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Sinner “sconfitto” continua il lavoro in Davis. Binaghi, presidente Fitp: “Vincerò la battaglia per tenere a Torino le NittoAtpFinals”

L’azzurro ha potuto molto poco contro il travolgente Djokovic che ormai ha divorato record e tabù: 24 slam, 40 Master 1000, 98 tornei, otto anni conclusi da numero 1. Il successo economico e sportivo delle Finals e del movimento tennistico

Claudia Fusanidi Claudia Fusani    
Sinner “sconfitto” continua il lavoro in Davis. Binaghi, presidente Fitp: “Vincerò la battaglia per...
Sinner e Djokovic (Ansa)

Non è stato distrutto un sogno. Il campo ha semplicemente confermato non solo il numero Uno dell’anno ma il GOAT di sempre, the Greatest of All Times. E’ vero, Jannik Sinner aveva battuto Nole Djokovic martedì sera qui a Torino per la prima volta in carriera, una partita che ha mandato in visibilio il pubblico delle Nitto atp Finals dopo tre tiratissimi set di cui due al tie break (75/67/76).  L’ Italia del tennis ha iniziato a sognare a occhi aperti quella sera, ha continuato giovedì contro il danese Rune, è impazzita sabato pomeriggio quando l’azzurro ha battuto per la terza volta di fila in un mese e mezzo il numero 3 del mondo, il russo Daniil Medvedev. La compassata Torino si è ritrovata senza saperlo né volerlo ammassata davanti ai maxi schemi sistemati nel centro della città a fare il tifo per questo ragazzo dai capelli rossi, i denti un po’ radi che sembra Harry Potter armato però di racchetta anzichè di bacchetta magica. L’Italia ha scoperto un campione che non ha alcuna intenzione di fare l’eroe e che anche ieri sera, davanti ad un pubblico che lo ha subito perdonato, ha detto: “Sono solo un ragazzo di 22 anni che ama il tennis. Vi ringrazio per le emozioni speciali che mi ha avete fatto vivere. non potrò mai dimenticare il boato di quando domenica scorsa (il 12, primo giorno di torneo) sono entrato in questo campo per il primo match contro Tsitsipas. Sono deluso, certo, ma Nole ha giocato veramente bene stasera e io sono comunque orgoglioso per quanto ho fatto in questa stagione”.  

Il Goat

Qualcuno dirà che era inevitabile che andasse così, che Jannik dopo tutto , in questa trasformazione tecnica e tattica che ha fatto da Wimbledon a oggi, non poteva aggiungere anche l’ingrediente della gestione  del successo. Sinnner è diventato una pop star in una settimana . E ieri quando è entrato in campo ha sentito sulle gambe tutta la pressione di un paese che si è fermato per lui. In fondo mai prima d’ora in  53 edizioni l’Itatennis era arrivata nella finale del tornei dei Maestri, il Master di fine stagione.  È giunta l’ora, finalmente, di mettere nel giusto posto della Storia le gesta di Panatta,  Bertolucci, Pietrangeli. Abbiamo un glorioso passato, nuovo record di cui andare fieri e, soprattutto, un futuro a cui guardare.   

La verità però è che ieri sera Novak Djokovic è stato una volta di più ingiocabile. Lo dicono i numeri: 36 anni e in bacheca 24 titoli Slam, 40 tornei master mille, 98 titoli vinti. Per otto anni, anche se non di fila e compreso il 2023, ha chiuso da numero 1. Il serbo è l’uomo dei record, li ha frantumati tutti, anche quello del Master, togliendo  a Roger Federer l’ultimo feticcio: sei per lo svizzero, da ieri sette per il serbo. 

Djokovic ha vinto il sorteggio, ha deciso di servire e ha deciso sopratutto che avrebbe vinto. In due set. Al numero 2 del mondo Alcaraz in semifinale ha lasciato cinque game. A Sinner in finale ne ha lasciati sei. Tanto per chiarire chi è il GOAT, nonostante l’età e nonostante sia rimasto ormai l’unico superstite della Gilded Age del tennis, quella irripetibile di Roger, Rafa e Nole, appunto.  

Nessuna chance

Basta vedere l’analitica dei set. Il primo se ne va in 39 minuti, break del serbo al quarto game con Sinner che si fa recuperare da 40-15. E poco importa se una palla del serbo non è stata chiamata fuori. Sinner tiene i suoi game di servizio lottando perché il serbo riesce a rispondere da ogni angolo e a qualunque velocità. Non solo: riesce sempre ad anticipare la risposta colpendo davanti, specie di rovescio, servizi che viaggiano a 200 km/h. Eppure il campo è così veloce. Il serbo invece vince i suoi game infilando ace puliti e sporchi, comunque vincenti. Il secondo set impiega quasi un’ora. Nole fa subito il break e sale 2-0. Nel terzo game, con l’azzurro al servizio, il serbo vola 0-30 e sembra finita. Non è così: Jannik, reagisce, prova a cambiare qualcosa, tira anche più forte, inventa un paio di smorzate, trovo qualche angolo giusto, Djokovic sembra “regalare” qualcosa dopo quaranta minuti giocati da killer a pagamento.  Il settimo game del secondo set -  23 punti giocati di cui le metà ai vantaggi - può sembrare una svolta. Jannik non affoga e resiste. Ma è solo una breve parantesi. Di la c’è un signore che si chiama Djokovic che non ha alcuna intenzione di cedere lo scettro ad un ragazzo di quattordici anni più giovane e per di più idolo di casa. Non solo: non sembri mieloso, ma l’arrivo dei due figli 9 e 6 anni anni, lo ha risvegliato da un torpore che nei primi giorni non lo aveva fatto brillare.

“Bravo Jannik, sei molto vicino ad essere numero 1 e vincerai titoli degli Slam. Te lo auguro davvero” ha detto alla fine concedendo all’avversario l’onore delle armi. Intanto però, finchè c’è lui, tutta le new age dovrà fare la fatica di batterlo. Ogni volta che i loro destini s’incontreranno. 

Quale futuro per le Finals 

Finita una settimana incredibile, è tempo di bilanci. E progetti. Angelo Binaghi, presidente della Fitp, non sta nella pelle per la gioia. Di numeri ma soprattutto di entusiasmo. La finale non è stata ancora giocata quando fa una conferenza stampa con il presidente della Regione Cirio, il sindaco Lo Russo, il ministro dello Sport e dei giovani Abodi. C’è un tema he per tutta la settimana è andata in direzione uguale e contrario al successo di pubblico e risultati: fantastiche le NittoAtpFinals, ma che fine faranno? Il contratto iniziale  (“ricordo ancora quando Binaghi arrivò da me che ero al Credito sportivo spiegandomi perchè dovevamo organizzare e mi sembrò un marziano” racconta oggi Abodi) vale cinque anni e scade nel 2025. Dal prossimo inizieranno i negoziati per i rinnovi, le candidature. Torino piace, emoziona, la città funziona e risponde ai servizi, i giocatori - lo stakeholder più importante - ci vengono volentieri. Ma c’è un candidato molto liquido che potrebbe mettere sul tavolo un’offerta irrinunciabile. Si chiama Arabia Saudita e, pur non avendo alcuna cultura nè tradizione meno che mai un movimento sportivo adeguato, ha già ottenuto le NextGenAtpFinals in calendario tra dieci giorni.  Potere dei soldi. Senza dubbio. Ma Binaghi ieri è stato chiaro: “Io vinco questa battaglia. Abbiamo tutte le carte in regola per farlo. Ecco perchè la vincerò”. Insieme ai big sponsor - Nitto e banca Intesa - e all’Atp, che è la casa dei giocatori. Il presidente della Fitp, cui il ministro Abodi ha riconosciuto la concretezza e il prestigio di “uno dei migliori dirigenti sportivi attivi in Italia”, ha spiegato con i numeri perchè le Finals dovranno restare a Torino “per almeno altri cinque anni”: 174 mila biglietti venduti; 303 milioni di euro (“mal contati”) l’impatto economico sul territorio nei dieci giorni di evento tra hotel, ristoranti, soggiorno ; 66 milioni di gettito fiscale (“e a noi lo Stato ne dà 15 ogni anno come Federazione”); duemila occupati a tempo pieno. Le Finals attraggono investimenti stranieri, producono un impatto sociale (266 milioni di euro, stimati da Ernst and Young)  e hanno una efficienza pari a 4,7 quando la media è 2,5. Insomma l’Italia è una fabbrica di eventi e lo sport - in questo caso Fitp e Sport e Salute - hanno il know how per uno standard di altissimo livello. “Ecco perchè io vi dico che questa partita la vinco. O, meglio, la vinciamo” ha ripetuto Binaghi. 

Il boom del tennis

Tra i numeri e le slide brilla quella del movimento tennistico. E’ già stato misurato anche l’effetto Sinner. Sarebbe pari a 21 milioni, nel senso che il fatturato delle Finals sarebbe stato più povero senza Jannik detto The Fox (come il suo proprio simbolo grafico che ormi si comincia ad intravedere su ogni suo outfit). L’arancione è diventato giorno dopo giorno il colore dominante e  i Carota boys, il fan club di Sinner (subito ingaggiati da Lavazza)  sono riusciti a contaminare piccoli e grandi, bambini di ogni età, signori attempati con la T-shirt arancione sopra la camicia e la cravatta, signore non meno attempate con parrucche arancioni. È stato divertente vedere il Pala Alpitour punteggiato di macchie arancioni.  Sicuramente Sinner beneficia di un movimento che da Berrettini in poi - e quindi Sonego, Musetti, adesso anche Arnaldi senza dimenticare Fognini e Bolelli - negli ultimi tre anni occupa stabilmente la top 60. Binaghi conta i tesserati, quasi 660 mila (compreso il padel; erano 325 mila nel 2020)  e si appresta a lanciare un altro sport cugino stretto del tennis, ancora più del padel: si chiama pickle ball e nella fan zone del Pala Alpitour ha spopolato per tutta la settimana. 

Ma non finisce qua

Stamani il circuito dell’Itatennis trasloca a Malaga. Anche Djokovic che raggiungerà in Spagna la sua squadra. Mercoledì inizia il girone finale. Gli azzurri scendono in campo giovedì contro l’Olanda. E, in caso di vittoria, sabato prossimo potrebbe toccare uno scontro diretto contro la Serbia. Di nuovo Sinner contro Nole.  Chissà. “Sono molto contento di andare a Malaga, felice di giocare in Coppa Davis - ha detto ieri sera Sinner, “contento di far parte di questo gruppo fantastico.

Il gruppo ti fa stare tranquillo”. L’Italia ha trovato un campione che non ha alcuna intenzione di diventare eroe.

 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani    
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