Tsitsipas, Sinner, Alcaraz, Lehecka: che eredità le Next Gen italiane!

Oggi che batte nel secondo turno di Miami il coetaneo Lorenzo Musetti di testa, fisico e tattica, il 21enne ceco Jiri Lehecka non è più il signor nessuno di tre mesi fa, quando è arrivato ai quarti degli Australian Open battendo Norrie ed Aliassime, da numero 81 ATP Tour.
Il braccio d’oro di Carrara (21 mondiale) rientra fra i 16 top 25 collezionati negli ultimi tre mesi dall’emulo di Tomas Berdych, insieme al 5 Rublev, al 7 Aliassime, al 12 Norrie e Zverev, e al 23 Coric. Ma chi era il 12 novembre questo biondino che non ha un colpo davvero strabiliante ma sa far tutto? Semplicemente è l’ultima eredità Doc che Milano lascia al tennis professionistico mentre saluta le Next Gen Finals dopo 5 edizioni fra Fiera di Rho e Palalido di Milano.
FUOCHI FATUI
Una volta il futuro del tennis lo leggevi sempre in zona, al trofeo dell’Avvenire e del Bonfiglio, fra il circolo Ambrosiano e il Bonacossa.
Erano le immancabili tappe giovanili mondiali dove facevano capolino gli aspiranti stregoni per mostrare qualità, difetti e promessa. Poi, al di là di 16enni e 18enni del circuito juniores, ad affacciarsi sul palcoscenico sono stati i 21enni, per dimostrarsi più o meno pronti per la massima ribalta ATP Tour.
Nel 2017, il primo campione del progetto per preparare il dopo-Fab Four, il coreano Hyeon Chung - clonato su Novak Djokovic -, aveva messo in evidenza l’insostenibile leggerezza della grande promessa junior, Andrey Rublev e del “nuovo McEnroe”, Denis Shapovalov, così come i limiti dei giocatori costruiti, Khachanov e Coric, e il difficile tennis di Daniil Medvedev, già capace però di sprazzi fantasmagorici.
L’occhialuto computerino “made in Korea” non ha retto - ahilui - di fisico, immolandosi, nel segno dei tempi, al tennis iper veloce e muscolare. Le nuove regole sono state subito molto discusse e per lo più depennate, ma hanno anche aiutato ad abbandonare il famigerato tic asciugamani, ad accelerare i tempi di ripresa del gioco e aridurre se non abolire i giudici di linea.
TALENTI NEXT GEN IN MOSTRA A MILANO
Forse col senno di poi, il bambino d’oro Sasha Zverev, avrebbe fatto meglio a accettare la sfida Next Gen che rifiutò due volte: al di là degli eclatanti risultati 2017 e 2018, il tedesco ha forse pagato poi tutta quella straripante precocità che ha illuso lui e il suo clan di aver bruciato in un lampo tutte le tappe, anche fisiche. Mentre altri talenti come Tsitsipas - che giocò “obtorto collo”, ma rispettò il ruolo di favorito vincendo il titolo 2018 - , De Minaur, Tiafoe ed Hurkacz si sono fatti le ossa anche a Milano, nel tragitto di una crescita più stabile, graduale e continua, imponendosi sempre più sul principale palcoscenico ATP. Di cui oggi sono sicuri protagonisti.
COMETA SINNER
Quando Sinner è esploso alle Next Gen 2019, da più giovane e da meno quotato ed esperto, ha travolto tutto e tutti come un uragano.
Per le caratteristiche tecniche ideali sul veloce indoor, per l’attitudine offensiva e per la personalità, caratterizzata dalla naturale ed impressionante freddezza dei predestinati. Sfruttando quel trampolino, il più precoce talento di sempre del tennis azzurro, forgiato nei tornei Challenger e alla Piatti Academy di Bordighera, ci ha impiegato poi pochissimo per accreditarsi al vertice assoluto.
Puntando decisamente a vincere gli Slam e a conquistare il numero 1 della classifica. Ma non dimenticherà mai quella tappa così sconvolgente e decisiva.
Cioé quei giorni di confronto con avversari che avrebbe ritrovato di lì a poco sull’ATP Tour, dal volitivo Kecmanovic all’imprevedibile Davidovich Fokina, dalla gazzella Ymer all’elegante fiorettista Humbert all’istrionico Tiafoe. Per non parlare della travolgente finale contro il ben più noto e solido De Minaur.
Sono state le 5 Giornate di Milano che hanno lanciato ulteriormente il Rinascimento del tennis maschile italiano, puntando il mirino della sfida sempre più in alto e coinvolgendo giovani e meno giovani nell’esaltante antagonismo interno attuale.
BUM BUM CARLITOS
Se Sinner nel 2019 è stata la sorpresa più eclatante e gradita - dopo l’anno di penitenza mondiale 2020 -, Carlos Alcaraz nel 2021 è stata la conferma di un campione annunciato. Ma il suo cammino è stato ugualmente indimenticabile per la superiorità - fisica, tecnica, tattica e mentale - espressa dall’allievo di Juan Carlos Ferrero su tutti gli altri contendenti. E cioé il pericoloso Sebastian Korda, il coriaceo Nakashima, il fumantino di qualità Rune, i bracci d’oro da costruire Musetti e Gaston e volenterosi sudamericani Baez e Cerundolo. Tutta gente comunque che, dopo essere stata svezzata a Milano, sta dicendo la sua anche a livello di ATP Tour.
GLI ULTIMI FUOCHI
Più strutturato fisicamente e più incanalato in un gioco senza troppi fronzoli, Nakashima, ha scritto l’ultimo nome nell’albo d’oro delle Next Gen targate Milano. In finale ha superato il giocatore che più ha colpito il pubblico, proprio quel Jiri Lehecka che sta impressionando nei primi 3 mesi nell’élite del tennis pro.
Non parliamo di un campione sicuro ma di un più che probabile top 20 che sa far tutto e recitare alla grande, anche in virtù degli ampi margini di progresso, della dedizione e del coraggio. Sulla falsariga di un Hurkacz, con anche qualche cosina in più del solido polacco che ha vinto 6 titoli ATP ed è entrato fra i top 10.
Dopo l’eclatante triade di campioni delle Next Gen milanesi, Tsitsipas-Sinner-Alcaraz, il successo di Nakashima è stato più nel segno del giocatore più solido. Perciò non meraviglia che Lehecka abbia già agganciato lo statunitense nei top 40 ATP. Accanto a loro c’erano anche tre azzurri, Musetti, Arnaldi, Passaro, che stanno seguendo la loro trafila d’esperienza nell’impatto col tennis più duro, c’era il talento brit Jack Draper, che sta scontando quel passaggio soprattutto di fisico, c’era il picchiatore Stricker, che deve staccarsi di dosso l’ingombrante ombra di Federer, e c’era la speranza di Taiwan, Tseng Chun-hsin, oggi in ritardo. Li aspettiamo: sono l’ennesima eredità che l’Italia ha lasciato al tennis.