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Brazzaville: perché il Challenger coi numeri peggiori è un esempio per il Tour

di SuperTennis   
Brazzaville: perché il Challenger coi numeri peggiori è un esempio per il Tour

Si fa presto a fare dell'ironia, magari prendendo come spunto un'entry list che presenta come ultimo entrato direttamente nel main draw il ghanese Isaac Nortey, numero 2003 Atp. La verità è che il torneo Challenger 50 di Brazzaville, Repubblica del Congo, rappresenta già un successo per il solo fatto di trovarsi in calendario.

Il Congo è entrato nelle cronache tennistiche spesso, quest'anno, per un'altra ragione, legata alle origini di Giovanni Mpetshi Perricard, il nuovo Mister Ace francese che ha appena vinto il 500 di Basilea. Ma il fatto di organizzare un evento del circuito pro, e di farlo solo con le proprie forze, rappresenta un passo ben più importante se parliamo di rendere il tennis popolare in zone dell'Africa nelle quali, per chiari motivi di risorse, non è mai riuscito a trovare spazio.


Brazzaville – che peraltro deve il nome e la propria fondazione a un esploratore italiano, Pietro Savorgnan di Brazzà – aveva già ospitato quest'anno due eventi internazionali: un J30 (quindi riservato agli Under 18) nel mese di giugno, con successo del polacco Wiktor Jez, e ancora un Itf da 25 mila dollari tra luglio e agosto, con successo del portoghese Goncalo Oliveira.

Ma questo Challenger - 41 mila dollari di montepremi - è un ulteriore passo avanti, proposto da un'Accademia che già da un paio d'anni sta cercando di portare in Congo un luogo dove chi sogna un futuro nel tennis possa effettivamente trovare le risorse necessarie, senza per forza dover emigrare.


Si chiama, molto semplicemente, 'Academie de Tennis de Brazzaville', e – si legge sul loro sito web – vuole essere un centro di eccellenza dedicato alla promozione del tennis nella Repubblica del Congo.

Con tecnici preparati che hanno l'obiettivo di creare giocatori pronti per i tornei nazionali e – perché no – internazionali. Anche se oggi il Congo non può contare su alcun suo rappresentante con punti Atp. Ce ne sono invece diversi nel ranking Under 18, addirittura 14, tutti ragazzi.

Nell'Accademia oggi si allenano un'ottantina di promesse, che il Challenger lo prendono come un'ottima occasione di vedere da vicino ciò che vorrebbero essere.

E per loro, osservare il numero 500 o il numero 1000, invece del numero 100, non fa questa grande differenza. Molti si sono offerti di lavorare come ball boys, altri sono nell'organizzazione. Tutta, rigorosamente, fatta in casa. 


Un orgoglio per Brazzaville e per il Congo intero, tanto che alla cerimonia del sorteggio del Challenger 50 (gestita dal referee italiano Riccardo Ragazzini) c'era anche il ministro della gioventù e dello sport, Hugues Ngouelondele. Gli 8 campi in terra, a due passi dall'aeroporto internazionale, sono un vanto dell'intera regione e stanno creando un circolo virtuoso che ha spinto altre realtà – incluso il vicino Tennis Club – a migliorare la propria offerta.

Qualcosa che magari potrebbe non sembrare una priorità, in un Paese che si trova al 118° posto al mondo per pil pro-capite, ma che in realtà può rappresentare una spinta sociale. In tutta l'Africa, e ancora di più nell'Africa centrale, lo sport è uno strumento utile per sviluppare strutture, creare opportunità, connettersi col mondo.

Per questo, anche se sarà con ogni probabilità quello peggio frequentato della stagione se parliamo di classifiche dei protagonisti, il Challenger di Brazzaville meriterebbe di essere seguito come un Masters 1000. Oppure, come dice sui social un congolese magari non così legato alla realtà ma con ambizioni importanti, 'come un Atp 500, il torneo che il Congo un giorno potrà organizzare'.

di SuperTennis   
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