Tutto pronto per il Party di Barty, n.1 col rovescio di Roger

Quanta pressione si sentirà addosso Ashleigh Barty ora che è a un passo dalla storia? E’ questa la domanda più frequente che gli addetti ai lavori nella sala stampa di Melbourne. Riuscirà a reggere l’attesa di un popolo di appassionati che aspetta una nuova regina di casa da 45 anni?
L'immagine scolorita di Evonne Goolagong, che sorride con il trofeo in mano, anche lei aborigena come Ashleigh, sembra aleggiare però più nell’immaginario della gente comune, appassionati o giornalisti spacializzati, che davanti agli occhi della sorridente 25enne di Ipswich, che continua a distribuire fendenti con la racchetta con invidiabile naturalezza.
Anche l’esibizione di oggi contro Madosn Keys è stata di una efficacia e sicurezza disarmanti. La statunitense allenata da Thomas Hogstedt è scesa in campo, in una Rod Laver Arena al massimo della capienza consentita, portando con sé il tennis scintillante che le ha permesso di vincere due settimane orsono il WTA 250 di Adelaide 2 e di battere a Melbourne due top 10 come Paula Badosa (n.6 del mondo) e Barbora Krejcikova (n.4), lasciando loro 9 game in due partite. Formidabile.
Eppure, nonostante servizi esplosivi, scelte tattiche corrette e una profondità di palla da prima della classe, ha raccolto poco o niente contro Barty, che ha chiuso 6-1 6-3 in un’ora e 2 minuti giocando in assoluta decontrazione.
Sembra tutto facile per lei: fare ace ma variare anche i tagli della battuta; spingere di diritto (sempre nel posto più scomodo per l’avversaria) e soprattutto piazzare il suo meraviglioso rovescio tagliato esattamente dove vuole, esattamente dove serve per preparare la conquista del punto.
Jim Courier, vincitore di 4 Slam, ex n.1 del mondo, e da anni brillante commentatore e conduttore di interviste a caldo sul campo di Melbourne, ha paragonato senza mezzi termini lo “Slice backhand” della n.1 del mondo a quello di Roger Federer. Un’esecuzione ricca di sfaccettature, più o meno tagliata, più o meno angolata, su cui il grande Roger ha costruito le basi dei suoi 20 elegantissimi Slam. Un colpo tutt’altro che difensivo, impattato presto, con la palla dell’avversario ancora in fase ascendente dopo il rimbalzo, che diventa spesso una rasoiata con la sfera che ruota all’indietro come una trottola impazzita a oltre 5000 giri al minuto (il top di Nadal, per capirci, non arriva a 4000 giri al minuto).
“Ash” ha questa raffinata e tagliente magia in comune con Roger e ciò rende per lei più facile gestire quasi senza sforzo anche l’aggressione delle rivali più potenti, spesso molto più potenti di lei.
Un approccio al rovescio tagliato che, come per Federer, potrebbe essere una soluzione da perfezionare in futuro anche dal nostro Matteo Berrettini, che ben ne padroneggia la tecnica ma con un timing da perfezionare per rendere l’esecuzione velenosa come quella di Roger e di Barty. Che non vede l’ora di spettinare il feltro delle gialle Dunlop, sabato, per abbracciare simbolicamente l’anziana amica Goolagong e raccoglierne definitivamente l’eredità.