Nadal, 300 vittorie Slam: ma il gioco duro inizia ora

“Ho iniziato il match con le idee molto chiare su quel che dovevo fare, sono felice di essere riuscito ad applicare il piano. Il mio grande punto di forza sulla terra battuta, in particolare qua a Parigi, è riuscire a giocare ad un ritmo di palla molto alto senza prendere grandi rischi, questo fa male agli avversari perché costringe loro a rischiare se vogliono attaccarmi. Per poter fare tutto ciò, ho bisogno della massima intensità. È il motivo per il quale non posso rilassarmi affatto in questo momento. Quando arrivi a Parigi con venti vittorie sulla terra battuta e tanta fiducia puoi permetterti anche di scendere un po’, ma questa volta non me lo posso proprio permettere”.
Parole e musica di Rafael Nadal, pronunciate poco dopo aver sconfitto al primo turno Jordan Thompson. Anzi, dopo aver fatto un allenamento post-vittoria perché, come ben descritto dal tredici volte campione al Bois de Boulogne, non può permettersi nessun calo di tensione o pausa. Rafa sente la necessità di lavorare il più possibile per crescere di condizione nel torneo, visto che il suo ritmo è ancora lontano dagli standard ottimali. Quelli che portano gli avversari a rischiare, scoprire angoli, sbagliare.
Lucido come sempre nelle sue analisi Nadal, sbarcato al “suo” Slam non come sperava: nessun Masters 1000 vinto nel 2022 sul rosso, poche partite giocate (e vinte) su terra battuta, il riacutizzarsi del dolore al piede malandato a pochi giorni dal via. È come un grande ciclista che arriva alla prima tappa del Tour de France e sente che il suo corpo non è pronto.
Se non hai un tot di chilometri nelle gambe è matematica che alla fine pagherai da qualche parte, su di una salita improvvisa, tra le vette alpine, in una tappa nervosa. Roland Garros è un po' come la Grande Boucle e non solo per affinità nazionale. Il più importante torneo su terra battuta al mondo lo si vince giocando meglio degli avversari, ma anche di fisico, di forza, di resilienza. Chi meglio di Rafa può saperlo.
Per questo la vittoria al secondo turno contro Corentin Moutet, la n.107 nel torneo (record assoluto in un singolo Slam), la numero 300 nei major, segue il solco tracciato dall'iberico fin dal primo turno. Non il miglior Nadal ma un Nadal in crescita, focalizzato non tanto su di un obiettivo tecnico o un colpo ma sulla quantità di prestazione. Il punteggio netto con cui Rafa ha archiviato la “pratica” in tre set - 63 61 64 – è una fotografia piuttosto fedele di quel che si è visto nel match serale sul Chatrier.
Nadal non è mai andato in seria difficoltà, eccetto un break subito all'avvio del terzo set, per gentile concessione del campionissimo, poi prontamente ripreso e un altro al momento di chiudere sul 53. Troppa la differenza di cilindrata tra i due, troppo più potente e solido Rafa in ogni posizione di campo. I tagli e variazioni improvvise tentate dal braccio “educato” del francese sono state inefficaci perché Nadal si è mosso bene, è arrivato in anticipo sulla palla e ha gestito quasi ogni situazione con sicurezza. Qualche risposta di troppo sbagliata da Rafa (sottolineata da smorfie di disgusto), nello scambio non sempre la lunghezza ideale e qualche errore in spinta. Peli nell'uovo o poco più.
Trovare al secondo turno un tennista come Moutet è stata una benedizione per un Nadal a caccia di ritmo e fiducia nei propri colpi poiché il francese ha rincorso tanto ma inciso poco, non avendo le frecce abbastanza affilate per scalfire la corazza dell'iberico, finendo per diventare una sorta di sparring ideale. Nello scambio (soprattutto nei primi due set) si è avuta la sensazione che Rafa abbia volutamente aspettato a piazzare l'affondo, proprio per colpire tante volte la palla, lavorare di gambe e di braccio, ritrovare le migliori sensazioni. Quelle di cui avrà bisogno nei prossimi turni del torneo visto che il suo tabellone è a dir poco accidentato.
Niente sfida al terzo turno contro Fognini, costretto al ritiro da un problema muscolare. L'avversario di Rafa sarà Botic Van de Zandschulp, olandese in buona crescita dotato di un tennis totalmente agli antipodi da quello di Moutet, molto più potente e concreto ma con discreti limiti tecnici e di mobilità. Un altro ottimo test per Nadal, che dovrà fronteggiare una palla più pesante e continua, e sarà stimolato ad aprire gli angoli per far correre lateralmente l'avversario.
In caso di vittoria, la strada per Rafa si farà davvero in salita. Negli ottavi potrebbe trovare Felix Auger-Aliassime, intreccio intrigante per motivi tecnici e non. Il notevole salto di qualità del canadese è figlio del lavoro svolto con “Zio” Toni Nadal, e il Felix ammirato al Foro Italico contro Djokovic è un avversario tutt'altro che comodo, anche per Rafa. A scrutare dall'alto del tabellone questo potenziale ottavo di finale ci sarà probabilmente Novak Djokovic, pronto a difendere la Coppa dei Moschettieri vinta nel 2021 soprattutto sconfiggendo Rafa in semifinale. Per affrontare queste sfide, servirà davvero il miglior Nadal.