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Acerbi: "Mai stato razzista. Juan Jesus? E' una vicenda in cui abbiamo perso tutti"

Il difensore dell'Inter al "Corriere della Sera": "La sentenza è stata una liberazione, ma grandissimo accanimento verso di me. Il mio idolo era Weah"

di Tiscali Sport - video X Twitter   

"Io non sono una persona razzista". Ha atteso qualche giorno dal verdetto di assoluzione ma ora Francesco Acerbi parla e si difende dalle pesanti accuse di Juan Jesus ("Mi ha detto: 'Vai via nero, sei solo un n...o") e dalla conseguente bufera mediatica. In una lunga intervista al Corriere della Sera, il difensore dell'Inter e della Nazionale ha respinto tutte le accuse contro di lui: "Non c'è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah (ex attaccante liberiano del Milan,ndr) e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona".

"Il razzismo è una cosa seria, non un presunto insulto"

Dopo il verdetto di assoluzione non appellabile per insufficienza di prove da parte del magistrato sportivo Gerardo Mastrandrea, la moglie di Acerbi, Claudia Scarpari, aveva detto: "Ci hanno sommersi di insulti per giorni". Ora Acerbi denuncia il clima da "guelfi e ghibellini" di cui ha parlato il presidente del Coni Giovanni Malagò ."Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c'entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto", ha detto Acerbi.

"Più paura per le minacce che quando ho avuto il cancro"

"Ho avuto più paura adesso, per le minacce dopo il caso Juan Jesus, che quando ho avuto il cancro". ha aggiunto il difensore dell'Inter in un passaggio del colloquio. "Non c'è paragone con la malattia, quella in confronto è stata una passeggiata, non ho avuto paura. Invece l'accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito. Ho fatto tanto per togliermi l'etichetta che avevo quando ero più giovane e diventare un esempio di costanza e professionalità e ho rischiato di perdere tutto in un attimo".

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"E' una vicenda in cui abbiamo perso tutti"

"Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti - ha detto ancora il difensore -. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti. Parlo solo oggi perché avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c'è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto", ha aggiunto il difensore dell'Inter.

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