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Nole gioca da Djokovic, ferma uno stellare Musetti nella notte del Roland Garros e rinvia la festa di Sinner

La partita “più incredibile” (7-5/6-7/2-6/6-3/6-0) finisce alle tre del mattino dopo quattro ore e mezzo di gioco. E dopo una serie di cadute e resurrezioni del serbo

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Le espressioni di Djokovic e Musetti danno l'idea di che battaglia è stata (Ansa)
Le espressioni di Djokovic e Musetti danno l'idea di che battaglia è stata (Ansa)

PARIGI - E’ stata la “più indescrivibile” - lo ha detto Alex Correttja, ex numero 2 del mondo e speaker in campo -  e anche quella terminata più tardi nella notte - le 3 e 08 del mattino - tra le partite giocate nella storia del Roland Garros. Ma quattro ore e 29 minuti di gioco letteralmente stellare non sono serviti a Lorenzo Musetti per consegnare nelle mani di Jannik Sinner il trono del numero uno del tennis italiano. Sono serviti invece a Nole Djokovic a ritrovare la voglia di stare in campo, di lottare e vincere tornando ad essere - nel primo set e da metà del quarto fino alla fine - quel Djoker  che non si vedeva più almeno dalle Finals di Torino. Ormai sei mesi. Un tempo lunghissimo in cui molti tra tecnici e tennis watchers hanno pensato, creduto, che anche per il serbo fosse arrivato il momento di dire basta. Perchè se sei stato numero Uno per 428 settimane di fila - record di sempre - e hai vinto 24 gran chelem, come i francesi chiamano gli slam, poi non ti puoi più accontentare di giocare da numero 30.

“Nole, spiegaci tu…”

“E’la partita più incredibile di sempre, parla tu Nole che io non riesco a chiedere cosa sia successo in queste ore nella tua testa, quale sia il tuo stato d’animo” dice Alex Corretja a fine match con lo stadio Philippe Chatrier ancora pieno ben più della metà nonostante l’ora e il freddo (e il fatto non trascurabile che a Parigi alle 2 e 30 chiudono le metropolitane e tutti quelli che sono qui hanno quindi messo in conto di restare a piedi al Bois de Boulogne cosa che poi in qualche modo succede). “Non lo so Alex, dico solo grazie per essere stati qui così tanti fino a quest’ora e che se qualcuno di voi ha un party io vengo perchè ho talmente tanta adrenalina che non posso certo andare a dormire…”.

Un Musetti davvero incredibile

Ovviamente dispiace per Musetti e per Sinner. Più per il primo che per il secondo: il carrarino, n. 30 del ranking, ha giocato ad un livello tale da spiazzare e demoralizzare  il serbo. “Non sapevo letteralmente più cosa fare” ha detto nel post match. “Ho fatto i complimenti a Musetti, il suo gioco è stato per me impenetrabile per molti game”. A Sinner, poi,  interessa certamente diventare numero 1 ma siamo abbastanza sicuri che se lo voglia prendere sul campo. Con le sue mani. E quindi sperando di incontrare il serbo in finale domanica 9 giugno. Nel frattempo abbiano già detto e spiegato come Sinner sia dal secondo turno di questo torneo già virtualmente numero 1. La notte che dovevamo diventare numero uno del mondo andrebbe descritta a parte, un racconto lungo da consegnare agli scaffali delle librerie degli appassionati. Ci dobbiamo qui accontentare di una cronaca e però vista e sofferta da vicino dal primo all’ultimo quindici.

Una battaglia in mezzo alla pioggia

La partita va in campo con due ore di ritardo. Alle 22 e 15 anzichè alle 20 e 15. La pioggia quasi continua, il freddo e l’umidità stanno rendendo la gestione del torneo assai complicata. Alcun incontro privati nei campi non coperti sono stati spostati sui due coperti. E questo comporta ritardi. E’ il tennis outdoor, bellezza. E tu non puoi farci nulla. Philippe Chatrier pieno in ogni sedia, quindicimila i presenti. 

“Nole is back”

Nel primo set si rivede il vero Djokovic, quello che temevamo si fosse perso e stancato di lottare e vincere. A 37 anni quando hai vinto più di tutti sempre e sei il Goat, ci sta. E’ legittimo. E invece il serbo vince il primo parziale 75. “Nole is back” commentano I giornalisti. “E Musetti - aggiungono - è il solito collezionista di bei colpi tirati però quando non servono”.   Il serbo lo porta a casa 7 a 5 con scambi solidi, smorzate difficili per un avversario (Musetti) che sta fisso uno-due metri dietro la riga di fondo. Lo schema è chiaro: Djokovic insiste molto sull’angolo sinistro dell’italiano, quindi sul rovescio e poi finisce il colpo sulla destra. Musetti fa vedere alcune cose veramente speciali:recuperi sullo smash del serbo che diventano passanti sia di diritto che di rovescio. Controsmorzate adagiate strette sull’angolo opposto. Lob che fanno impazzire il serbo mai stato troppo forte nello smash. Cambi di ritmo continui. Un tennis champagne che fa andare in delirio il pubblico. Dichiaratamente schierato con l’italiano. Fin troppo, va detto, tanto da applaudire quando il serbo sbaglia un dritto o quando mette il servizio a rete. “Lorenzo-Lorenzo” dicono i cori con la zeta dolce d’oltralpe.

All’improvviso il buio  

Inizia il secondo set. Il serbo vola subito su 4 a 1. Ha qualche problema con le racchette e le incordature: umidità e campo e palle pesanti sembra gli impediscano di tirare con la potenza consueta. Se ne lamenta con il suo angolo, cambia continuamente racchetta in cerca di quella giusta. Detto questo, è una partita molto bella destinata però a chiudersi in tre set. All’una di notte e pazienza per gli italiani che devono rinviare il loro party. E’ a quel punto, 7-5/4-1 per il serbo, qualcosa si rompe. E qualcosa si accende nell’italiano. Sono percorsi imperscrutabili che è sempre azzardato cercare di definire e di comprendere. Succedono e basta. Musetti non sbaglia più una palla, si muove come un gatto, arriva su tutte le palle e spinge da ogni angolo lo spedisca a giocare il serbo. Passanti che sono traccianti, drop e lob, tanta varietà, potenza e precisione. A volte Musetti para degli smash con recuperi a campanile e poi improvvisi traccianti che infilano il serbo a cui non resta che vedere dove rimbalza la palla. Ed è sempre dentro le righe. Il pubblico è in delirio, Musetti in trance agonista. Nole un pugile suonato. Il secondo set finisce 7-6 con il tie break 8-7. Il serbo è stato avanti due sole volte (5-4 e 6-5) ed era partito 3-0 sotto. Tie break stellare. Djokovic sconcertato dall’infallibilità di Musetti e anche, però, molto falloso e poco potente. E’ come se improvvisamente la palla fosse diventata più pesante, la rete si fosse alzata e il campo accorciato. Distopie tipiche di faccende così mentali come il tennis. Il terzo set è l’agonia del serbo e l’esaltazione dell’azzurro a cui riesce tutto, da qualcuno angolo, anche l’impossibile. Tocca la palla sotto rete con grazia infinita. Recupera palle con la punta della racchette e le adagia in angoli impossibili per l’avversario. Gioca passanti che spesso - troppo - colgono il serbo impreparato che mette a rete voleè già chiuse. Finisce 6-2. E sembra veramente finita.

La vertigine del quarto set

All’una e 45 minuti inizia il quarto set. I giornalisti italiani chiedono e ottengono dalle rispettive direzioni di poter ribattere fino alle tre del mattino. Il tempo di organizzare la vittoria di Musetti ma soprattutto celebrare la notte in cui l’Italia è diventata re di uno sport molto amato e praticato ma che mai in 150 anni di tradizione ci ha visti arrivare lassù, in vetta. Una vertigine che leva il fiato. Musetti inizia il quarto parziale molto bene, è convinto, si muove bene, testa alta, bodylanguage positivo. L’altro, invece, sembra strascinare un po’ i piedi, scuote la testa, non sa più cosa fare. Serve Musetti, uno a zero, facile. Nole tiene il suo servizio, uno pari, ma è stato 15-30 sotto e ha rischiato e poi i vantaggi. Serve ancora Musetti, lascia a 15 l’avverario, 2-1 facile. Tocca al serbo che tiene il servizio a zero. Intanto succede che il pubblico comincia ad urlare “Novak-Novak” non più “Lorenzo-Lorenzo”. E poiché anche il serbo è umano, sentire i cori conta qualcosa quando giochi e sono le due del mattino. Sul 2 pari serve Musetti e il serbo fa il break grazie, finalmente ad un dito potente e preciso alla Djokovic. Intendiamoci: il rumore sordo delle palle sulle corde, quell schiocco preciso e ritmato, è poesia che risuona nel silenzio dei 15 mila seduti a bocca aperta nello Chatrier. Non s’è mai sentita in questa serata una nota stonata. Succede però che sul 3-2 del quarto set, break a favore del serbo, cambia il mondo. Ancora una volta. Nonostante Musetti stia ancora giocando un tennis magistrale e difficile da dimenticare. Però si rompe qualcosa in quell’equilibrio così raro e prezioso che, in effetti, non poteva durare così a lungo. In compenso al serbo entra tutto, anche le magie sotto rete.

“Merci beaucoup Paris”

Finisce 6-3. Sono le 2 e 35 del mattino. Il Djoker ritrova la strada, cerca il pubblico, ha bisogno di essere supportato e di esaltarsi. “Grazie, grazie veramente di tutto, senza di voi stasera non ce l’avrei fatta, mi avete dato la forza di andare avanti, di ritrovare la strada perchè, come ho detto a Musetti, per un set e mezzo è stato per me ingiocabile. Non riuscivo a sfondare. E lui faceva tutto perfettamente” dirà il serbo a fine match parlando in francese “perchè ve lo meritate per essere stati qui. Merci baeaucoup anche ai vostri bambini” (in effetti ci sono ancora tanti ragazzini in giro sugli spalti avvolti in coperte di pile).  Il quinto set è una formalità, finisce 6-0 alle 3 e 8 minuti del mattino. “Ci vediamo tra poche qui sul Philippe Chatrier” dice lo speaker annunciato i match del mattino. Ci sono ben quattro italiani in campo. Tanti ne sono rimasti alle seconda settimana. Un record da quando il tennis è regolato da algoritmi e computer (1973).  Matteo Arnaldi gioca stamani il secondo match contro Tsitsipas. Jannik Sinner è di nuovo sul Centrale stasera alle 20.15 contro l’unico superstite dello suasone francese, Costantine Mutet, il poeta e il musicista della racchetta. Elisabetta Cocciaretto se la vedrà con la numero tre del mondo, Coco Gauff.

Il talento di Jasmine

Ieri Jasmine Paolini, match previsto alle 12 e iniziato alle 18, ha liquidato in tre set (6-2/3-6/6-0) la canadese Andreescu. La numero uno italiana e la 12 del mondo - ha impiegato tre set per battere la canadese Bianca Andreescu, vent’anni, vincitrice degli Us Open nel 2019, ex numero 4 del mondo e poi precipitata oltre la duecentesima posizione per un anno e mezzo di stop per una serie impressionante di infortuni. Nel tabellone di Parigi è entrata grazie alla classifica protetta garantita dagli infortuni. Non giocava da agosto 2023 e al primo turno ha battuto in due set una top 20, la spagnola Sorribes Tormo, e al secondo turno (in tre set) la russa Kalinskaya, n.22 del ranking e nota alle cronache nazionale per essere la nuova fidanzata di Sinner. Insomma, una partita rischiosa per l’umidità e la pioggia che non danno tregua e per un’avversaria con molta voglia di recuperare il tempo perduto. Nel primo parziale l’azzurra ha dominato grazie alla profondità dei colpi da fondo campo e ad una posizione in campo avanzata. Nel secondo la canadese ha preso le misure, ha acquistato precisione alzando il livello di gioco e, grazie anche ad un leggero arretramento dell’azzurra, è riuscita a portare a casa il secondo parziale. “Nel terzo set sono stata più aggressiva, ho recuperato campo, quello che avevo perso nel secondo set,  e le ho tolto il tempo” è l’analisi post match della giocatrice italiana. Che raggiunge gli ottavi di uno slam per la seconda volta in carriera (Melbourne) e si avvicina alla top ten. Jasmine ha il nonno materno ghanese e la madre polacca, il babbo rigorosamente di Bagni di Lucca “dove sono cresciuta anche se sono nata a Castelnuovo Garfagnana perchè a Bagni non c’è l’ospedale” ha precisato con il suo sorriso contagioso. Aggiungendo: “E una fortuna avere tanti dna diversi, ciascuno mi ha dato qualcosa e per questo li ringrazio”.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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