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Pallavolo, la grande lezione della Meglio Gioventù

A Katowice s’è vista tutta la differenza che c’è fra lo sport e il mondo del pallone

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

E’ più bello vincere così, come ha vinto l’Italia della pallavolo nella bolgia dell’Arena Spodek, a Katowice, a casa di quelli che erano i campioni del mondo e che hanno dovuto inchinarsi alla «Banda De Giorgi», con tutto il pubblico che applaudiva e i giocatori che facevano quasi festa insieme. In un posto dove non si insulta nessuno, perché non si offende chi lotta e fatica, e chi fa sport questo fa: soffre per migliorare se stesso, per superare i propri limiti. Per vincere non devi essere solo più bravo degli altri. E se perdi non rifiuti la medaglia degli sconfitti, perché riconosci comunque il valore di chi ti ha battuto. Nell’Arena Spodek non è come a Wembley, quando gli inglesi respinsero l’argento con aria di sfida. A Katowice s’è vista tutta la differenza che c’è fra lo sport e il mondo del pallone, fra le leggi olimpiche di una sfida e le regoli usuali di un rito che ha finito ormai per consegnarsi allo spettacolo e alle sue abitudini. La Banda di Fefè De Giorgi, da Squinziano, Lecce, ha vinto con le proprie forze, come gli ha insegnato il suo mentore, con l’entusiasmo dei giovani che affrontano le salite del mondo per arrivarci in cima, senza arrendersi mai. In nessun momento della partita questi ragazzi hanno pensato di poter perdere, anche quando erano sotto. Fefè non ha mai mollato su questo. Mentre erano in svantaggio, lui continuava a rimproverarli solo per raccomandare la calma: «Dovete stare tranquilli! Non mi piace la faccia che avete. Vi voglio vedere più sereni, non così tesi».

Ha avuto ragione lui. Ha sempre avuto ragione. Da quella volta che stupì tutti, quando chiamò la star della Nazionale, Ivan Zaytsev, per dirgli che non c’era posto neppure in panchina per lui e che aveva deciso di lasciarlo a casa. Come titolare aveva scelto di puntare su Yuri Romanò, anche se all’epoca giocava solo in A2 e dopo aveva avuto pochissimo spazio a Milano, in SuperLega, chiuso dal francese Jean Party. Romanò è il primo simbolo di questa Meglio Gioventù che ha riportato il titolo mondiale in Italia dopo 24 lunghi anni. Quest’estate non riusciva nemmeno a trovare una squadra e solo alla fine si è accasato a Piacenza. Il secondo simbolo è il gruppo: su 14 atleti convocati, ben 12 erano esordienti assoluti ai Mondiali. L’età media è di 24 anni. Il capitano, Simone Giannelli, ha 26 anni, ed è stato premiato come miglior giocatore del torneo. è l’anima della squadra, il metronomo del nostro gioco, , onnipresente in difesa nella finale contro la Polonia. Il veterano è Simone Anzani, l’unico che ha superato la soglia dei 30 anni. Considerato elemento fondamentale all’interno dello spogliatoio per l’esperienza e le sue doti di collante umano, partendo dalla panchina ha totalizzato tre presenze con ottimi risultati. La star è Alessandro Michieletto, figlio d’arte, 20 anni appena, schiacciatore di 209 centimetri, bresciano, ritenuto non solo dentro i nostri confini un fenomeno assoluto in grado di fare la differenza. Il suo compagno di Banda, con cui condivide la diagonale offensiva anche a Trento, è Daniele Lavia, 22 anni, tra i più continui in questa rassegna iridata, giocatore con tutti i colpi e una tecnica sopraffina, considerato l'erede di Bernardi, uno dei grandi della Generazione di fenomeni che vinse tre mondiali. Gianluca Galassi è stato premiato come il miglior centrale del torneo. Ha 25 anni, e una stazza di 202 centimetri di grande impatto a muro e con i primi tempi. Fabio Balaso, 27 anni, elemento essenziale di questa squadra, che difende palloni con gran qualità e gestisce mirabilmente le palle vaganti per il campo, è stato invece giudicato il miglior libero. A questa truppa vanno aggiunti Roberto Russo, 25 anni, palermitano, Giulio Pinali, anche lui 25 anni come Romanò (i due opposti che De Giorgi ha preferito a Zaytsev), o promettenti schiavcoatoro Francesco Recine (23) e Mattia Bottolo (22), il centrale Leandro Mosca (22), il palleggiatore Riccardo Sbertoli (24) e il libero Leonardo Scanferla (23).

Intanto, gli azzurri dell’Italvolley sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale che ha rivolto alla squadra i suoi "complimenti più affettuosi, intensi e sentiti. È stata una serata non dimenticabile". 

Sono loro la Meglio Gioventù. Vengono quasi tutti dal mondo della scuola, qualcuno dal liceo scientifico, come Galassi, Giannelli e Recine, e altri dagli istituti tecnici. E sono arrivati a questo appuntamento della storia come dei bravi scolari. Il professore che li ha voluti insieme ha la faccia un po’ invecchiata, con i capelli più grigi, da quando vinceva i mondiali con la Generazione dei Fenomeni. Con quel gruppo però le Olimpiadi non le giocò mai. Lui lo disse una volta, scherzando, a Velasco: «Se non mi chiami, poi non vinciamo». Non abbiamo mai vinto. Ma adesso c’è la Meglio Gioventù. E c’è lui, che da Velasco ha imparato un mucchio di cose. Le altre le ha imparate dallo sport, che dà lezioni che servono alla vita. Ce n’è una che ha continuato a ripetere ai suoi ragazzi: «Se vuoi migliorare devi credere in te stesso». loro ci hanno creduto.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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