La regina cinese contro la regina del sorriso: potenza contro velocità. Decidono servizio e risposta
Intanto non è una persona qualsiasi. Zheng Qinwen, la prossima, decisiva, avversaria di Jasmine Paolini verso le semifinali del Masters di Riad, è elegante, fiera, bella. Una protagonista, altera, che sia nota con la sua classe naturale, una regina, “Queenwen”, come l’hanno soprannominata i fans. Più alta della norma, 1.78, in Cina, e molto più sicura e spigliata nell’esprimere la sua personalità di tutte le altre tenniste di sempre del paese e anche di molti atleti di altre discipline.
Con l'entusiasmo dei 22 anni, della forza veloce, dei decisivi progressi tecno-tattici e dei successi tennistici che sono arrivati presto e sono diventati sempre più inarrestabili, ricalcando le orme della mitica pioniera delle racchette cinesi, Li Na, e poi superandola, coi 50 match vinti quest’anno (17 ko) - record nazionale - e con la qualificazione alle WTA Finals (come Li 2011- 2013). Fino a promuovere la ragazza di Shiyan (Hubei) che ora è ad un solo match vinto per entrare nelle top 4, dopo aver battuto quest’anno 4 top ten. E così guardare sempre più da vicino il suo idolo che arrivò al numero 2 con due titoli Slam. Mentre Zheng la finale di gennaio degli Australian Open contro Aryna Sabalenka l’ha persa, ma ha vinto lo storico oro olimpico di Parigi.
PERSONALITA’
Dopo aver battuto Elena Rybakina all’esordio a Riad, la regina cinese ha chiesto scusa al pubblico per averlo zittito: “Non gridate”. I media nazionali hanno rilanciato subito la favola olimpica e le prime dichiarazioni di allora della eroina del tennis: “Mi sento come se finalmente potessi dire alla mia famiglia, a mio padre: 'Vieni', perché ho appena fatto la storia”.
E tutte le altre esternazioni di quel simbolo così positivo, anche a Riad: “Ero lì con il mio preparatore atletico a fare un po' di fitness e penso: 'Dov’è la mia squadra? Oh ok, stanno facendo una foto con Neymar! E’ un calciatore incredibile, la mia squadra è più interessata a lui invece che guardarmi mentre faccio fitness'”.
Con le rivelazioni personali sulla lavagnetta che la Wta ha dato alle 8 star di Riad: “Chi mi fa ridere? Il mio fisioterapista e il mio coach”. Che caramelle preferisco? “Non mi piacciono le caramelle”. Che mangerò finita la stagione? “Mangerò tanto cibo e tanto buon cibo”. Per far felici i tifosi di Zheng che non saranno ancora i 23 milioni dell’oro olimpico, ma sono sicuramente tanti e trainanti sempre più il tennis in patria più di quanto non riuscì Li Na. Che era simpatica e alternativa, mentre Queenwen è davvero alla pari delle protagoniste occidentali.
POTENZA
All’Olimpiade, Zheng ci è arrivata sulla spinta emotiva del successo di Palermo. Ed è stata uno schiacciasassi. Al di là del 6-0 6-0 che ha inflitto a Sara Errani, nel terzo turno, dopo aver superato l’emergente Emma Navarro, si è sentita apostrofare dall’americana: “Non la rispetto come avversaria, affronta le cose in modo piuttosto spietato”. Con la cinese che ha risposto senza esitazioni: “Non lo considero un attacco, perché ha perso la partita”.
Poi ha mandato in pensione l’ex numero 1, Angelique Kerber, quindi, dopo 6 ko su 6 sfide, ha interrotto il tabù contro la numero 1 dell’epoca, Iga Swiatek, 4 volte regina del Roland-Garros e stra-favorita sugli stessi campi, “con pura determinazione e desiderio di onorare il mio Paese”, conquistando infine lo storico oro contro Donna Vekic. Queenwen picchia duro, è una bellissima atleta che si muove benissimo sul campo, cerca la soluzione di forza, soprattutto con l’uno-due, servizio-dritto, e sta lavorando molto sulla psiche. Sulle motivazioni. Sulla continuità.
EVOLUZIONE
Dopo l’impresa di Parigi non poteva crollare come dopo la finale di Melbourne contro Sabalenka., quand’era sparita dal radar del WTA Tour nei tornei successivi. Agli US Open voleva reagire e ha reagito. Anche se in finale è stata ancora sopraffatta dal match allo specchio contro Sabalenka, ha recuperato la prima di servizio, mettendo giù addirittura 20 ace contro Erika Andreeva, anche se la seconda rimane il Tallone d’Achille. Ma da quel momento, ha tenuto la barra alta: semifinale a Pechino cedendo al talento di Muchova, finale a Wuhan arrendendosi ancora a Sabalenka, ma al terzo set, successo a Tokyo.
Un filotto che ha riportato indietro nel tempo, a quando a 11 anni, vide Li Na conquistare il secondo Slam, agli Australian Open 2014: “In quel momento pianto dentro di me il seme di un sogno”. Quando, però, la ragazza soffrì di solitudine all’accademia di Wuhan, 400 chilometri lontana da casa, dove l’aveva portata papà per migliorare il suo tennis, lasciandola lì per anni. Un sistema che si è evoluto, col tempo, grazie ai successi di “La sorella maggiore di Na”, come la chiamano le eredi, diventando il progetto “volare da solo”, con l’atleta che si gestisce da solo grazie a una sovvenzione governativa che dovrà restituire. Fino addirittura a trasferirsi all’estero, come Zheng a Barcellona, per assecondare al meglio le proprie ambizioni.
PRECEDENTI
Jasmine, la regina del sorriso, italiana e mondiale, arriva da favorita alla sfida diretta con Zheng che decide la promozione alle semifinali con le migliori 8 del mondo della stagione a Riad. Favorita della sua esaltante stagione, dal numero 4 del mondo, dalla migliore gestione dei momenti della partita. Ma certamente non dai precedenti, avendo perso tre volte su tre contro l’atletica cinese e in tempi recenti. Il primo confronto, l’anno scorso nella finale sulla terra di Palermo, è stato già emblematico, con tre set altalenanti, quando l’equilibrio fra le due era completamente differente: la cinese era 26 del mondo e la toscana appena 52, la cinese era già esplosa, mentre la toscana era ancora nel pieno del suo apprendistato, anche con l’apporto di Sara Errani in doppio, con tanti piccoli suggerimenti decisivi anche in singolare.
Nella crescita di “Jas” che coach Renzo Furlan stava approntando c’era il fattore-cemento, la superficie sulla quale la Paolini è migliorata considerevolmente, rinforzando servizio, dritto, variazioni e spinta offensiva. Ma anche i grandi progressi sono stati vanificati nello scontro di Zhengzhou di metà ottobre contro Qinwen, con un netto 6-2 6-3 in semifinale. Progressi che si sono visti quest’anno nei quarti di Wuhan dove però la cinese ha avuto ancora la meglio per 6-2 3-6 6-3. Rimandando l’appuntamento al match di Riad dove sarà fondamentale il sangue freddo, “giocare meglio i punti importanti”, come non è riuscito alla volitiva Paolini contro Sabalenka, e ma soprattutto, primeggiare nei colpi d’inizio scambio, servizio-risposta, per conquistare campo ed iniziativa. Con la pressione che sarà più sulle spalle di Queenwen, forse molto molto di più di “nuova Li Na”..