Rune dopo il valzer dei coach torna al primo. Che confusione di gioco per “il nuovo Connors”
Salvate il soldato Rune. Perché, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz stanno mantenendo tutte le loro belle promesse ma il terzo giovane promesso al vertice, il danese Holger, “il nuovo Connors”, si è perso per strada, e vaga di coach in coach, alla ricerca di una identità tattica ancora oscura. Tanto che, nel valzer ormai ridicolo di accompagnatori tecnici, è tornato a casa, cioé, al primo allenatore. Ma da Lars Christensen a Lars Christensen (dal quale si era separato a novembre dell’anno scorso), ci sono stati Patrick Mouratoglou (col quale si era allenato una prima volta alla sua Accademia nel 2016 e che, dopo più tira e molla, aveva voluto come coach a tempo pieno dall’ottobre 2022 a marzo 2023), Boris Becker (ottobre 2023-febbraio 2024), Severin Luhti (dicembre 2023-febbraio 2024), Patrick Mouratoglou II (da febbraio a luglio scorso), Benjamin Ebrahimzadeh Rezayeh (solo la stagione asiatica di quest’anno) e Kenneth Carlsen (l’ex pro che ha riconsegnato il testimone a Christensen).
Tutti molto, troppo, diversi fra loro, ma sempre con la supervisione e spesso ingombrante presenza anche fisica della mamma/manager, Aneke. Che puntualizza sull’ultima scelta tecnica del figlio: “Christensen non si è mai allontanato davvero dal team, abbiamo solo sfruttato tutte le risorse che, per varie ragioni, abbiamo avuto”. Facendo così capire che qualcuna di queste scelte veniva dal manager, dagli sponsor o dai legami logistici con la scuola di Mouratoglou sulla Costa Azzurra.
AMBIZIONI
Rune, coetaneo ed ex rivale diretto di Alcaraz da junior, ha sempre dichiarato pubblicamente di puntare “al numero 1 del mondo e a vincere gli Slam”. S’è aggiudicato 4 titoli ATP ed è arrivato nei quarti degli Slam seniores già tre volte, ad agosto dell’anno scorso è salito al numero 4 del mondo, ma è poi scivolato al 14, fors’anche per una cattiva gestione dell’infortunio alla spalla, trascinandosi troppo a lungo la domanda irrisolta: meglio fermarsi e curarsi al meglio o provare a trovare la soluzione strada facendo, imbottendosi di antinfiammatori?
Così facendo, Holger, che ha un carattere prepotente e imperioso, ha smarrito fiducia e certezze, malgrado le ottime premesse. Che erano schizzate prepotentemente in alto nel 2022, quando aveva conquistato Monaco di Baviera e Stoccolma e si era soprattutto aggiudicato il primo Masters 1000, a Parigi-Bercy 2022: il ragazzino terribile e sfrontato che all’epoca in campo sapeva sempre fare la scelta giusta, dopo aver salvato d’acchito 3 match point contro Stan Wawrinka era diventato il primo della storia Open a mettere in fila nello stesso torneo cinque top ten, Hurkacz (10), Rublev (9), Alcaraz (1), Aliassime (8) e Djokovic (7) in finale.
DELUSIONI
Poi però, Holger non ha tenuto il passo dei rivali diretti, accusando subito una madornale batosta agli Australian Open dov’ha perso clamorosamente nel quarto turno contro Andrey Rublev da 5-2 al quinto, poi 6-5 con due match point poi 5-0 e 7-2 al super tie-break. Ha rialzato la testa solo con l’arrivo della terra rossa, a Montecarlo battendo Sinner, d’astuzia, ma perdendo ancora con Rublev in finale, poi ha concesso il bis a Monaco, ha brillato ancora a Roma cedendo in finale a Medvedev del Roland Garros spegnendosi dopo il primo set contro Ruud.
Le semifinali al Queen’s e i quarti a Wimbledon non hanno saziato la sua ambizione, l’hanno portato in alto in classifica, ma poi hanno deluso ulteriormente le sue speranze per via dal riacutizzarsi del problema alla schiena. Tanto che, dai Championships ha perso 4 volte d’acchito, ha battuto Aliassime, e s’è arreso altre due volte al primo turno. Anche se poi con la semifinale di Basilea e i quarti di Bercy s’è qualificato al Masters di Torino. Dal quale oggi, quasi un anno dopo, da 15° della Race, è ancora lontano. Con qualche acuto, ma nessuna esplosione da cavalcare per ripresentarsi fra i protagonisti. Mentre Sinner ed Alcaraz si sono divisi gli Slam e sono stati protagonisti nei “1000”.
BRUTTA NOMEA
Ai problemi di gioco e di fiducia, Holger - che per vincere a tutti i costi, non esita a coinvolgere il pubblico, a fermarsi, a sfruttare qualsiasi possibile scappatoia - ha aggiunto i cattivi rapporti con lo spogliatoio. Peraltro con due dei personaggi più concilianti, Wawrinka e Ruud, scatenando bagarre che poi si sono amplificate sui social. E, anche se lui si ribella, gli è stata appiccicata l'etichetta di “bad boy”. Che, una volta scomparso Nick Kyrgios dalla scena, ha mantenuto da solo.
RIPARTENZA
Al ricchissimo torneo esibizione “Six Kings Slam” di Riad, dov’è invitato come possibile campione accanto ad assi titolati come Djokovic, Nadal, Medvedev, Sinner e Alcaraz, il danese s’è detto fiducioso sul ritorno al passato: “Sono felice di lavorare di nuovo con Lars. Ci conosciamo da molti anni e insieme abbiamo sviluppato il nostro linguaggio tennistico. Nell’ultimo mese mi sono allenato alcune volte con lui quando ero in Danimarca e ha avuto un effetto davvero positivo sul mio servizio”. Tifiamo per lui per recuperare un personaggio giovane di grandi potenzialità.