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Sinner e la terra: "Monte-Carlo un test, Parigi è un doppio obiettivo"

di SuperTennis   
Sinner e la terra: 'Monte-Carlo un test, Parigi è un doppio obiettivo'

La terra rossa bisogna farsela amica. La battuta che lo scorso anno fu di Daniil Medvedev dopo la vittoria a Roma, se la prende anche Jannik Sinner alla vigilia di Monte-Carlo. “La terra bisogna farsela amica”, ripete Jannik mentre cerca di spiegare il suo rapporto con la superficie che mette maggiormente alla prova il suo talento.

“Il mio primo risultato importante a livello Slam è arrivato proprio sulla terra, nel Roland Garros del 2020 (sconfitta nei quarti con Rafael Nadal, ndr), dunque non è che non ci possa giocare bene qui sopra. Il fatto è che mi sento meno a mio agio rispetto al cemento. Arrivo da un inizio anno straordinario, ho vinto tanto e sono andato oltre le attese. Ma adesso si riparte. Per me Monte-Carlo è una specie di allenamento agonistico. Spero solo che duri più di una partita”.


Eccessi di prudenza a parte, è chiaro che non si possa pretendere di restare sempre allo stesso livello tutto l'anno. Nessuno chiede a Sinner – tranne forse qualche tifoso – di puntare la doppietta Miami-Monte-Carlo, che per certi versi sarebbe pure più straordinaria di quella Indian Wells-Miami. L'ultimo a riuscirci? Novak Djokovic, nove anni fa. “L'obiettivo per me – continua Sinner – è arrivare pronto sulla terra del Roland Garros e poi per le Olimpiadi. Certo che sono un traguardo speciale per me, sono nella mia top list. Si giocano ogni quattro anni, ho saltato quelle precedenti e adesso voglio presentarmi al meglio a Parigi”.

Intanto giocare a Monte-Carlo è praticamente come giocare in casa, per Jannik. “Quando non sono in giro per tornei vivo qui, dove trovo la mia privacy e tanti giocatori con cui allenarmi. Il torneo qui al Country Club è fantastico, ci sono un sacco di italiani e un anno fa è andata bene (semifinale persa con Rune, ndr), anche se poi il resto della stagione su terra non è andato esattamente come volevo”.


Ma per cosa passano i prossimi miglioramenti del numero 2 del mondo? “Stiamo lavorando quasi più in palestra che in campo. C'è tanto da fare a livello fisico, ma in passato siamo andati cauti, soprattutto coi pesi, perché si tratta di qualcosa che può incidere negativamente sul proprio fisico, sulla lunga distanza. Adesso abbiamo impostato un lavoro che mi potrà permettere di crescere ancora”.

C'è poi la parte mentale, che è fondamentale ma che rappresenta il punto di forza per eccellenza, del 22enne della Val Pusteria. “In fondo la mente è l'unica cosa che dipende davvero dal tuo controllo, in campo. Perché per il resto ci sono troppe variabili che sono fuori dal proprio controllo e che bisogna semplicemente accettare. Provo a controllare anche gli stati di pressione, cercando di giocare punto per punto, giorno dopo giorno, partita per partita. Cerco di mantenere chiara in testa l'idea che questo tipo di pressione sia qualcosa di positivo per il mio cammino. È interessante capire come gestirla”.


Non manca mai, nelle interviste di Sinner, la sensazione che Jannik sposti l'attenzione su qualcosa o qualcuno di diverso da se stesso e dal tennis. “La cosa principale per quanto mi riguarda è vivere felice e in salute. Voglio continuare ad avere una vita normale al di fuori del tennis. Spesso quando tornavo a casa da scuola non trovavo i miei genitori perché entrambi erano al lavoro. Poi magari arrivava mia madre, ma mio padre lo vedevo solo di sera perché aveva da fare. Sono loro che mi hanno fatto capire che c'è il lavoro e poi c'è la vita normale, la vita privata. E bisogna tenerle separate. Quando passavano una brutta giornata al lavoro, li vedevo comunque ridere e scherzare: per me è stato l'insegnamento più grande. Così, che vinca o che perda, cerco di mantenere un mio equilibrio e di guardare alle cose che contano davvero”.

di SuperTennis   
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