Due anni per mettere le basi di una rivoluzione, due anni per costruire un presente e un futuro all'altezza dei sogni che ha. Da Miami 2021 a Miami 2023, nello spazio tra la prima e quella che sarà la seconda finale in carriera in un Masters 1000, Jannik Sinner ha preso una strada diversa per arrivare dove ha sempre voluto, ad essere la versione migliore di se stesso. E mai ha mostrato una versione migliore di quella vista in campo nella semifinale contro Carlos Alcaraz nel settimo capitolo complessivo della rivalità destinata a caratterizzare almeno il prossimo decennio.
La partita la aspettano tutti, compresi diversi giocatori dei Miami Heat, protagonisti del campionato NBA per una sera spettatori in tribuna dello spettacolo tennistico di più intenso pathos del 2023.
Sinner, terzo italiano a battere un numero 1 del mondo in carica in un Masters 1000 e primo a farcela sul veloce, ha battuto Alcaraz 67(4) 64 62 dopo tre ore e due minuti di partita. Ha chiuso con 24 vincenti, tanti quanti lo spagnolo, e 39 gratuiti contro 47.
Al servizio, elemento chiave nelle loro sfide, ha fatto decisamente meglio del murciano, calato anche fisicamente alla distanza. Significativi i 37 punti diretti con il servizio rispetto ai 20 del murciano. Sinner ha messo in campo più prime, 63% a 55%, e ha vinto più punti in percentuale sia con la prima, sia con la seconda. Se il servizio funziona, poi puoi aggredire di più anche in risposta. Sinner infatti ha firmato ben sei break, due in più di quelli che Alcaraz aveva subito in tutte le partite precedenti tra Indian Wells e Miami, messe insieme.
"Abbiamo giocato un tennis di altissimo livello. Siamo due giocatori che cercano di attaccare, abbiamo un tennis molto aggressivo. Nel terzo set, per un paio di game, Carlos ha fatto fatica dal punto di vista fisico. Vedevo che non stava bene e ho provato ad aggredire di più in quel momento" ha detto l'azzurro.
Se da questa partita ci si attendevano conferme, sono arrivate. Sinner c'è, tiene da fondo il ritmo di Alcaraz insostenibile per la maggior parte dei suoi avversari. Si può fidare di più del servizio e del diritto, può osare ancora di più con il rovescio lungolinea. Sa attaccare e allargare il campo anche a un fenomeno come Alcaraz, secondo teenager dopo Nadal con tre Masters 1000 all'attivo, più giovane numero 1 ATP di sempre, completo e maturo come nessun altro alla sua età, sorprendente per velocità di corsa e ancor di più di pensiero.
Jannik ha vinto in rimonta, ma ha avuto la partita in mano anche nel primo set. E' stato avanti 4-1, sbagliato uno smash sul 15-30 che l'avrebbe portato a un punto dal 5-1, ha condotto anche 4-1 nel tie-break. Lì si è vista ancora un po' di differenza, quella che dimostra perché, se fotografiamo l'oggi senza lasciarci trasportare dal gusto di anticipare il futuro, oggi il murciano sia un giocatore più forte di Jannik. Più forte perché a uno stadio di sviluppo a cui Sinner non è ancora, anche se sta bruciando le tappe per arrivarci. E ci è sempre più vicino.
A Indian Wells vicino non era stato abbastanza. E il primo set a Miami ha seguito lo stesso schema. Contro un avversario come Alcaraz, che controlla lo scambio anche da dietro, che attacca con eleganza e difende con geometrica potenza, sai che non puoi concederti pause, che ogni occasione conta il doppio, e ogni errore nella mente pesa di più.
Così, quando all'inizio del secondo set Sinner ha perso un iniziale break di vantaggio e tre game di fila, con segni di possibili crampi, il destino appariva segnato. E invece è cominciata un'altra partita, è iniziato il secondo tempo della rivoluzione, il tempo che più di tutti racconta dove stia portando il percorso di Sinner con il coach Simone Vagnozzi e il supporto di Darren Cahill.
Un percorso fisico e tecnico, quello di Sinner, dagli effetti evidenti. Jannik sa di non dover andare al limite e oltre quando la partita si allunga. Può fidarsi del suo fisico, più solido anche solo di un anno fa, più pronto alle battaglie e agli scambi sfiancanti. Allo stesso tempo, questa fiducia insieme ai tre chili di muscoli in più che ha messo su quest'anno lo rendono più libero di osare con i primi colpi nello scambio.
E di esaltare quella sua naturale capacità di colpire la palla subito dopo il rimbalzo e di generare velocità. I numeri non mentono. Sinner ha vinto 17 punti più di Alcaraz, e ha fatto la differenza negli scambi brevi, chiusi in meno di quattro colpi: 83 i punti vinti, 58 quelli persi.
Con queste certezze, Jannik mette i suoi punti di forza al servizio di un tennis votato da sempre al comando del gioco. L'obiettivo è sempre quello sintetizzato a Miami 2021 con la franchezza che l'ha sempre contraddistinto: "Quando posso decidere io cosa fare con la palla, mi diverto di più".
Rispetto a due anni fa, sa fare più cose, i modi e gli strumenti a disposizione per decidere cosa fare sono aumentati, insieme alla consapevolezza nell'utilizzarli.
Non a caso, ha vinto la seconda partita in rimonta, dopo aver perso il primo set, contro un Top 5. Ed è diventato così il terzo giocatore con due finali raggiunte a Miami prima di compiere 22 anni dopo Rafa Nadal e Novak Djokovic: non proprio una cattiva compagn
In finale dovrà superare la sfida definitiva, contro il suo opposto perfetto. Se Alcaraz, infatti, è e quasi certamente sarà il suo rivale per eccellenza, è Medvedev il giocatore che più è in grado togliergli la possibilità di decidere cosa fare con la palla. Più di tutti il moscovita crea il caos perché conosce come governarlo, porta la partita sul suo territorio, ti costringe a giocare alle sue condizioni. I movimenti attorcigliati per colpire, le strategie contro-intuitive, l'inafferrabilità degli schemi e delle strategie lo rendono la peggior tipologia di avversario per chi vuole controllare lo spazio e dettare il tempo del gioco. Per chi vuole suonare il suo hard rock e non solo adattarsi al ritmo degli altri.
Proprio contro Medvedev, a Rotterdam, per un set Sinner ha giocato il suo tennis migliore di sempre, almeno fino a questa semifinale. Ma non gli è bastato a conquistare il titolo. "Qui le condizioni sono diverse - ha detto nell'intervista a caldo dopo la partita -. Sono contento di affrontarlo di nuovi in una finale, farò dei cambiamenti come ho fatto contro Alcaraz oggi".
3 - @janniksin is the third Italian to beat a world number one at ATP Masters 1000 level, progressing to the Miami final. Sinner is the first on hard court - with the other two on clay in Rome - Volandri (2007), Fognini (2017). Dai!#MiamiOpen | @atptour @ATPMediaInfo @MiamiOpen pic.twitter.com/HJBF9XB9rb
— OptaAce (@OptaAce) April 1, 2023Se dovesse vincere, salirebbe al numero 6 della classifica mondiale, il suo best ranking. Sarebbe il terzo miglior italiano di sempre, ex aequo con Matteo Berrettini, dopo Nicola Pietrangeli e Adriano Panatta, gli unici italiani che possono vantare di essere arrivati tra i primi cinque del mondo nel tennis maschile.
Comunque vada nessun tennista italiano del passato ha mai raggiunto, a 21 anni e 7 mesi, i traguardi ottenuti da Sinner. L'altoatesino, scriveva Luca Marianantoni, è il più giovane italiano ad aver messo in bacheca sette titoli ATP.
E' il più giovane campione azzurri di un ATP 500. A Miami, se dovesse battere anche Daniil Medvedev, strapperebbe ad Adriano Panatta, vincitore a Stoccolma nel 1975 a 25 anni e 4 mesi, quello di più precoce campione tricolore di un Masters 1000. L'altoatesino ha tempo fino all'Australian Open 2027 per battere quello più ambito, di più giovane campione Slam italiano che appartiene ancora a Nicola Pietrangeli.
Considerando tornei vinti, piazzamenti Slam e best ranking Atp, scriveva, a 21 anni e 7 mesi Sinner è già tra i i dieci migliori italiani di sempre. Vantano risultati migliori, ma nell'intera carriera, solo Panatta e Matteo Berrettini nell'era Open, e prima Pietrangeli, di gran lunga il più forte italiano di ogni epoca, Beppe Merlo, Fausto Gardini e Giorgio de Stefani.