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Draper esalta il "modello" Italia: "È un paese che ama tantissimo il tennis"

di SuperTennis   
Draper esalta il 'modello' Italia: 'È un paese che ama tantissimo il tennis'

È successo anche al giovane Andy Murray, di essere accostato all’ultimo grande tennista britannico, Tim Henman. Ed è quasi naturale, per puro schema ricorrente, che la dinamica si ripeta anche ora che Jack Draper, n. 14 ATP, è nel suo miglior momento della sua carriera. Questa sera, il mancino classe 2001 giocherà il suo terzo quarto di finale in un Masters 1000, il primo ad Indian Wells, contro il pupillo di casa Ben Shelton (classe 2002 e n. 12). La sua strada come giocatore di alto livello è appena imboccata, eppure lo stesso Draper è conscio dell’eredità pesante che raccoglie con una “missione” ben precisa che lo ha portato ad inquadrare l’Italia come un modello da seguire in ambito tennistico.


Interrogato in conferenza su quali siano gli aspetti positivi e/o negativi della cultura tennistica in Gran Bretagna, il nativo di Sutton – che a settembre ha raggiunto la prima semifinale in un Major, allo US Open – è stato piuttosto chiaro: “Ovviamente abbiamo Wimbledon, che è uno degli eventi più importanti in tutto il mondo dello sport. Direi che per almeno tre settimane siamo tutti pazzi per il tennis. Credo che siamo stati fortunati ad avere Murray e altri giocatori che mi hanno ispirato”.

“Credo – ha però aggiunto – che non ci sia una grande cultura tennistica nel Regno Unito. L’Italia, la Francia e la Spagna amano il tennis, come nazioni, molto più di noi”. Un complimento che testimonia il circolo virtuoso italiano, dall’organizzazione alla fioritura di giocatori e giocatrici di alto livello capaci a loro volta di “fertilizzare” il terreno per le generazioni future.


Un punto, quest’ultimo, che responsabilizza moltissimo Draper: “Spero che con quello che succede sull’erba, con la mia presenza, quella di Emma (Raducanu, campionessa US Open 2021), e altri giocatori di alto livello che arriveranno, potremo davvero dare spettacolo e ispirare molta gente a giocare”.

Un discorso, e soprattutto un atteggiamento, da giocatore ambizioso e con la testa sulla spalle, che ha peraltro un ottimo rapporto anche con il n. 1 ATP Jannik Sinner. E chissà che non sia lui a guidare il “rinascimento” - o “revival”, per restare in tema - della cultura tennistica britannica nel prossimo futuro.

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