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Che show nel tempio di Wimbledon. Sinner vince ma gli servono tre tie-break. Ben tornato Matteo

Il numero 1 del mondo vince il derby azzurro contro un Berrettini ritrovato. Il match che poteva valere una finale si è chiuso 7-6/7-6/2-6/7-6. Sinner: “Partita durissima, sapevo di dover alzare il livello. Felice che Matteo sia tornato così in forma”. Berrettini: “Sono contento, ho giocato alla pari. Ho capito che gioia e felicità per me dipendono dal tennis”. Avanza anche uno splendido Fognini. E Jas Paolini

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   

“Sarà una partita molto dura” aveva detto Jannik. “Io vado in campo per giocarmela” aveva detto Matteo. E’ stata una partita stellare. L’ha portata a casa il numero uno del mondo Jannik Sinner dopo tre e 43 minuti che valevano la finale di questo slam. I quindicimila del Centre court saranno eternamente grati perchè non si ricorda un match di questa intensità tecnica e agonistica al secondo turno. Il punteggio dice tutto: 7-6/7-6/2-6/ 7-6. Il pubblico ha salutato l’uscita dal campo di Berrettini in piedi a cominciare dal Royal box. E ha salutato Sinner augurandosi di vederlo in finale. Scongiuri e diplomazia: “Vediamo, un passo alla volta”. Possiamo qui dire che Sinner l’ha risolta grazie ad una maggiore continuità in tutti i colpi, da fondo campo e sotto rete. Berrettini, un giocatore del tutto ritrovato, è stato “the hammer” con servizio e dritto e in più ha mostrato un rovescio più efficace del solito sia nella versione slice che in quella “coperta”.

La potenza

Un match segnato dalla potenza dei colpi, del servizio (di entrambi) e del dritto (soprattutto di Sinner), dalle smorzate (di entrambi) e della discese a rete (di Berrettini). Nonostante la velocità dei colpi, le palle hanno spesso fischiato sul net - molte situazioni sono state risolte da chi per primo è riuscito a trovare la smorzata o il cambio di ritmo. Tanti gli scambi da cerchietto rosso: risposte lungo linea di Sinner, dritti pesanti di Berettini seguiti da discese a rete decisive. Ben tre volte, tra il terzo e il quarto set, il pubblico si è alzato in piedi ad applaudire il coraggio di Berrettini che, ad un quindici dalla sconfitta, non ha tirato indietro il braccio e ha servito aces e piazzato negli angoli il suo dritto micidiale. Persi i primi due set al tie break (7-3 il primo e 7-4 il secondo) il romano ha breakkato per primo nel terzo set arrivando a testa bassa al 6-2 nel terzo. Nel quarto set, Berrettini ha breakkato di nuovo sul 2-1, l’altoatesino ha risposto subito. Alcune magie: un rovescio di Berrettini che è letteralmente rientrato dal corridoio e ha sorpreso Sinner; un tweener di Jannik che invece non ha sorpreso Matteo già arrivato a rete. Il rumore della palla sulle corde di entrambi aveva la pienezza della perfezione, di quando la somma tra spinta e impatto sono al massimo della sincronia e del coordinamento. E’ un momento speciale, a velocità così alte, e Jannik e Matteo ieri sera lo hanno trovato molte volte.

Berrettini, tra amarezza e speranza

Se l’Italia di Davis con questi due può veramente farci sognare, è chiaro che a Berrettini è rimasto molto amaro in bocca. “Difficile essere positivi dopo una partita così - ha detto - per capirsi, ho preso il break pur avendo servito sei prime palle pazzesche. Ho giocato alla pari e ho commesso molti errori. La cosa importante è che sono entrato in campo senza pensare agli infortuni o alla paura di farmi male. Ho bisogno di continuità, quella che non ho avuto negli ultimi due anni. A parte un viaggio a Mediugorje, ho bisogno di giocare, di fare tornei, di non spezzare il ritmo, di allenarmi anche perché questo è ciò che mi dà veramente la felicità”.

Una faccenda tra amici

Alla fine del match, con il Centre court in piedi ad applaudire, i due azzurri si sono abbracciati alla rete. Berrettini ha allungato una carezza a Sinner, “gli ho augurato di andarsi a prendere la vittoria fino in fondo”. Il numero 1, quando arriva in conferenza stampa e ormai è quasi mezzanotte, ha parlato di “un ottimo match”, di aver saputo giocare “veramente bene i tie break” ma soprattutto della gioia di aver rivisto “il Berrettini di sempre”. E’ sembrato grato, Sinner, di “aver potuto iniziare questa partita col sorriso e di averla conclusa col sorriso”.

E aspettandoli, ha sorriso tutto il giorno il pubblico dell’All England Lawn tennis club, chi aveva il biglietto per il Centrale e le migliaia assiepate sulla Murray Hill davanti allo maxi schermo.

Aspettando “l’Italian show down”

“Siete pronti per la resa dei conti tutta italiana?”. La frase è stata passata a rullo tutto il giorno sui monitor e sui grandi schermi di Church road. Perché nel terzo giorno dello slam sull’erba la partita del giorno è stata il derby azzurro tra il numero uno del mondo Jannik Sinner e l’ex finalista nel 2021 Matteo Berrettini. Per dare l’idea di come ha funzionato il tifo nel derby azzurro, raccontiamo una scena accaduta ieri verso mezzogiorno nel bus a due piani che collega la stazione di Wimbledon al club. Avevo in mano qualche quotidiano britannico per assaggiare l’aria prima del voto alle politiche di oggi in Gran Bretagna. Intorno a me una signora di 76 anni, una di 55 e due ragazze di 18 e 20. Avendo capito che sono italiana, mi hanno distolto da quella che doveva essere la mia lettura durante il tragitto e hanno iniziato a fare domande su “Jannik” e “Mateeeeeooooo”, così, quasi un sussurro che lascia immaginare. Per farla breve, da un punto di vista strettamente femminile, il derby tra il numero 1 e l’ex finalista è diventato un derby tra due immagini molto diverse di uomo. Sinner - sia detto senza alcuna malizia - è il prediletto delle signore un po’ più avanti negli anni, il fidanzato ideale per figlie e nipoti; Berrettini è un vera icona sexy per cui ogni volta che cambia una maglietta al cambio di campo, anche gli inglesi fanno “ooohhhhh”.

Compiaciuti per tanta attenzione, i due italiani sono entrati in campo alle 18.45 ora di Greenwich, le 19. 45 in Italia. Centrale pieno in ogni ordine e grado. Più volte costretto alla standing ovation dai traccianti filo rete e dalle prodezze di questi due. Pubblico decisamente convinto nel voler issare Berrettini fino al quinto set. “C’è stato un momento, più d’uno forse - dirà dopo in conferenza stampa - in cui mi

sono venuti i brividi perché ho realizzato quanta attenzione c’era a questa partita. Quante persone ci stavano guardando. Un giocatore si nutre di questi momenti. Sono quelli che ci danno sempre una motivazione in più, soprattutto quando le cose non girano come dovrebbero”

Fognini, tra prodezze e nuovo look

Ieri sono state 42 mila le presenze a Church road, un po’ meno affollato del solito il Royal box ma in fondo - possiamo ipotizzare - anche per la famiglia reale e invitati è consigliata una giornata di concentrazione prima di un voto così importante. Oggi si vota nel Regno Unito, finisce l’era Tories e ricomincia quella dei Labour. Sono passati quindici anni e in Gran Bretagna sono cambiate molte. In peggio, a cominciare, troppe cose.

La giornata è stata tutta in ritardo per la piaggia fine che s’affaccia a tratti. Tiene certamente verde l’erba ma è un problema per gli organizzatori. Ed è stata segnata, prima del derby italiano, dalla vittoria del redivivo - o forse anche nato per la prima volta - Fabio Fognini che si è sbarazzato in quattro set della testa di serie numero 8 Gasper Ruud. E’ stata, a detta di molti osservatori, la partita più bella della giornata (dopo il derby azzurro). L’italiano ha sfoderato tutto il suo repertorio di palle corte e lob, diagonali, accelerazioni, lungolinea passanti di rovescio e diritto che lo stesso norvegese ha accompagnato con “bravo”. Fognini ha una facilità di gioco, praticamente non apre neppure, e un anticipo sulla palla che gli consente di fulminare chiunque grazie al suo tempo. Fognini ha anche molta mano, è leggero nel tocco e nel secondo set, avanti 5-2 e poi cinque pari, ha giocato per chiudere 7-5 con una serie di tocchi sotto rete in controbalzo che sembravano carezze. Soprattutto l’azzurro non ha tradito. Molti hanno pensato che perso il terzo set (dove era avanti 5-2), Fabio avrebbe tirato fuori l’altra parte di sè, quella polemica e perdente che gli ha tolto sin qui tante soddisfazioni in carriera nonostante il braccio d’oro. Invece, ormai a 37 anni, colore e taglio di capelli alla Rod Steward e senza più la responsabilità di essere l’unico italiano in grado di regalare vittorie, Fognini trova l’equilibrio e la giusta distanza che gli consente di restare concentrato, non calare nel rendimento e di vincere. “Se fossi nato quadrato come Sinner avrei avuto anche dalla stampa un trattamento diverso, ma è andata così… Però sappiate che uno con la mano (tennistica, ndr) che c’ho io deve ancora nascere” ha detto poi in conferenza stampa. Un po’ polemico, quasi rancoroso. La sconfitta di Lorenzo Sonego contro Bautista Agut, evita un altro derby azzurro. E contro lo spagnolo, Fognini può divertirsi e farci divertire ancora.

Mentre Sinner e Berrettini incantavano a colpi di mazzate di servizio e di diritto il pubblico del Centre court, la piccola Jasmine Paolini si liberava in due set della belga Minnen e al terzo turno se la vedrà con la Andreescu, 24 anni,ex top five, fermata da vari infortuni e vincitrice degli Us Open nel 2019. Si sono già incontrate a Parigi, il primo torneo per la canadese, e l’azzurra ha vinto in tre set. Un altro bel test per l’italiana che potrebbe raggiungere la quinta posizione in classifica.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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