Il nuovo Tsitsipas somiglia a… Sampras. Quasi perfetto, umile e umano!

Ci eravamo dimenticati quanto fosse forte Stefanos Tsitsipas. Anzi, forse non l’avevamo mai visto così forte, deciso, concentrato e continuo. Il dio greco del tennis ha infatti il vizietto di distrarsi, forse perché ha troppe opzioni - come il primo Roger Federer -, forse perché è viziato dal talento, forse perché non è così appassionato e determinato, o forse perché ha preso botte tremende che gli hanno fiaccato orgoglio e velleità di grandezza (l’ultima la finale dell’ultimo Roland Garros persa da due set a zero contro Djokovic), non ultima l’operazione al gomito.
Di certo, non è una sorpresa che giochi benissimo a tennis e che offra una prova maiuscola dal profumo di Pete Sampras, per velocità ed efficacia vicine alla perfezione. Non è nemmeno una sorpresa che si esprima ad alto livello negli Slam e che lo faccia sul cemento dell’estate australiana, tanto prossima con quella luce, quei colori e quell’entusiasmo della gente alla sua Grecia, e per di più palpitante di orgoglioso amore da parte dei figli dei figli degli immigrati della sua terra.
Questa, infatti, è terza volta che supera i quarti a Melbourne, più che negli altri Majors. Ma è anche la prima in cui è arrabbiato: perché a tratti è costretto a giocare quasi tutti i colpi di diritto per non rischiare il rovescio a una mano e, lui che era il favorito numero numero 1 alla successione dei Fab Four è ora passato in seconda fila, dietro gli altri ex fenomeni Next Gen, Medvedev e Zverev.
SAGGEZZA
Il nuovo Tsitsipas sembra un vecchio saggio perché le esperienze sul campo da tennis valgono doppio, anche se in realtà ha solo 23 anni: “Sai com’è quando stai danzando e stai bene, tendi a glorificare te stesso, come se fossi intoccabile. Per rimanere coi piedi sulla terra è importante ricordare a te stesso che sei un essere umano che mira a qualcosa fantastico, e sei diretto in quella direzione e stai facendo tutto il possibile per raggiungere la grandezza. La perfezione non esiste ma è vicina alla perfezione”.
Chi esprime pensieri così è stato colpito, ha sofferto, è caduto e si è rialzato: “Gli infortuni mi hanno insegnato molte cose. Le mie ferite mi hanno insegnato ad aspettare, ad essere paziente e a prepararmi meglio, prenditi il tempo per riflettere e prenditi il tempo per riconsiderare certe cose della vita. Da Essere privilegiato, magari sottovaluti la situazione di poter tornare ad allenarti ogni singolo giorno con delle, persone che si prendono cura di te. L’umiltà nasce dalla vita di tutti i giorni, e a non pensare a te stesso come qualcosa di più, che sta al di sopra di tutti gli altri, perché siamo tutti uguali”.
GRAZIE, GRAZIE
Ringraziare la vita per quello che ci dà di bello tutti i giorni, a cominciare dalla salute, è un bell’inizio per un dio come Stefanos, da sempre viziato da tutti. Del resto appena si è operato, ha postato per i social: “Le cose spesso diventano più difficili prima di diventare più facili, ma con ogni lotta abbiamo l’opportunità di creare la nostra storia unica. Alcuni giorni la vita è tutta incentrata sui tuoi sogni, speranze e visioni per il futuro. Ci sono anche giorni in cui la vita consiste solo nel mettere un piede davanti all’altro e anche questo va bene. A tutti i fan, grazie per il vostro continuo supporto e incoraggiamento. Sono concentrato su un futuro più sano e più felice. Prossima tappa: pre-season a Dubai tra due settimane e poi non vedo l’ora di andare in Australia”.
E, dopo la partita perfetta, o quasi, come direbbe lui, contro Sinner, sul campo di Melbourne, ha ringraziato pubblicamente il chirurgo che l’ha operato in Svizzera: “Il dottor Frank mi ha parlato dell’esperienza che ha avuto con altri giocatori che ha curato e si è sorpreso che il mio processo di guarigione è stato più veloce di quanto si aspettasse. Non so che intenzioni avesse nel dirmelo, probabilmente mi ha dato una spinta in più. Era umile”.
E un campione può dire di esserlo, può esserlo intimamente, ma non può mostrarlo di certo all’avversario. Mai che mai sul campo da tennis in uno sport iper-individuale come il tennis. Che ti regala sconfitte brucianti ma anche sensazioni irripetibili. Come dice lui: “Ora come ora sono in the zone”. Che è quella bolla celestiale nella quale ti senti fortissimo e ti riesce tutto. “Non ho in programma di uscirne a breve”. Anche se il tennis è lo sport dell’imprevedibile “dove può sempre succedere di tutto”. E non puoi dimenticare nessun particolare, figurarsi il gomito operato: “Oltretutto ricevo messaggi ogni giorno dal dottor Frank, quindi quel ricordo è sempre nella parte posteriore della mia mente, da qualche parte. Entrando nella partita cerchi di ottenere il meglio del tuo gioco. Non pensi, non cerchi di prevedere cosa accadrà. Sei concentrato set per set. Cerchi di avvicinarti il più possibile alla conquista di ogni singolo set. Non sai mai cosa otterrai. Ogni partita è diversa, e devi essere preparato per ogni battaglia, non importa cosa farà il tuo avversario e che cosa porterà sul campo”.
Almeno stavolta non ha avuto sorprese da parte di Jannik Sinner: “Sapevo che avrei trovato un Jannik che aveva fame e che vuole mostrare il suo meglio. Vedendo i suoi precedenti incontri sembrava davvero in forma, capace di dare il 100% in ogni singola partita. Sono stato felice di tirare fuori il meglio anch’io, ho cercato di portare il mio livello più in alto possibile, perché sapevo che dovevo offrire quel tipo di standard fin dall’inizio”.
Ecco il nuovo Tsitsipas, umile e concentrato, fino al prossimo test, e alla prossima sfida con la grandezza. “Il sogno” che, ahilui, divide con tanti altri.