Non sottovalutate Tommy Paul. Non è quello che sembra. Guardatelo bene quando gioca, come gioca, come costruisce i punti e come li sa concludere tutti. Non distraetevi fissando la sua accompagnatrice, Paige Lorenze, il ragazzo americano s’è sempre accompagnato bene, ma da un pezzo ha messo la testa a posto ed è monogamo. Brad Stine, il coach che ha guidato Jim Courier nella metamorfosi da brutto anatroccolo a numero 1 del mondo, con 4 titoli in tutte le finali Slam, è il suo primo tifoso. Durante il torneo di Roma ci abbiamo parlato a lungo, e abbiamo scoperto parecchie cose.
Cominciamo dalla tecnica: “Tommy è in evoluzione continua, l’alleno dal 2019, quand’era abbastanza disordinato dentro come fuori del campo, ed è già salito a 5.0. All’inizio ci siamo dedicato al miglioramento del dritto fino a farlo diventare dominante e quindi a trasformare il suo gioco in modo aggressivo, d’attacco, non di contrattacco. Perché nel tennis moderno non puoi fondarti sul rovescio, che è il colpo dominante di Tommy, e devi sempre più essere bravo nella transizione a rete”.
Il primo limite era fisico: “Ha dovuto lavorare tanto sotto quel profilo”. Anzi: “Il primo tassello è stato quello della concentrazione. Sin da ragazzo è stato quello il suo principale problema: in campo si distraeva o almeno il suo focus non era così continuo”. Altro problema: “Aveva, giustamente, grandi obiettivi nella testa, ma non vedeva quelli quotidiani, allenamento dietro allenamento, piccolo progresso dietro progresso che avrebbero potuto portarlo davvero in alto. L’ho dovuto allenare soprattuto a questa mentalità da professionista, all’attitudine giusta, al ricominciare il giorno dopo allo stesso modo”.
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ALTI E BASSI
Stine è un gran motivatore. A gennaio, quando Paul ha perso contro Jack Draper ad Adelaide ed era molto frustrato perché non riusciva proprio a venire a capo di certe situazioni, ha convinto il pupillo che il problema era soprattutto mentale: “Siamo stati fortunati perché subito dopo qualche giorno di lavoro molto intenso, a Melbourne, ha battuto proprio Draper, e comunque, anche se ha perso in 5 con Kecmanovic, è entrato nel loop giusto del coinvolgimento, dell’approfondimento di tutti gli aspetti di un atleta professionista, e poi ha fatto un altro importante passo avanti, ha vinto Dallas, ha fatto finale a Delray Beach, semifinale a Indian Wells, e semifinale a Roma”.
Gli alti e bassi rimangono parte del percorso, ma anche le reazioni. Così, dopo il ko con Seb Korda nei quarti di ’s-Hertogenbosch della settimana scorsa, sabato l’ha rimontato dall’1-4 iniziale, presentandosi alla finale di oggi al Queen’s contro Lorenzo Musetti. Come lo vuole il suo coach: “Sempre più consolidato come giocatore completo che può fare tutto, a tutto campo, ma dev’essere sempre molto aggressivo. E quindi molto concentrato, che è la chiave fondamentale nella vita e nello sport”.
IL LIMITE DI PAUL
Il problema vero di Paul è forse nel fisico: pesa 82 chili ed è alto 1.85, ma non si vede. Sembra più piccolo e più leggero. Sembra un welter di pugilato, cui manca la potenza vera per concludere il match con un colpo solo, ma è anche così agile e leggero, così versatile e reattivo che può esprimersi al meglio su tutte le superfici.
Spiega sempre Stine: “Ognuno degli atleti con cui ho lavorato ha la sua personalità e devi adattarti a lui ed adattare lui al gioco che deve sviluppare per esprimersi al meglio. Tommy è particolare. Ma ora che è disciplinato e professionale, a 27 anni, nel pieno della sua maturità, può centrare gli obiettivi massimi che ancora non ha raggiunto. Intanto entrare fra i top 10, e fare passi avanti negli Slam, dopo la semifinale degli Australian Open 2023, mantenendo le promesse da junior: il titolo al Roland Garros e la finale agli US Open, sempre contro il suo amico Taylor Fritz. Lo so, lo vedo da come segue continuamente il tennis, anche in hotel, è sempre a guardare video, ad analizzare cose del suo gioco che non funzionano come vorrebbe e come vorremmo. L’esperienza è il miglior maestro”. O
ggi, sull’erba del Queen’s, Paul punta molto sui primi due colpi del game, servizio-risposta. Il braccio di ferro della concentrazione fra due talenti discontinui, sensibili, e belli da vedere come Tommy e Lorenzo il Magnifico comincia lì. Chi terrà più duro, di testa? Chi si sacrificherà maggiormente per prendere il comando delle operazioni?