"Basse aspettative e grandi speranze". Novak Djokovic si avvicina così al Roland Garros 2024. sarà il suo 32mo Slam da testa di serie numero 1, un record nell'era Open. Il serbo rriverà a 428 settimane complessive da numero 1 del mondo, ma deve arrivare almeno in semifinale per avere la possibilità di difendere la sua posizione da Jannik Sinner, che ha la concreta possibilità dopo il Roland Garros di diventare il primo italiano numero 1 del mondo.
"So di cosa sono capace. Soprattutto negli Slam riesco a giocare il mio tennis migliore, è questo l'obiettivo. Per quanto riguarda la stagione sul rosso vorrei raggiungere il mio livello più alto in questo torneo. L'anno scorso qui al Roland Garros ho giocato un torneo straordinario, spero di far bene. Certo, nei primi cinque mesi di questa stagione non sono andati bene, e questo ha un impatto su di me. Per questo penso giorno dopo giorno, cerco di raggiungere la condizione che mi può dare più chances di andare avanti nel torneo" ha detto in conferenza stampa a due giorni dal suo esordio nel secondo Slam stagionale".
Anche dopo le ultime sconfitte, come la semifinale persa a Ginevra contro Tomas Machac con i segni evidenti di un malessere allo stomaco, Djokovic non cambia approccio. "Ho sempre guardato avanti, alla prossima sfida, a cosa fare per essere migliore rispetto alla settimana precedente - ha detto -. E continuo ad avere questo spirito che non mi abbandonerà finché non smetterò di giocare. So condurre la mia vita da atleta professionista solo così".
Ma non basta per vincere uno Slam. Nessuno lo sa meglio di lui, che ne ha vinti più di chiunque altro. "Servono le giuste condizioni fisiche, mentali, tecniche, poi anche un po' di fortuna quando ti trovi a giocare contro i migliori del mondo - ha detto -. So esattamente cosa devo fare durante uno Slam, sono tornei completamente diversi dagli altri".
Forse mai come in questa stagione, in cui non ha ancora raggiunto una finale dopo averne giocata almeno una all'anno ininterrottamente dal 2006 al 2023, Djokovic sta mettendo alla prova la sua resilienza. "Serve a tutti nella vita, che ti mette davanti a sfide diverse - ha spiegato -. Da tennista, devi essere più abituato alle sconfitte che alle vittorie, perché nella maggior parte delle stagioni vinci meno della metà dei tornei che giochi. Perciò devi accettare la sensazione di fallire, di perdere nella maggior parte delle settimane, e adattarti. Devi affrontare anche gli infortuni, in una carriera lunga. Per fortuna non ne ho avuti tanti di gravi, ho avuto un problema iniziato nel 2016 e proseguito nel 2017 per cui sono stato fuori sei mesi e mi sono operato all'inizio del 2018. Quell'infortunio ha cambiato il mio movimento, la biomeccanica del servizio, ho dovuto adattare tutto il resto del mio tennis e sono finito fuori dai Top 20 e di fatto ripartire".
Nel corso della sua lunga carriera, ha spiegato, "in diverse situazioni ho dovuto ricominciare, nei primi anni ma anche più avanti, e sono riuscito a trovare il gioco giusto, l'approccio giusto. Alla fine credo di aver sperimentato alti e bassi e tante differenti situazioni nel circuito. Cercherò di far tesoro di queste esperienze, di usarle in modo positivo".