Medvedev: "Wimbledon? Sarei felice di giocare". Intanto vince sul rosso

Il controllo è una virtù, da esercitare con moderazione. Nella vita come nel tennis. Daniil Medvedev l'ha esercitata con la giusta misura contro il serbo Laslo Djere, battuto 6-3 6-4 6-3. La pazienza ha caratterizzato le sue prime due uscite a Parigi, alla sesta partecipazione al Roland Garros. Il russo, in campo come atleta neutrale senza nessun riferimento alla sua nazione d'origine e senza la bandiera accanto al nome, ha saltato quasi tutta la stagione sul rosso. E' rientrato solo la settimana scorsa a Ginevra, dove aveva perso all'esordio contro Richard Gasquet capace della prima vittoria contro un Top 2 dai tempi del successo du Roger Federer a Monte-Carlo nel 2005.
Sul Philippe Chatrier, Medvedev ha arginato le accelerazioni di diritto di un impaziente Djere dimostrando ancora una volta la sua abilità principale, che più di tutte destabilizza gli avversari: riuscire a orientare gli scambi e indirizzare il gioco anche stando molto lontano dalla riga di fondo. Un apparente controsenso, in un tennis sempre più votato alla brevità, in cui rendere la propria porzione di campo da coprire più corta e più stretta fa spesso la differenza.
"Se devo essere onesto, Laslo oggi ha giocato un tennis da terra battuta migliore del mio, ma sono riuscito ad allungare gli scambi e mettere una palla in campo più di lui" ha detto Medvedev. In molti scambi è andata proprio così, i numeri non mentono. Medvedev ha chiuso il match con 28 vincenti, nove in meno del serbo, ma allo stesso tempo con 26 errori contro i 68 dell'avversario.
Medvedev ha assorbito la pressione con colpi piatti e nei momenti di difficoltà (come il settimo e il nono game del primo set in cui ha salvato palle break) si è tirato fuori con il servizio e qualche insolita discesa a rete.
Il game da 16 minuti concluso con un decisivo break all'inizio del terzo set ha di fatto indirizzato la partita. Il numero 2 del mondo, consapevole di aver fatto più di qualche passo avanti sul rosso, e i quarti al Roland Garros dell'anno scorso non sono un caso, ha mantenuto calma, lucidità e quella sua sfiancante freddezza che porta gli avversari alla consunzione.
Djere, visibilmente provato nel terzo set, ha iniziato a giocare sempre più quasi di mezzo volo, colpendo subito dopo il rimbalzo. "In questo modo o tirava un vincente o sbagliava - ha detto Medvedev -. Ho cercato di giocare tutti i punti e di non sbagliare, anche perché fra noi c'era solo un break di differenza".
Il percorso di Medvedev prosegue contro un altro serbo, quel Miomir Kecmanovic che sta vivendo la miglior stagione della carriera. Dopo i quarti di finale a Indian Wells e Miami, a Parigi ha battuto al secondo turno Alexander Bublik 4-6 7-5 6-2 6-1. Ha ottenuto così la 25ma vittoria del 2022, il suo nuovo primato stagionale.
Numero 69 all'inizio dell'anno e 31 questa settimana, il suo best ranking, il 22enne aveva già sconfitto l'imprevedibile kazako a Madrid, completando una partita praticamente perfetta senza nemmeno un errore gratuito.
Alla Caja Magica, Kecmanovic aveva espresso tutta la sua gratitudine per il suo coach, l'argentino David Nalbandian ex numero 3 del mondo con cui lavora da febbraio 2021. Il moscovita, che ha rivelato la sua fobia per i ragni, non ha nascosto di preferire i campi in cemento. "Non amo la terra, ma sto imparando come fare per vincere" ha ammesso il numero 2 ATP che tornerà numero 1 se arriverà in finale al Roland Garros ma solo il 13 giugno, una settimana dopo la finale di questa edizione, quando usciranno dalle classifiche i punti ottenuti al Roland Garros 2021.
Durante il torneo, non vuole troppe distrazioni ma in questa settimana una distrazione, se così si può definire, c'è per tutti: la questione Wimbledon. Domani è atteso il presidente dell'All England Club a Parigi, Djokovic ha difeso la sua creazione, l'associazione giocatori PTPA, proprio partendo dal presupposto che molte volte i giocatori non sanno cosa succede dietro le quinte. Le ipotesi non mancano: ridurre il prize money, rimettere i punti ma solo al 50%, congelare quelli dell'anno scorso. La questione coinvolge inevitabilmente Medvedev, il profilo più alto fra gli esclusi a Wimbledon che stando così le cose avrà comunque l'occasione di salire al numero 1 dopo il torneo anche senza giocare.
"Non sapevo che il presidente di Wimbledon verrà domani, non ho idea di quali incontri avrà né di cosa deciderà. Da un certo punto di vista, Novak ha ragione. So poco di questa situazione, non sono nel Council e, per come è adesso la struttura del tennis, il Council è la parte più importante: penso ne facciano parte 8, 10 giocatori non sono sicuro. Dovrebbero parlare con gli altri. E' una situazione strana, perché se vai a parlare con i tennisti che fanno parte del Players Council loro sono felicissimi di risponderti. Ma a volte noi giocatori non abbiamo così tanto tempo libero per parlare con loro. E anche loro, che come noi giocano nel circuito, non hanno tempo di parlare con noi. Certo non possono spendere dieci ore al giorno per spiegare la situazione a cento giocatori".
La sua posizione al momento è chiara. "Se potrò giocare a Wimbledon, anche senza punti, sarò felice. Se non posso, starò a casa ad allenarmi duramente per fare il meglio nei prossimi tornei".