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Sinner è Re e ora anche Maestro. Vince le Finals sbriciolando record e avversari. Ora la Davis

L’azzurro si libera di Fritz in due set. I due break al settimo game del primo set e al quinto del secondo. Una partita mai in discussione

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

“Ale-ole-ole-ale- Sinner-Sinner”… Sara difficile se non impossible dimenticare quell’ultimo dritto incrociato che Sinner ha colpito con i piedi in aria dall’alto in basso e che Fritz non ha saputo arginare, la gioia dei 14 mila della In Alpi Arena e la soddisfazione di altri milioni collegati con la tv, i brividi che ieri alle 19 e 38 questo ragazzo dai capelli rossi e il capellino in testa ha regato all’Italia non solo del tennis. E’ stata una partita perfetta, durata un’ora e 24 minuti, mai in discussione, chiusa in due set (6-4/6-4) decisa con due break al settimo game del primo set e nel quinto del secondo.

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Un partita giocata come i due sanno fare, con servizi arrivati fino a 227 km/h (di Fritz) e grandi sbracciate da fondo campo che l’azzurro ha risolto con i suoi angoli, le sue accelerazioni e graziose smorzate che sono, con il rovescio in back, la sua ultima conquista. Fritz ha fatto un game non meno rispetto al turno del round Robin (perso 6-476-4) e la superiorità atletica e tattica dell’azzurro non hanno mai creato neppure un minimo di suspence. Sinner ha vinto facile. Ma lui non vuol neppure sentire parlare di questo perchè “nel tennis nulla è semplice”.  E’ però il numero 1 grazie al ritmo e alla forza mentale.

Parola chiave: migliorare

“Migliorare” è la parola chiave dei suoi ragionamenti. Quasi un’ossessione che lo nutre giorno dopo giorno. Dunque se un anno fa Jannik ha perso qui in tre set la finale contro Djokovic, dodici mesi dopo è tornato sul luogo del delitto per prendersi il titolo di Maestro e lo ha fatto. Con una partita perfetta che gli fa sbriciolare una lista infinita di record: è il primo italiano che vince il Master e lo fa senza perdere un set, l’ultimo fu Ivan Lendl nel 1986;  è il  primo nato nel nuovo Millennio a laurearsi Maestro e il primo a farlo “in casa”, l’ultima volta fu nel 2016 e toccò ad Andy Murray a Londra.  Solo Djokovic nel 2015 e nel 2023 e Federer in tre anni (2004-2006-2007) hanno vinto come lui i tre principali tornei sul veloce: i due slam e la Finals.

Fosse per Sinner se la caverebbe con questi bei numeri e i quasi tredici milioni di dollari vinti in un mese tra il Mille di Shangai, la King’s cup di Ryad e i quasi cinque milioni vinti qua per il doppio price money riservato a chi diventa  Maestro senza aver perso nè un set nè una partita.

Fino al 2030

Ma deve fare un ulteriore sforzo a fine match per trovare  le parole e i sorrisi giusti. “Ho fatto e abbiamo fatto con il mio team un lavoro incredibile in questo anno e non c’è posto migliore che finire qui la stagione. Con questo pubblico, in questa città che ha cominciato a tifare per me una settimana prima che iniziasse il torneo. Grazie mille a tutti”. Poi impiega qualche minuto a stappare la Magnum con cui fa la doccia ad Andrea Gaudenzi, presidente dell’Atp  e ad Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana tennis. Insieme hanno appena annunciato che le Finals resteranno in Italia fino al 2030, altri due anni sicuri a Torino. Per gli ulteriori tre anni c’è la candidatura di Milano. Ma tra le due capitali del nord sarà un braccio di ferro fino all’ultimo. Ballano molto soldi e Torino non ha alcuna intenzione di lasciare una manifestazione arrivata nel 2020  più per scommessa che per pianificazione, funestata il primo anno dal Covid e poi entrata nella vita della città che ora l’aspetta e la vive quasi in simbiosi, dalle vetrine declinata sul tema del tennis ai grandi eventi ispirati nei grandi palazzi della prima capitale d’Italia.

Sette game

Il primo set si chiude (6-4) in 41 minuti così come era iniziato: un ace di Jannik Sinner. Fino al tre pari è stato un assolo di chi era al servizio con Fritz che ha raggiunto anche i 227km/h. La svolta nel tradizionale settimo game quando l’azzurro strappa il servizio all’americano dopo ben quattro break point annullati e uno smorzata ricamata di dritto che Fritz non riesce a leggere. L’americano al servizio è andato sotto 15-40 ma è riuscito ad annullare entrambi i break point prima con un rovescio lungo linea e poi con un servizio  a 221km/h. Segue un’altalena di pareggi, due palle del game per l’americano e altre due breakpioint per l’azzurro. La costruzione del break arriva prima con una risposta di rovescio che Sinner piazza nell’ultimo francobollo sul rovescio del campo avversario. Poi dopo un lungo scambio molto intenso e veloce, le classiche pallate che sono il marchio di fabbrica di entrambi, Sinner se esce con un ricamo di diritto che accompagna la palla appena al di là della rete e comunque troppo lontana per le lunghe leve dell’americano. I 14 mila (12 mila a sedere e altri sparsi in ogni strapuntino possibile) vanno in delirio. La chiusura del game è a quel punto cosa fatta: Jannik sale 5-3; Fritz tiene il suo servizio e arriva a 4; Sinner chiude due ace nello stesso game, quello del 6-4. Dal 4-3 si nota come Sinner cambi continuamente la posizione di attesa del servizio. E’ una scelta che gli consentirà di limitare l’efficacia del servizio dell’americano.

Nel secondo set la musica non cambia: è difficile uscire dallo schema prediletto da entrambi - pallate a tutto braccio - con la palla che corre così veloce. Fritz mostra quei miglioramenti negli spostamenti e di fiducia cui ha fatto cenno in questi giorni e di cui si è avuto prova nella semifinale vinta in tre set contro il favorito Zverev. Ma contro un Sinner così lucido e in confidenza può fare molto poco. Il break arriva nel quinto game, proprio grazie a quella modifica nella risposta e ancora con uno deliziosa smorzata appoggiata al di là della rete dopo uno scambio mozzafiato.

Fino a dove?

Jannik delle sorprese. Ma fino a che punto? Dove fissa l’asticella questo ragazzo dai capelli rossi? Simone Vagnozzi, uno dei due coach, spiegherà dopo il match che “per noi la sorpresa è arrivare qua con tutti gli occhi addosso e vedere Jannik giocare cinque partite come quelle che è riuscito a vincere in questo torneo”. La sorpresa consiste nella normalità di questo ragazzo per cui se deve definire la percentuale di talento e di lavoro nei suoi risultati afferma: “Non sono tanto bravo con le percentuali, so che servono entrambi, il talento senza il lavoro serve a poco e viceversa.  Io so che devo giocare al mio massimo sempre, che devo essere capace di valutare volta per volta cosa fare. Ho giocato molto bene i punti e sono felice per come sono andate le cose. Io cerco sempre di dare il cento per cento ma non posso controllare i risultati. Stasera è andata bene. So anche che non potrà essere sempre così, che ci saranno difficoltà, giornate brutte e partite perse”.

La “tortura” della conferenza stampa

Sinner non ama mostrare le emozioni. Quando arriva in conferenza stampa post match, ha la faccia del primo media day del torneo, della serie che ci faccio qua e cosa gli racconto ora a questi. Non è arroganza, è che proprio non ama parlare di sè. Che importanza ha la lacrima della mamma quando è stato premiato come numero 1? “L’importante è che tutta la mia famiglia fosse qui e aver vissuto con loro questa vittoria”. Ti rendi conto che sei lo sportivo più amato di sempre in Italia? Ci pensa un attimo e poi: “Ma non può essere così, è presto per dirlo  perchè io ho solo 23 anni e ho fatto solo un paio di stagioni molto bene. Valuteremo tutto meglio alla fine”. Lo dice meglio Vagnozzi: “L’eccezionalità di questo ragazzo è in come si prepara, nella voglia che ha dentro di arrivare più in alto possibile, non vuole avere rimorsi, non si accontenta mai e vuole sempre andare avanti”.

Ora tutti a Malaga

La festa del tennis italiano continua a Malaga dove stanno giocando le ragazze nella Billie Jean King Cup (oggi la semifinale contro la Polonia di Iga Swiantek) e dove sempre oggi arriveranno gli azzurri per difendere la Coppa Davis. In assenza di capitan Volandri in viaggio per Malaga con il team, ieri è stato il presidente Binaghi a dare la lista dei convocati che sono quelli attesi: Berrettini, Bolelli e Vavassori, Musetti, “forse un certo Sinner” ha scherzato. La stagione d’oro del tennis italiano arriva dopo quasi cinquant’anni di astinenza e dopo vent’anni di ricostruzione dal basso di un intero movimento, dalle scuole tennis ai bilanci della Fitp. Non arriva dunque per caso.Un percorso che il presidente Binaghi ha curato in modo ostinato, spesso anche molto rude, ma vincente. Adesso è la stagione della raccolta.

Resta l’ombra del Tas

C’è solo un’ombra che può guastare tutto: la decisione finale e definitiva del Tas, la Cassazione del doping sul caso Clostebol. In questi giorni, in un’intervista, Daren Cahill, il suo coach e anche mentore, ha detto: “Stiamo preparando Jannik all’eventualità che il Tas possa anche comminare una squalifica”. Vagnozzi l’ha raccontata in maniera diversa: “Cerchiamo di parlarne il meno possibile anche perchè siamo fiduciosi che non debba accadere altro. Lui ha fatto tutto quello che doveva fare, non ha fatto errori e non vogliamo prendere in ipotesi una squalifica”. Sinner non sfugge la domanda sul Clostebol. Anche lui è fiduciosa che vada tutto bene. “E’ stato un periodo molto difficile per me, ho passato notti insonni. Per fortuna io quando mi metto il cappellino non penso a quello che accade fuori dal campo. Ho avuto la fortuna di avere persone intorno a me che mi hanno fatto lavorare come se nulla fosse. Continuiamo così”. Anche perchè le difficoltà fanno parte della vita che in fondo è un continuo allenamento. Per tutti, se ci pensiamo bene.  

Non dare mai nulla per scontato è uno degli imperativi categorici di Sinner. Da qui la disciplina nel suo lavoro quotidiano di costruzione del numero 1 del mondo. Del migliore. Un ragazzo e un campione che trova anche nelle avversità la dimensione della vittoria.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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