I numeri dell'erba: Berrettini in prima fila. E non solo col servizio

Quando inizia la stagione su erba, la domanda che ci poniamo è sempre la stessa: “Sarà questo l’anno buono per scoprire qualche nuovo specialista e poterne ammirare talento e spirito propositivo?”. I tempi cambiano, le superfici di gioco rallentano e l’esplosività sembra ormai l’aspetto chiave sul quale concentrarsi per costruire una grande carriera, anche sul verde. Come si sottolinea spesso, i numeri non dicono tutto ma raccontano tanto di chi è in grado di esprimersi al meglio sul tappeto verde più romantico che ci sia.
Il servizio è l’arma in più del terzo millennio ma occorre saperlo utilizzare bene. Analizzando le statistiche offerte dal sito ufficiale dell’ATP relative alle ultime 52 settimane, emerge un dato lapalissiano ma altrettanto impossibile da non sottolineare. L’altezza aiuta. In vetta, non a caso, c’è John Inser, che pur non essendo il migliore quanto a numero di ace e punti vinti con la prima, è il giocatore che più di tutti riesce a far fruttare al meglio questo indispensabile fondamentale.
Spicca la presenza dell’australiano Nick Kyrgios in sesta posizione, il più geniale e sregolato di tutti, che perde appena un turno di battuta ogni dieci. Ottava piazza per Rafa Nadal, una delle “seconde” più efficaci del circuito, preceduto dal nostro Matteo Berrettini. Il tennista romano, che su erba dal 2019 ha perso solamente con Roger Federer e Novak Djokovic, viaggia ad una media di quasi 15 ace a partita. Guardare, per credere.
A un gran servizio, però, occorre trovare delle efficaci contromisure. Una volta muniti di carta e penna, è ora di andare a lezione da tre veri e propri maestri della risposta: Novak Djokovic, Rafa Nadal e Andy Murray. Nel 2021 il serbo ha vinto per la sesta volta il torneo di Wimbledon, perdendo un set all’esordio (con il giovanissimo Draper) e uno in finale (con Matteo Berrettini).
In pochi sanno rispondere come lui e il 54,9% dei punti vinti sulle seconde degli avversari la dice lunga. Percentuali simili anche per il toro di Manacor, che in media riesce a convertire quasi una palla break su due.
Sir Andy Murray sui prati ha superato le 100 vittorie in carriera e la breve parentesi erbivora della passata stagione (due match al Queen’s e tre a Wimbledon) gli consente di confermarsi comunque come uno dei migliori ricevitori del tour (55,6% di punti vinti sulle seconde degli avversari e oltre il 40% di palle break convertite).
In vetta alle statistiche dell'ultimo anno, parlando solo di percentuali, troviamo però due sorprese e un azzurro: nell'ordine, gli spagnoli Alejandro Davidovich Fokina e Carlos Alcaraz, seguiti da Jannik Sinner.
Quante volte ci siamo ritrovati a riscontrare la freddezza dei grandi campioni nelle situazioni di difficoltà? C’è chi si affida a un ace e chi è costretto ad un miracoloso recupero, ma quando ci si trova sotto pressione non tutti riescono a dare il meglio. Anzi. I numeri parlano chiaro e anche in questo caso ci aiutano a fare chiarezza.
Sul gradino più basso del podio degli “Under Pressure Leaders” c’è ancora il numero 1 azzurro, Matteo Berrettini. 29 vittorie su erba in 35 partite disputate non sono un caso, così come il 75% dei tie-break vinti con glaciale freddezza. Di palle break Matteo ne concede poche e, statistiche alla mano, le annulla tutte o quasi (circa 8 su 10). A fare compagnia al fresco vincitore del torneo di Stoccarda c’è un mostro sacro come Novak Djokovic, che quanto a palle break salvate o a tie-break determinanti portati a casa ha esperienza da vendere. In testa, a sorpresa, c'è Borna Coric.
Se parliamo di scuole erbivore, quella australiana è da sempre una delle più floride e vincenti su questa superficie. Da Rod Laver, il più forte di tutti, a John Newcombe, il “baffo” che ha segnato l’era dei quindici trionfi in Coppa Davis. E poi ancora Ken Rosewall, Patrick Rafter e Lleyton Hewitt, in grado addirittura di vincere su cinque erbe diverse (Wimbledon, Queen’s, ‘s-Hertogenbosch, Halle e Newport).
Quei tempi sono ormai lontani ma quando arriva il momento dei prati, eccoli tornare a volteggiare sul verde. Lasciando da parte Kyrgios, nella leaderboards ATP non mancano nomi curiosi, protagonisti inattesi abituati il più delle volte a barcamenarsi nel circuito Challenger. C’è Matthew Ebden, che qualche anno fa lasciò le briciole a Wimbledon all’allora numero 9, David Goffin. Con lui anche Marc Polmans, Max Purcell, già due volte finalista in doppio agli Australian Open, e Alex Bolt, ora fuori dai primi 200 ma sempre insidioso. Senza dimenticare De Minaur e Popyrin, un po' più indietro nelle statistiche, più avanti nelle aspettative.