"Sicuramente la mia migliore prestazione nel torneo". Carlos Alcaraz si fa una carezza, esordendo così nella conferenza stampa seguita alla partita degli ottavi dominata contro Lorenzo Musetti. Una prestazione di altissimo profilo per il ragazzo di El Palmar, che non nasconde la propria soddisfazione per l'entrata (in grande stile) alla seconda settimana del Roland Garros.
"A volte mi piacerebbe rivedere certe giocate che faccio - aggiunge - e in effetti quando è possibile mi rivedo. Anche in campo, a volte, do un'occhiata ai maxischermi per gustarmi uno scambio di alto livello". Il gusto dello spettacolo, al fenomeno iberico, non manca. Così come l'orgoglio, persino su aspetti apparentemente poco significativi: "Quando vedo il mio avversario che gioca certi colpi a effetto (e Musetti ne ha fatti diversi, malgrado la sconfitta, ndr) non penso che devo prendere esempio da lui. Penso solamente di voler fare altrettanto. Anzi, penso che sarò io a dovermi prendere il merito per il colpo del match...".
C'è spazio anche per il tema della famiglia, dello staff. O meglio di tutto ciò che sta attorno ma che 'fa' il campione. Dalla conferenza stampa rilasciata da Carlos Alcaraz dopo la performance impeccabile contro Lorenzo Musetti, si capisce che per lo spagnolo non contano solo la velocità e la precisione dei colpi, ma anche la presenza della famiglia e degli amici, una delle chiavi del successo del numero 1 del mondo. “Frequento ancora molti degli amici d’infanzia. Quando ho del tempo libero e sono a casa, trascorro molto tempo insieme a loro. Tuttavia, essendo un tennista professionista, devo concentrarmi sugli allenamenti e sui tornei, le mie giornate sono scandite dal tennis e i tennisti non hanno molto tempo da dedicare al divertimento e alle distrazioni. Ma per me è molto importante trascorrere il tempo libero con gli amici di tutta una vita”.
“Kiko Navarro? Certo, è stato molto importante per me quando ero agli esordi, anche se ho cominciato a giocare a tennis con mio padre - ammette Carlos, rispondendo a una domanda su uno dei suoi primi allenatori - ma ho anche avuto un altro coach, Carlos Santos. Ho lavorato insieme a Kiko e a Carlos quando ero giovane. Entrambi sono stati molto importanti per me ma, a un certo punto, ho dovuto cambiare perché dovevo provare a migliorare. La persona che mi ha aiutato in questo percorso è stata Juan Carlos (Ferrero, ndr)”.
Alcaraz ribadisce, come già dichiarato in campo al microfono di Fabrice Santoro, quanto sia importante il ruolo del team, in campo e fuori: “Certamente, considero il mio team parte della mia famiglia. Mi piace stare con i miei amici e con i miei cari, con loro scherzo e andiamo in giro (non è mancata, infatti, la visita alla Tour Eiffel, ndr). Grazie a loro, trovo pace ed equilibrio durante il torneo, cosa fondamentale per me”.
Infine, uno sguardo a un possibile futuro da... rivale di Marcell Jacobs: "Faccio molti allenamenti di corsa veloce, sulla distanza dei 30 o 40 metri. Si tratta di un lavoro che mi aiuta parecchio, anche se non ho mai misurato i tempi, non ho idea di quanto possa essere il mio record. In definitiva, però, posso dire che sì, mi considero un atleta veloce".