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Jasmine Paolini: “Nonno ghanese, mamma polacca, io della Garfagnana, ecco la mia ricchezza”

La tennista azzurra ha conquistato Wimbledon per i sorrisi, la capacità di gioco e la flessibilità. Il racconto del suo “viaggio”. La svolta con Renzo Furlan. Domani giocherà la finale sul Centre court. Davanti, anche, a regine e re. “Sarà un onore per me”

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Jasmine Paolini
Jasmine Paolini (Foto Ansa)

Si narra che sia tradizione in Ghana allenare i bambini a camminare sui tronchi degli alberi per imparare equilibrio, agilità e aderenza con i piedi . Jasmine Paolini non ha mai vissuto in Ghana (“non ci sono mai stata”) ma il nonno paterno è ghanese e lei lo ringrazia ogni gionro perchè la sua velocità in campo, le sue doti atletiche, quel saltellare senza sosta e muovere i piedi velocissimi come se avessero sotto dei cuscinetti a sfera lo deve molto probabilmente a quel suo antenato. Nonno ghanese, mamma Jaqueline polacca, babbo Ugo di Bagni di Lucca e i garfagnini si sa come sono, tosti e cocciuti: un mix di dna che Jasmine detta Jas rivendica col sorriso e la fierezza: “E’ bello avere dentro un mix cosi vario e ricco, ne sono fiera, è un valore aggiunto e credo di essere per questo molto fortunata”.

Babbo Ugo e zio Adriano

E’ un fatto che quando babbo Ugo e lo zio Adriano la portano sui campi in terra rossa del Tennis club Mirafiume, la piccola Jas si muove con la racchetta come un pesce nell’acqua: veloce, coordinata, instancabile, praticamente una testa di riccioli su due gambette così veloci e reattive da lasciare basiti maestri e istruttori. Probabilmente avrebbe potuto fare tutto molto bene Jasmine ma lei nel 2005, a nove anni fa una promessa al suo primo maestro Roberto Ragghianti: “Roberto, io devo vincere Wimbledon”. Intanto è arrivata in finale, giocherà sabato contro la ceca Barbora Kreichicova, che è stata numero 2 del mondo (2022) ma quest’anno ha vinto, prima degli Chiampionships, solo tre matches. Ci è arrivata dopo una partita “rollercoaster” come dice lei, sull’ottovolante, decisa al supertiebreak del terzo set (2-6/6-4/10-8) contro la croata eterna promessa Donna Vekic. Paolini è stata sotto 62/4-2 finchè in quel primo game del secondo set è riuscita ad agganciare con la punta della racchetta un pallonetto rimandando la palla nel campo della croata che poi sbagliata lo smash mettendolo largo. La partita gira in quel momento. “E io sono stata lì pronta a prenderla, sono attimi, bisogna saperli prendere perchè non passano spesso” dirà poi sorridendo Jasmine nella conferenza stampa post match. Paolini recupera il break e comincia una battaglia punto su punto che vede l’italiana portare a casa il secondo set (6-4). Il terzo inizia male, subito il break della Vekic, il rischio di andare 3-0 sotto e invece tra un pianto dell’avversaria, qualche discesa a rete e palle ben angolate dell’italiana, Jas si ritrova davanti 5-4 gioca e il primo dei tre match point. Una partita incredibile, pubblico impazzito, “la semifinale più lunga nella storia di Wimbledon” rende omaggio lo speaker. Due giocatrici che hanno divertito e onorato questo sport. Alla faccia di chi dice che il tennis femminile è noioso.

Jasmine Paolini (Foto Ansa)

La bambina e i suoi sogni

Da quella promessa nel 2005 a oggi sono passati diciannove anni in cui probabilmente è stata sprecata qualche occasione. Da under Jasmine entra nel programma federale e poi al Centro tecnico di Tirrenia. In fondo per lei è tutto abbastanza vicino, alta Toscana, non ci sono traumi ne distacchi. Però le cose non vanno come dovrebbero: buona giocatrice, ottime potenzialità che però restano inespresse. Succede a molti atleti, purtroppo. “Ognuno fa il suo viaggio - ripete Jasmine - io ho fatto il mio, con i miei tempi e le mie pause. Ora sono arrivata qua. Se mi avessero detto all’inizio dell’anno che avrei giocato le finali di due slam… no, vabbè, dai, ma chi ci avrebbe mai creduto. E’ sempre stato il mio sogno giocare qua, a Wimbledon, e vincere. E dire che prima di quest’anno non aveva mai vinto una partita sull’erba. Io sto vivendo il mio sogno, me ne devo ricordare”. A Jasmine piace molto il concetto di “viaggio” applicato alla sua carriera di tennista, ne parla sempre nelle interviste post match. “Viaggio” perchè i risultati non arrivano mai in quel momento in cui li vedi ma cominciano ad arrivare molto tempo prima. “L’importante è crederci, lavorare, allenarsi, dare il massimo, stare concentrati”.

La svolta

La svolta per lei si chiama Renzo Furlan, ex top 20, il tecnico federale che nel 2010 portò Francesca Schiavone alla vittoria del Roland Garros. Nel 2015 Jas contatta Renzo : era rimasta senza allenatore e vorrebbe ingaggiarlo. Furlan però ha già un impegno con la federazione serba per 16-17 settimane l’anno e può dedicarsi a Jasmine solo quando torna a casa visto che abitano vicino tra le province di Massa-Carrara e Lucca. Furlan l’aveva conosciuta da under 14 : “L’ho sempre detto anche a lei, mi impressionò per la velocità dei colpi e la determinazione”. Il loro rapporto diventa stabile dal 2020. Jasmine è appena entrata nelle prime cento, vuol dire giocare nei tabelloni degli Slam senza passare dal massacro delle qualificazioni. A quel punto Furlan accetta la sfida e diventa il suo coach. Da allora è una crescita continua, soprattutto in consapevolezza e confidenza, abitudine ad incontrare giocatrici più forti e iniziare a capire come fare per batterle. Nel team entra anche un mental coach che fa un lavoro importante sulla consapevolezza e sul controllo delle emozioni.
Il 2023 è l’anno della conquista della top trenta, diventa la numero 1 d’Italia, arrivano un po’ di ingaggi e di sponsor, arriva la finale della Billie Jean Cup dove l’Italia arriva in finale è il merito ha un nome e un cognome: Jasmine Paolini. Arrivano anche Sara Errani e la proposta di allenarsi per il doppio olimpico. Arrivano le vittorie. La prima importante è il Master 1000 di Dubai. Furlan può essere definito un costruttore di campionesse. L’importante è che ci sia la tecnica, assai più importante della potenza. E in Jasmine la tecnica è molto alta. "È vero che anche tra le donne ci sono giocatrici alte e potenti, ma la tecnica è decisiva. È la tecnica che fa viaggiare la palla e la sua va molto veloce. In più è agile e molto elastica”. Ed è con la tecnica, abbinata ad una palla potente, che Jasmine ha fatto finale a Parigi e ha conquistato il podio a Wimbledon.

Mrs Smile

Nei vialetti di Curch road la chiamano “mrs Smile”. Il pubblico del Centre court e del campo numero 1 la adora, è pazzo di lei, dei suoi saltelli a piè pari, del pugno alzato e di quel “andiamo” urlato ai sette venti che ci piacerebbe prendesse il posto di “vamos”. “Io spesso sorrido per camuffare la tensione, per farmi coraggio, anche oggi in campo credo di aver sorriso quando sono andata a servire nel super tre break ed ero 7-8 sotto. Ho pensato che se avessi sbagliato sarebbe stato un problema…”. Ha sbagliato la prima ma ha messo una seconda così liftata che Vekic non ha capito nulla sul rimbalzo. Altri due errori della croata, provocati dalla palla sempre insidiosa, con parabole alte e mai uguali di Jasmine, e il match era finito. Gli inglesi ieri hanno certamente capito da dove arriva il sorriso e la risata cristallina di Jasmine: mamma Jacqueline ce l’ha uguale. E ieri la regia di Wimbledon, le mille telecamere piazzate in ogni angolo del site, passavano di continuo dal sorriso di Jasmine a quello di mamma Jacqueline saltellante (anche lei) in tribuna. Le immagini poi venivano rilanciate sui maxi schermo. E tutti sorridevano. Contagioso. Ha avuto più inquadrature Jacqueline della principessa del Galles, Catherine, che si è divertita molto nel Royal box. “Io di mio sorriderei molto poco, ho imparato però che fa bene, aiuta e rilassa.Anche la concentrazione”. Jasmine racconta un piccolo aneddoto: “Qualche giorno ha incontrato Martina Navratilova (che aveva conosciuto a Parigi nella premiazione per la finale, ndr) negli spogliatoi. Mi ha chiesto se avessi vinto o perso. Avevo appena vinto contro Keys. ‘E allora perchè non sorridi’ mi ha quasi rimproverato”.

L’equilibrio

Parla molto Jasmine, le piace avere a che fare con giornali e tv. Ma riesce ad essere anche molto riservata. Quando è a casa, vive per lo più tra Bagni di Lucca e Forte dei Marmi. La piace andare al ristorante e dopo ogni vittoria si regala uno chef stellato. Lo chef è anche a Wimbledon dove ha preso una casa che condivide con Renzo (Furlan), Andrea il preparatore atletico, e Sara Errani, la compagna di doppio. Oggi Jasmine è una tennista a tutto tondo, serve bene, sa colpire con tante variazioni, capace in difesa ma soprattutto anche a rete dove l’esperienza e le tante vittorie in doppio (Roma e finale a Parigi) le hanno dato l’arma in più che ha fatto la differenza qui sull’erba di Wimbledon. La costruzione dell’atleta è quasi completata. Al resto ci pensa il talento.

 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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