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“Matteo, batti Rafa se dosi l’aggressività e sei pronto a tutto”

“Matteo, batti Rafa se dosi l’aggressività e sei pronto a tutto”
di SuperTennis

Ivan Ljubicic, ex numero 3 del mondo, oggi coach di Roger Federer e manager di Berrettini, qual è la sua ultima classifica degli eredi dei Fab Four?
“Cambia continuamente. Fino a giugno avevano fatto benissimo Rublev e Tsitsipas, ora ci sono altri, con questo Aliassime che sta crescendo, come abbiamo visto contro Medvedev, ma non sappiamo se ha dentro quel che serve per l’impresa. Fisicamente è una “bestia”, tecnicamente non ha punti deboli, magari è uno di quelli che si sbloccano. Medvedev sembrerebbe essere sopra gli altri, forse ha anche qualcosa di più, ha già vinto uno Slam e gestisce meglio certe situazioni. Prima di Melbourne avrei detto Zverev che però ha giocato quella partitaccia con Shapovalov. Poi c’è Matteo, Berrettini, che non viene subito in mente facendo un elenco così, ma è molto forte: l’anno scorso negli Slam ha perso solo da Djokovic ed è pronto a fare un ulteriore passo avanti. Quindi aspettiamo Sinner ed Alcaraz che non credo saranno come altri forti 19enni che si sono persi, resteranno al top per tanti anni”.


Sinner ha perso male contro Tsitsipas.
“E’ stato più Stefanos che ha giocato e gestito le cose molto bene che Jannik ad andare davvero male: non l’ha fatto giocare, gli ha tolto il tempo. Attenzione però che l’umiltà non diventi troppa: sempre a dire che devi imparare e non sei pronto, ma devi sapere gestire le situazioni quando arrivano”.

Chi è più forte fra Ljubicic e Berrettini?
“Come classifica ancora io, che sono arrivato al numero 3, ma io negli Slam non sono mai andato tanto avanti mentre lui sì. Spero che Matteo diventi più forte di me, e forse lo è già, anche perché ha il dritto come colpo forte e quindi è più propositivo di me che dovevo impostare lo scambio in un altro modo, sul rovescio”.


Berrettini sembra meno agonisticamente “cattivo” di Ljubicic, forse per via della sua storia personale più facile.
“E’ cattivo, è cattivo anche lui. Diciamo che la differenza maggiore fra noi due sta nel fatto che io ero più disposto ad affrontare delle scelte più estreme, avevo meno pregiudizi nel buttarmi in cose nuove anche strane,  anche per scoprire me stesso, lui si prende meno azzardi. Abbiamo caratteri diversi”.

Berrettini comincia a fare esperienza.
“Continuando così si avvicina a quelle dei Fab Four, si abitua, e la terza semifinale Slam non è più come la prima. Questa è anche la forza dei “mostri” Federer, Nadal e Djokovic: poter gestire in un certo modo, completamente diverso dagli altri giocatori, esperienze così importanti. Perché gli altri ne hanno vissute 2/3 - guarda Shapovalov - , e quindi vivono situazioni nuove, mentre per loro sono normali e sanno gestirle al meglio”.


Nadal batte Ljubicic 7 volte su 9: com’era giocarci contro?
“E’ cambiato, ora è più completo, mi batteva quasi sempre, è vero, ma mi faceva giocare. Mentre gli altri due, Roger e Novak, giocando così veloce, mi toglievano proprio il tempo e mi davano la sensazione che proprio non potessi fargli male e quindi batterli”.

A Melbourne Berrettini ha dimostrato che sta imparando a gestire le situazioni.
“Vero. Anche se non mi sorprende. Ha vinto non due ma tre partite importantissime. Non pensiamo solo alle battaglie contro Alcaraz e Monfils, è stato bravo anche contro Carreno perché ha risparmiato energie, dopo quel 7-6 al quinto, vincendo in soli tre set. Contro Monfils ha capito che doveva spingere e l’ha fatto, da giocatore ha visto la soluzione ed ha avuto il coraggio o la freschezza per reagire. Guadagnando così anche fiducia interiore e migliorando la qualità che mi ha sempre colpito di lui: attitudine di come sta in campo, l’atteggiamento sempre positivo”.


Berrettini prima era solo servizio e dritto, poi è diventato anche rovescio, quindi risposta e ora più gioco a rete.
“Quelli forti vogliono sempre aggiungere qualcosa di nuovo al repertorio tecnico. Vediamo, seguendo il suo carattere, quale può essere la sua evoluzione successiva. Io ho avuto un giocatore come Raonic ma non potevo certo farlo giocare alla Dustin Brown! Matteo potrebbe evolversi alla del Potro, anche se usa il dritto in modo diverso. Ma di carattere è più sanguigno di un sudamericano”.


Berrettini è pronto a battere Nadal?
“Può, certo che può. Per riuscirci, deve giocar bene e deve farlo per un periodo di tempo molto lungo. Per fortuna ci ha già giocato, in una partita di alto livello, nelle semifinali degli US Open 2019, quindi lo conosce, intanto ha fatto esperienza, e ha la mentalità e le qualità per vincere una partita lunga. Perché non credo la vincerà in fretta: Rafa ha recuperato con due giorni di tempo a disposizione dopo i 5 set contro Shapovalov e ha dimostrato anche l’anno scorso contro Djokovic a Parigi che è disposto a farsi male e a star fermo anche sei mesi, come gli è successo poi, pur di dare tutto quello che ha dentro. Non sarà solo una partita lunga, Matteo dovrà adattarsi come aggressività, senza attaccare qualsiasi palla, e gestione delle situazioni anche a condizioni di campo e di temperatura che cambieranno durante il match. Non c’è favorito, è una partita davvero aperta”.


Berrettini e Sinner sono due stupendi esempi per il tennis italiano.
“Sono due ragazzi esemplari per le generazioni più giovani perché danno segnali importantissimi di comportamento e di attitudine al lavoro. Per il tennis italiano è un grandissimo momento da sfruttare proprio come seguito, anche perché ci sono anche altri giocatori come Sonego e Musetti, solo per citare i primi subito dopo. Consideriamo che non è una situazione normale”.

27 gennaio 2022
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