Se ce la fai a New York, puoi farcela ovunque. L'essenza dell'American Way, della ricerca della felicità sotto luci da cinema, illumina anche la storia recente del tennis italiano.
A New York, allo US Open del 2015, la Little Italy si è presa la sua rivincita. Nello stadio più grande del mondo, l'Italia ha vissuto il primo e finora unico derby in una finale Slam di singolare. L'inizio del rinascimento del tennis italiano, che si continua ad auto-alimentare grazie alla passione sempre più forte dei tifosi che potranno seguire per la prima volta su SuperTennis in chiaro l'ultimo Slam della stagione.
Per l'Italia il 2015 è un punto di nuovo inizio. E' il culmine del decennio del quartetto d'archi che hanno fatto grande la nazionale dell'allora Fed Cup, oggi Billie Jean King Cup.
Lo formavano Francesca Schiavone, prima italiana a vincere uno Slam; Sara Errani, seconda italiana di sempre in semifinale a New York (2012) dopo Maud Levi Rosenbaum Blumenthal nel 1930 (italiana solo per il matrimonio con Giorgio Levi); e poi Roberta Vinci e Flavia Pennetta, strette in un abbraccio epocale mentre intorno i tifosi sull'Arthur Ashe Stadium si alzavano in una meritata standing ovation.
Ma per qualche secondo, per Pennetta e Vinci il mondo fuori quasi non esisteva più. C'era la condivisione di un momento più grande di loro, l'incredulità per averlo potuto vivere e insieme l'orgoglio per aver raggiunto la vetta più alta della loro carriera. Sorride Roberta, vestita di rosso come nella semifinale contro Serena Williams in cui aveva firmato la più grande sorpresa del tennis femminile negli anni Duemila. Flavia le incastra il volto nelle spalle, le sussurra qualcosa all'orecchio, sovrastata dalle emozioni come solo chi ha provato una gioia totalizzante, una felicità accecante, può essere.
Flavia Pennetta, prima italiana in Top 10 da quando esiste il ranking computerizzato che la WTA ha introdotto nel 1975, è l'unica azzurra con quattro quarti di finale raggiunti in carriera agli Us Open in singolare femminile.
"Amo New York per i suoi mille colori, per la sua vitalità. Appena arrivo mi sento sempre a mio agio - diceva nel 2015 al New York Times -. Per due settimane è perfetta: oltre, c'è troppo caos, troppo traffico, e torno a preferire le città più piccole".
A New York ha vissuto alcune delle pagine più belle della sua carriera, come i sei match point salvati a Vera Zvonareva nel 2009 o il bellissimo trionfo su Maria Sharapova di due anni dopo.
Il 2015 trascina con sé anche il ricordo di un Fognini scintillante, con la maglietta rossa e i due indici sulle tempie a festeggiare un'impresa storica. In un'infuocata sessione serale sull'Arthur Ashe è riuscito, come mai nessuno aveva fatto prima, a rimontare due set di svantaggio in uno Slam a Rafa Nadal. A quel Nadal che aveva vinto 22 delle ultime 23 partite giocate allo US Open e tutte le 151 fino a quel momento nei major in cui aveva vinto i primi due set.
A lanciare la remuntada, che gli vale il primo ottavo di finale in carriera allo US Open, ben 70 vincenti. Un repertorio completo di colpi da applausi, di complessi numeri d'autore, di trionfi di esplosività e tocco a geometria variabile. Tutto il repertorio del miglior Fognini per quella che il New York Times ha definito allora "una delle vittorie più memorabili" dello US Open 2015.
E sicuramente la più importante partita per un italiano in singolare maschile allo US Open, almeno dalla semifinale di Corrado Barazzutti sulla terra verde di Forest Hills nel 1977 quando Jimmy Connors, villain di quel piccolo mondo antico, saltò oltre la rete per andare a cancellare il segno di una palla contestata.
US OPEN, LE GRANDI IMPRESE AZZURRE: IL SERVIZIO DI SUPERTENNIS
Affrontare Nadal sull'Arthur Ashe Stadium ha lanciato anche la scalata di Matteo Berrettini, unico italiano a finire due stagioni consecutive in Top 10 nel ranking ATP da quando è stato introdotto nel 1973.
Nel blu dipinto di blu, dove mosse simili non sono più possibili, nel 2019 Berrettini il segno l'ha lasciato. Il sito ufficiale degli Us Open lo ha inserito tra i nove nomi nuovi che hanno avuto più impatto sul pubblico newyorkese. Matteo colpisce per il diritto pesante, per le prime di servizio che viaggiano a 200 all'ora e oltre.
Colpisce per lo spettacolo offerto nei quarti di finale contro Gael Monfils, la partita più bella del torneo dopo l'epica finale Nadal-Medvedev. Cinque set, quasi quattro ore di emozioni e colpi di scena che l'hanno fatto entrare nei cuori dei tifosi e delle tifose. Della partita, avrebbe detto, "non ricordo nessun punto…anzi sì, il doppio fallo sul primo match-point!... Mentre lottavo avvertivo una sensazione strana: ero in campo ma mi sentivo anche spettatore di una delle partite più intense che avessi mai visto”.
Berrettini diventa il nono italiano di sempre almeno in semifinale in uno Slam dopo Giorgio De Stefani, Uberto De Morpurgo, Beppe Merlo, Nicola Pietrangeli, Orlando Sirola, Adriano Panatta, Corrado Barazzutti e Marco Cecchinato.
In semifinale Berrettini se la gioca alla pari per due set con il maiorchino. Non subisce l'impatto emotivo, ha imparato la lezione dell'ottavo di finale a Wimbledon contro Roger Federer. “Matteo ha tutto, diventerà un grandissimo giocatore. Lo è già e ha tanti anni davanti a sé per migliorare ancora” ha detto allora Nadal. Il tempo gli ha dato ragione.
Ce l'ha fatta a New York, ce l'ha fatta ovunque. Con lui tutto il tennis italiano maschile ha ripreso a sognare in grande. E da allora non ha più smesso di far innamorare i tifosi che hanno un'occasione in più, un'occasione storica, per vivere insieme il sogno americano. Un sogno per tutti, in chiaro e gratis, su SuperTennis.
US OPEN, I MIGLIORI RISULTATI DEGLI ITALIANI
Singolare maschile
Semifinali
1977 Corrado Barazzutti
2019 Matteo Berrettini
Singolare femminile
Vittoria
2015 Flavia Pennetta
Finale
2015 Roberta Vinci
Semifinali
1930 Maud Levi Rosenbaum Blumenthal
2012 Sara Errani
2013 Flavia Pennetta