, Korda che mettono una pressione positiva".
Infine, sottolinea Clarey, "i figli dei tennisti scelgono di giocare, e prima non succedeva: vedi korda, vedi shelton, ma penso anche a Brandon Holt, il figlio di Tracy Austin che sta facendo i primi passi, o al figlio di Lindsay Davenport che è un ottimo junior".