Il tennis femminile ritrova l'epica dei duelli e delle sfide. In campo e fuori è sempre spettacolo
Dopo anni di incertezza e volatilità, si è formato un solido quartetto di testa: Swiantek, Sabalenka, Rybakina, Gauff. Ma subito dopo c’è un bel gruppo di pretendenti e di ritorni eccellenti, da Collins a Svitolina e Osaka.

“Complimenti Iga, ci rivediamo in finale a Parigi e allora…”. Scherza ma neppure troppo Aryna Sabalenka nella cerimonia di premiazione dell’81 edizione degli Internazionali Bnl d’Italia. Ancora una volta la possente bielorussa numero due del mondo ha dovuto cedere il passo alla più - in apparenza - fragile e minuta Iga Swiantek, la 22enne polacca numero 1 del mondo da un paio d’anni al netto di una piccola parentesi nel ’23. Un’ora e 29 minuti belli intesi e potenti ma a senso unico in cui la bielorussa non è mai riuscita a trovare la chiave per incrinare il muro della polacca che ha un metro al posto del braccio e i centimetri al posto degli occhi tanta è la precisione con cui piazza la palla in campo. “Perchè non ho spezzato il ritmo? Perchè non sono riuscita a variare? Bella domanda. Ho provato ma non ci sono riuscita” ammette Aryna. Difficile quando dall’altra parte della rete hai una che tira dritto e rovescio con un anticipo tale che ti lascia ferma. Le statistiche dicono che le due si sono già incontrate undici volte, compreso ieri. Swiatek conduce con otto vittorie.
L’ultima due settimane fa a Madrid, con un 7-5 al terzo set che ha fatto diventare quella di Roma la rivincita. Lo è stata ma è finita al contrario. O meglio, Iga si è presa la rivincita di lasciare solo cinque games alla sua avversaria. A Madrid la bielorussa ne aveva fatti troppi. Era necessario ristabilire gerarchie e distanze il prima possibile.
Il magico mondo del tennis femminile
Ora al di là di questo match, per qualità e intensità di gioco meritevole della finale di un torneo 1000 (alla faccia di chi vorrebbe separare il circuito femminile da quello maschile), è tempo di tentare un bilancio-ragionamento sul tennis femminile. Le due settimane del torneo romano hanno in qualche modo evidenziato alcune di quelle dinamiche necessarie per far tornare pop il tour femminile.
Orfano delle dive che hanno saputo incantare il mondo con il gioco, la grazia, le cadute e la risalite - parliamo di Serena, Venus, Maria e anche Ashley Barty, la ragazza down under che ricamava con la racchetta e che a 25 anni, nel 2022, da numero 1 ha deciso di lasciar perdere perchè preferiva vivere - il tennis femminile è rimasto senza punti di riferimento. Cinque sei anni senza tenniste iconiche, popolari, che fanno parlare di sè, come ogni stagione del tennis contemporaneo ha invece sempre avuto, da Cris Evert a Martina Navratilova, da Monica Seles a Steffi Graf fino, appunto, alle sorelle Williams e le altre nel mezzo. Un vuoto che ha fatto fatica a riempirsi: molte giocatrici dell’est tutte forti ma monotone in campo con nomi impronunciabili e quella identica desinenza -ova che le fa confondere un po’. Qualche raggio di novità lo ha regalato Ons Jabeur, la prima tennista africana (tunisina) nella top five. E la rivoluzionaria Naomi Osaka, la giapponese che a
26 anni ha già vissuto tutto (anche la depressol 2018, a 21 anni, ha vinto gli Us Open sbaragliando il suo mito Serena. Solo che poi Naomi è andata in depressione, troppo successo, troppa pressione, e nel 2021 si è ritirata. Da quel momento il tennis femminile ha conosciuto la crisi del vuoto, ha perso volti, storie, duelli, rivalità. Ha perso l’epica che è l’ingrediente tanto invisibile quanto necessario di questo sport.
Tre anni dopo possiamo dire che quella fase nera è finita. O almeno sembra. Al vertice, e comunque nelle top ten, si sono stabilizzate ragazze in grado di rinnovare l’epica che è l’ingrediente tanto invisibile quanto necessario di questo sport. Per motivi agonistici e non solo.
Le top 4
Di Sabalenka e Swiatek abbiamo detto, la “forza” della bielorussa contro la “mente” della polacca. “Finito la finale ha fatto una video chiamata con mia sorella, non la sentivo da tempo perchè durante il torneo io entro in una bolla” ha dichiarato ieri Iga.
Si aggiunge, anche, l‘elemento geopolitico: la guerra in Ucraina, l’invasione russa, ha caricato le giocatrici di un ruolo di testimonial sin qui inedito. La polacca Swiatek ha giocato nel 2022 e nel 2023 con una spilletta giallo-azzurra sull’inseperabile cappellino. La bielorussa Sabalenka, come tutti gli atleti russi e bielorussi, non può avere insegne nazionali. E ogni volta che incontra le tenniste ucraine è sempre una guerra fino all’ultimo colpo. C’è stato un match qui a Roma - gli ottavi di finale - che ha visto contro Sabalenka e Svitolina, la ragazza di Odessa che dice: “Ogni volta che scendo in campo contro di loro mi sento come un soldato che combatte per la sua patria”. Due ore e quaranta minuti di match notturno in cui ogni quindici ha messo in palio molto già di un punto. La bielorussa l’ha spuntata al tie break del terzo set, la tigre tatuata sul braccio destro di Arina contro l’altra tigre tatuata sulla coscia sinistra dell’ucraina. Alla fine non si sono neppure guardate: è così dal febbraio 2022 ogni volta che una giocatrice ucraina (Kalinina, Yastremska, Kostiuk, Tsurenko tutte nelle prime cinquanta), incontra una russa o una bielorussa, nemiche e non più avversarie. “Cercate di capire - ha spiegato più volte Svitolina - so che questo è uno sport ma noi non possiamo non pensare cosa sta succedendo nel nostro paese mentre noi siamo in campo. A casa ci guardano e nessuno capirebbe mai una stretta di mano”. Guerriere oltre che giocatrici.
Non è solo tennis
Il fatto è che quasi mai, soprattutto nelle donne, sono solo parte di tennis. Ci sono le giovane ( e meno giovani) mamme che hanno lasciato e ora sono tornate. E non è certo bisogno di soldi perché nella loro precedente vita tennistica hanno guadagnato milioni di dollari tra premi, ingaggi e contratti pubblicitari. E’ il caso di Elina Svitolina, da un paio d’anni signora Monfils, due volte vincitrice a Roma e top ten stabile tra i 2014 e il 2021. Nel 2022, a ottobre, è nata Skai, Elina adesso è di nuovo tra le prime venti. E’ il caso di Angelique Kerber, la tedesca numero uno del mondo, per 34 settimane numero uno del mondo tra il 2016 e il 2017, tre titoli slam e quattordici titoli Wta. Nel 2022, lascia il circuito per diventare mamma (ha già 34 anni) ma torna all’inizio del 2024 nonostante problemi fisici che è difficile tenere a bada e a Roma ha fatto vedere un ottimo tennis perdendo negli ottavi proprio contro Swiatek nel match che forse ha impegnato maggiormente la polacca. Sono giovani mamme tornate a competere nel circuito Karoline Wozniacki, anche lei ex numero uno, e Naomi Osaka. La giapponese colored, meraviglioso misto di colori ed etnie, ha salutato il circuito nel 2021 dopo i Giochi Olimpici in piena crisi esistenziale. Si, proprio così, Naomi non è più riuscita a tenere insieme il successo che l’ha travolta a soli 20 anni, se stessa e la vita reale di cui si è sempre occupata facendosene interprete e portavoce, dai movimenti per Haiti (il padre è haitiano) a Black live matters. E’ una che si è sempre definita “orgogliosa di essere un giocatrice nera”. Difficile tenere tutto insieme, e infatti è andata letteralmente in tilt. Ora, a soli 27 anni, un patrimonio di decine di milioni di dollari e il figlio nato dalla relazione con un rapper, ha deciso di tornare. A Roma è sembrata in buona forma e ha perso negli ottavi contro la cinese Zheng (sulle giocatrici servirebbe un articolo a parte) , soprattutto ha dichiarato: “Sto bene, mi sento bene, ho voglio di giocare”. Il tennis femminile avrebbe tanto bisogno di un personaggio iconico come la Osaka.
Mistero Collins
Ci sono giocatrici la cui vita è già un romanzo: Danielle Collins, ad esempio. Americana, giocatrice uscita “tardi” perchè si è laureata e, negli Usa, se giochi per l’università e fai quei campionati, non puoi essere professionista e guadagnare. Detto questo ha raggiunto in fretta le classifiche, è stata top ten ma si è sempre aggirata tra le prime venti. A inizio anno ha annunciato il ritiro, “questo sarà il mio ultimo anno”. Poi è tornata a vincere: il titolo a Miami, semifinale qui a Roma. “La mia decisione a che fare con la mia salute: questa è la vita. Nel 2021 anche ho
giocato un ottimo tennis, ma sicuramente quest'ultimo periodo è stato il migliore della mia carriera agonistica”. E’ la classifica americana della California, bionda, occhi azzurri, viso potremmo dire perfetto ma sempre trasformato , durante il gioco, in una maschera di tristezza, forse dolore, difficile sia solo concentrazione. Il fatto è che Danielle ha spiegato, anche un po’ infastidita, i motivi del suo addio: “Nella vita c’è molto di più. E’ interessante notare quante volte ho dovuto giustificare questa decisione, penso che se fossi un uomo non avrei cosi tante domande intorno a me”. Poi ha parlato della sua malattia: una fastidiosissima endometriosi e la convivenza con l’artrite reumatoide. A Roma è arrivata in semifinale e ha deliziato il pubblico del Foro Italico con il suo tennis grazioso, chirurgico, intelligente più che potente. Ha perso contro Sabalenka in due set (75-62) dopo aver lottato alla pari nel primo. Sarà molto interessante seguirla a Parigi
E poi c’è Coco
E poi c’è Coco Gauff, la giocatrice afroamericana che a 16 anni fece impazzire Wimbledon e oggi è tra il numero 3 e il 4 del ranking mondiale. Ha appena compiuto vent’anni (il 13 marzo) e l’anno scorso ha vinto i suo primo titolo slam a New York. Predestinata, ha fatto i salto di qualità nell’ultimo anno quando ha chiesto a Brad Gilbert di seguirla nel suo team. E Brad, che portò in vetta al mondo uno come Ande Agassi, sta trasformando la ragazzina in una macchina da vittorie. Ancora una volta, oltre il campo e il gioco, c’è la storia personale. E quella di Coco, grazie ad una nonna super attivista, è dedicata al riscatto delle minoranze colored.
Poi c’è la nostra Jasmine Paolini, una su cui pochi appassionati avrebbero scommesso un cent e che invece si aggira nelle top quindici e mette in scena un gioco aggressivo e sfrontato, molto divertente e quasi irriverente lei alta 163 centimetri contro avversarie alte dai 180 in su. Jasmine è la riscossa della normalità che, con grinta, determinazione e furbizia, supera ogni ostacolo.
Le sorelle
Un altro elemento di fascinazione nel circuito femminile sono le doppie sorelle. Ebbene sì: la sorelle Andreeva - Mirra e Erika - e le sorelline Fruhvirotva, Linda e Brenda. Le prime dalla Russia, le seconda dalla repubblica ceca, hanno 17 e 19 anni, e si allenano (entrambe le coppie) in Francia. Molti papà si sono ispirarti a Richard Williams e hanno deciso che valeva la pena provarci.
Il circuito femminile ha ritrovato le sue fab four: Swiantek, Sabalenka, la kazaka Rybakina (asente a Roma per infortunio), Gauff. E questo garantisce spettacolo, duelli, sfide. Ma introno a loro, subito dopo di loro, ci sono giocatrici che valgono tanto quanto. E pronte ad insidiarle. Perchè poi, quelle che vedi in campo, non sono mai solo partite di ten