La motivazione infinita di Nole: “Quest’anno ne ho ancora di più”

Erano in pochi a dare ad Andrey Rublev alcune chance di battere Novak Djokovic, ma era lecito credere che l’unica sfida fra top-10 dei quarti di finale potesse regalare un po’ di pathos. Invece, il serbo ha dominato proponendo la versione dei giorni migliori, si è preso l’ennesima semifinale (diventando l’unico ad averne raggiunte almeno dieci in tutti i quattro tornei del Grande Slam) e sembra sempre più lanciato verso la conquista del decimo Australian Open, che gli permetterebbe di agganciare Nadal a quota 22 Slam.
“Vincere in tre set gli ultimi due match – ha detto –, dominando contro due ottimi avversari che stanno attraversando un buon periodo di forma, serve a mandare un messaggio ai miei rivali rimasti in corsa. Era ciò di cui avevo bisogno. Giocare a questo livello fa salire la fiducia. In campo mi sento bene, sempre meglio di partita in partita. Ho vissuto questa situazione tantissime volte nella mia carriera e a Melbourne non ho mai perso una semifinale. Mi auguro possa rimanere così. La motivazione non mi è mai mancata, ma quest’anno c’è qualcosa in più: sarà per l’infortunio, per ciò che è successo lo scorso anno. Ho davvero una gran voglia di fare bene. Mi a qui è andato tutto alla perfezione”.
“Non ho mai affrontato Paul – ha continuato il serbo – ma so come gioca. È nel circuito da un po’ e l’ho osservato, specialmente in questo torneo. Sta probabilmente giocando il miglior tennis della sua vita. È un giocatore dinamico, dal tennis esplosivo. Ha un rovescio molto solito e ama mettere i piedi dentro il campo per dettare il gioco col diritto. Ha un’ottima fluidità al servizio, riesce a essere efficace con tutte le soluzioni. Ha un allenatore impegnato nel circuito da anni, con ottimi giocatori. È alla sua prima semifinale Slam, quindi non ha molto da perdere. Sono sicuro che saprà esprimere il suo miglior tennis”.
“Come descriverei il tennis dei nordamericani? Un gioco basato su un servizio potente e preciso, e su uno stile aggressivo, alla ricerca della rete. Va detto che alcuni dei più grandi campioni del nostro sport arrivati dagli Stati Uniti, come McEnroe, Sampras o Afassi, avevano tutti uno stile diverso. Agassi è stato probabilmente il primo dopo Borg a scendere a rete meno degli altri in un’epoca nella quale era il serve&volley a farla da padrone. Oggi il tennis è cambiato, grazie a tecnologia, racchette, corde, palline e rapidità delle superfici. Non così tanti anni fa tre Slam su quattro si giocavano sull’erba, mentre oggi siamo nell’epoca delle scivolate, del tennis da fondo campo. Ma è positivo che ci siano ancora giocatori dal tennis vario, così da offrire al pubblico differenti stili di gioco”.
TOMMY PAUL
“Non è stato il miglior match di sempre, ma ho giocato la partita che dovevo giocare. Lui serve alla grande: il primo obiettivo era mettere in campo il maggior numero di risposte possibile. Sono davvero felice: è fico essere in semifinale in un torneo del Grande Slam, ancora di più per il fatto che dovrò affrontare Djokovic. È contro di lui che volevo giocare. Magari avrei avuto più chance contro Rublev, ma affrontare Novak in Australia sarà incredibile. Lui qui ha una grande storia: sarà una sfida complicata. Ma sto giocando il mio miglior tennis”.
“Ogni giovane ha il suo percorso. Io e Fritz ci siamo affrontati spesso in match importanti da juniores, poi lui è riuscito in fretta ad affermarsi fra i professionisti e da lì in poi è sempre migliorato. Opelka ha avuto un percorso diverso, Tiafoe un altro. Il mio è stato il più lento di questi, ma negli ultimi quattro anni della mia carriera sono comunque gradualmente migliorato, a piccoli passi. Mi auguro che il 2023 possa essere la stagione giusta per compiere un grande passo e arrivare nei primi 15, nei primi 10. È lì che voglio stare”.
“Per il tennis americano è un momento importante. È da quando abbiamo 14 anni che sentiamo i coach ripeterci che c’è bisogno di nuovi giocatori di alto livello: è come se ormai fosse inciso dentro alla mia mente. Tutti puntiamo a fare grandi cose. Tiafoe è andato vicinissimo alla finale dello Us Open, e chissà cosa sarebbe successo se fosse riuscito a superare la semifinale. Tutti desideriamo tanto vincere uno di questi grandi tornei, sia per noi stessi sia per il tennis statunitense”.
ARYNA SABALENKA
“Rispetto ad altre volte, oggi nei momenti delicati ho provato a tenere un approccio differente. Prima, su una palla break per la mia avversaria, cercavo l’ace o mi prendevo un rischio per cercare di uscire rapidamente dalla situazione difficile. Oggi, invece, parto dal presupposto che i momenti difficili ci sono e ci saranno, vanno affrontati senza paura. Cerco di osservare la situazione dall’alto: se mi trovo avanti di un break, restituirlo non è la fine del mondo. Un approccio che mi aiuta a rilassarmi”.
“Rispetto alle tre semifinali Slam perse in passato, stavolta mi sento un po’ diversa. In quelle occasioni non sono mai riuscita a rimanere tranquilla: la mia enorme voglia di vincere si è trasformata in fretta e nervosismo, in alti e bassi che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio. Ora invece in campo riesco a essere più calma: credo davvero che sia l’ultimo passaggio che mi manca per poter arrivare al top. La semifinale sarà un bel test, per capire se riuscirò a comportarmi allo stesso modo anche nei momenti davvero importanti. Cosa che in altre occasioni non mi è riuscita”.
“Una finale tutta bielorussa? Mi piacerebbe. Farò il possibile perché accada e so che Vika farà lo stesso. Sarebbe un pezzo di storia, qualcosa di incredibile per noi e il tennis nel nostro paese. Aiuterebbe tanti ragazzini a capire di poter fare bene in questo sport e di poter diventare dei top player”.
MAGDA LINETTE
“Mi ha aiutato l’aver accumulato molta esperienza nel giocare su certi campi: praticamente in tutti i tornei del Grande Slam mi era già capitato di affrontare delle grandissime giocatrici, sui campi principali. Quindi diciamo che non era niente di nuovo, se non per il fatto che ora ci troviamo molto più avanti nel torneo. Contro Karolina (Pliskova, ndr), per esempio, mi era capitato di giocare già due volte allo Us Open. È stato qualcosa di normale”.
“Ciò di cui vado più fiera è il percorso che mi ha condotto verso questo risultato. Sono passata da tanti momenti difficili e da tante sconfitte dure da digerire. Lo scorso anno sono tornata a giocare i tornei 125 e non sempre è andata bene. Anche se mi sembrava di giocare bene e sentivo che il percorso era quello giusto. Questa semifinale è una grande ricompensa per me e per il mio team: i momenti difficili sono serviti a spronarci a fare ancora meglio, e questo è il risultato”.
“La scorsa sfida contro la Sabalenka è stata alle precedenti Olimpiadi: posso solo fare meglio, visto che è impossibile fare peggio rispetto ad allora (perse 6-2 6-1, ndr). Mi aspetto una sua versione un po’ più solida rispetto a quella che cerca il vincente a ogni palla. Cercherò di portare avanti la stessa strategia che ha funzionato sin qui: provando a essere solida, a rispondere bene e a difendere il mio servizio. Nelle ultime due sfide ha funzionato bene, peraltro contro avversarie dalle caratteristiche simili alle sue”.