L'Italia di Davis? Il miglior frutto del sistema

L'Italia di Davis vista da vicino. Anzi, da dentro. Da chi, in questi anni, ha contribuito a costruire quel Sistema Italia di cui è diretto discendente questo gruppo, unito come mai prima. Ascoltare Michelangelo Dell'Edera – direttore dell'ISF Roberto Lombardi – parlare dei singoli elementi che lo compongono dà la perfetta dimensione di come nessuno sia al di sopra degli altri. Di come ci sia tanta qualità, ma anche condivisione. Un segreto che proviene da anni di lavoro comune, durante i quali tutti hanno remato in un'unica direzione.
SIMONE BOLELLI, L'AGO DELLA BILANCIA
“Questa squadra – sottolinea Dell'Edera – è un mix tra giovani e meno giovani. Prendiamo Simone Bolelli, che con i suoi 37 anni è il veterano: è una persona di un altruismo e di un'umiltà incredibili, doti che ha sempre mostrato nella sua carriera. Oggi riesce a esprimersi in modo straordinario in doppio, e viene persino un po' di rammarico per gli infortuni e le difficoltà che hanno punteggiato la sua carriera di singolarista".
“Simone si mette a disposizione di tutto il team e supporta alla perfezione Fabio Fognini in doppio, in questa strana coppia fatta di caratteri diversi che però si completano alla perfezione. È a disposizione anche dei giovani, Bolelli: parla con tutti, con giocatori e coach. Riesce a stare vicino a Matteo Berrettini, a Lorenzo Sonego, a chiunque. È un po' l'ago della bilancia e fa la differenza, negli spogliatoi e sul campo, in allenamento e in partita”.
LORENZO MUSETTI, L'ENTUSIASTA
Poi c'è lui, l'artista. Lorenzo Musetti che incarna la bellezza del tennis in ogni suo gesto, ma che in Davis si dimostra anche persona matura. “È l'entusiasta del gruppo, porta energia negli spogliatoi. Sta maturando notevolmente ed è sempre più consapevole dei suoi mezzi. Dà ritmo alla squadra anche con la musica, che mette in ogni contesto. Preferisce musica italiana più rock, più ritmata”.
“Due cose da evidenziare, su Musetti. La prima: Lorenzo non è più proiettato sul risultato ma sulla propria crescita. Simone Tartarini sta lavorando in modo che le sue performance siano sempre migliori. Insieme, riescono a trovare sintonia per un miglioramento strategico nella gestione del match. L'analisi di Lorenzo, in questo modo, è sempre meno condizionata dal risultato e questo gli consentirà di crescere ulteriormente. Perché salire al vertice è questione di particolari, compresi quelli relativi alla maturazione personale”.
JANNIK SINNER, LEADER DISCRETO
Lo stesso discorso che si fa per Musetti, si può fare per Jannik Sinner. Che a Malaga non c'è, ma che il suo contributo quest'anno lo ha dato eccome. “A Bratislava, Jannik rispose a una domanda sul perché ci fosse tanta attenzione su Musetti e così poca su di lui. Rispose che era perché Lorenzo in quel momento se lo meritava, avendo vinto un match straordinario e decisivo. In questo fantastico gruppo non ci sono primedonne, ci sono tanti leader che però si sostengono l'un l'altro, non fanno pesare il loro ruolo. C'è un rispetto reciproco che porta a enfatizzare il ruolo del compagno piuttosto che il proprio. Tutti hanno a fuoco un obiettivo comune: vincere la Davis e fare la storia del loro Paese".
LORENZO SONEGO E FABIO FOGNINI
“Lorenzo Sonego – prosegue Dell'Edera – assomiglia tanto alla sua squadra del cuore, il Torino. Ha cuore da vendere, ha bisogno del tifo, della fiducia del team e dei compagni. Contro gli Stati Uniti è stato determinante proprio questo aspetto”.
“Fabio Fognini è un talento immenso, che fa ancora delle cose incredibili ed è più disciplinato oggi rispetto a qualche anno fa. È sempre a disposizione della squadra, sia che debba giocare il singolare, sia che debba esibirsi in doppio, perché è un agonista nato non solo nel tennis ma in tutto ciò che fa”.
MATTEO BERRETTINI, ORGOGLIO NAZIONALE
“Matteo ha dato un segnale straordinario di attaccamento alla maglia azzurra. In India, quando fece il suo esordio, disse di essere felice di rappresentare tutto il tennis italiano. Si vedeva che era orgoglioso di questa maglia: se Filippo Volandri glielo chiedesse, lui probabilmente scenderebbe in campo anche subito, ma dopo un infortunio e un recupero lungo è difficile essere al cento per cento. Averlo accanto in panchina, in ogni caso, è qualcosa di prezioso per tutti i compagni”.
IL 'CONDOTTIERO' VOLANDRI E LO STAFF
In panchina, il ct Filippo Volandri sta dimostrando giorno dopo giorno, match dopo match, di essere l'uomo giusto in quel ruolo così delicato. Diplomatico e deciso, emozionato ma anche freddo quando serve. “Filippo è il condottiero della squadra, sta vivendo l'esperienza della Davis dosando bene le emozioni. Quando sei troppo preso dalla pressione a volte puoi sbagliare, lui invece riesce a osservare tutto con grande esperienza e sangue freddo, mettendo tutti nelle condizioni di sentirsi importanti. Una qualità fondamentale”.
“Proseguiamo con Umberto Rianna: ha un'esperienza internazionale incredibile ed è un punto di riferimento per tutti i giocatori. Ma la differenza la fanno anche gli allenatori dei ragazzi che sono qui. Discutiamo ogni giorno di strategie e di tutto ciò che ruota attorno alle partite, un processo di confronto costante che prima non si era mai visto. E ancora: lo staff medico è attento ai particolari, Stefano Barsacchi (preparatore fisico, ndr) riesce a curare in modo differente diverse tipologie di giocatori, con esigenze specifiche per ognuno di loro. E non dimentichiamo la parte mentale. Lorenzo Beltrame e Danilo De Gasperi si dividono i compiti: il secondo va più verso la cura della persona, mentre il primo punta sull'ottimizzazione della performance. Due binari paralleli ma che poi convergono verso il medesimo obiettivo. In sostanza, è una squadra meravigliosa, con Jambo Melis come incordatore, sempre attento ai minimi particolari, con la tensione che deve essere adeguata alla superficie, alle caratteristiche degli avversari, alle palline. Un lavoro certosino”.
QUEL SOGNO DI BAMBINO
Fin qui, gli altri. Ma Michelangelo Dell'Edera, che col suo lavoro ha contribuito a creare tutto questo, come vive la presenza come team manager degli azzurri? “Sto vivendo il sogno – spiega con grande onestà il direttore dell'ISF – che avevo da bambino. Come tutti i ragazzi ho sognato la Davis e la maglia azzurra. Ricordo come fosse ieri quando guardavo la tv in bianco e nero, e con papà ci preparavamo a gustarci la finale del '76 in Cile. Anche se non ci sono arrivato da giocatore, essere adesso nel team e poter dare energia, mettere insieme tutte queste componenti che abbiamo a disposizione, è un grande motivo di orgoglio, dà una carica straordinaria. Ed è un messaggio al movimento: un riferimento dell'ISF che collabora col vertice del tennis italiano è la dimostrazione che il processo è unico, il sistema è unico. Siamo anche riusciti a coinvolgere un gruppo di tifosi, una simpatica macchia azzurra (con tanto di tamburi, ndr) che ci sostiene nei momenti importanti. Piccoli grandi particolari che in partite equilibrate fanno la differenza”.
Oltre alla Davis, ci sono i tornei individuali, ma questa esperienza di gruppo tornerà utile anche lì: “Ognuno - chiude Dell'Edera - vivrà questa esperienza imparando a conoscersi meglio: condividiamo lo stesso hotel, la transportation, tutto: così parliamo dei tornei, delle rispettive programmazioni. È un gruppo sempre più numeroso, anche se siamo senza Jannik e con Matteo a mezzo servizio. Ma sono assenze che non pesano perché c'è un sistema. Questo è il processo che ha aiutato il tennis italiano in questi ultimi tre lustri. I Passaro, gli Arnaldi e i Nardi, e tutti gli altri giovani che arriveranno saranno la continuazione di questo progetto che è declinato costantemente al futuro”.