Vi spiego perché Conte ha vinto e Ancelotti ha perso e cosa succederà ai due allenatori ribelli
Inter e Napoli nel caos. De Laurentiis voleva esonerare subito il tecnico. In rampa di lancio ci sarebbe Spalletti
Solo il calcio può mettere insieme, l’uno accanto all’altro, nella stessa situazione, nello stesso giorno e nello stesso momento due uomini così lontani fra di loro, come Carlo Ancelotti e Antonio Conte. Tutt’e due si sono ribellati alle loro società. Ma uno, l’allenatore del Napoli, è l’uomo più mite e tollerante dell’imbrogliato e nebbioso mondo del pallone, uno che non era riuscito a litigare neanche con i tifosi della Juve che quando erano gentili gli davano del maiale.
L’altro, il mister dell’Inter, è quello più fumino che abbia mai solcato i campi di calcio di tutto il Continente, famoso per non aver lasciato una panchina senza far volare gli stracci dopo una bella lite con qualcuno, da Andrea Agnelli ad Abramovic. Uno ha fatto dell’Europa la sua casa e la sua terra di conquista, con il record di Champions League vinte compresa pure quella più ambita, la «decima», all’eterno Real Madrid. L’altro prima o poi dovrà contattarlo Salvini e andarci a lezione, perché nessuno è bravo come lui a uscire dall’Europa: ci riesce sempre, ce la fece persino contro il Galatasaray.
Ancelotti è l’allievo prediletto di Sacchi e ha predicato sempre un calcio piacevole e offensivo. Conte è l’ultimo degli italianisti, da far impallidire anche Allegri, catenaccio, muraglie e contropiede. Eppure da martedì sera, tutt’e due hanno inscenato insieme l’identica contestazione. A modo loro. Ancelotti, che aveva mal digerito il ritiro imposto dal presidente De Laurentiis, se n’è andato via senza parlare dopo il pareggio con il Salisburgo, disobbedendo pure all’Uefa, lui che non aveva mai disobbedito a nessuno, nemmeno a Berlusconi, che gli passava i pizzini delle formazioni da schierare e poi andava a dirlo in tv e a deriderlo.
Conte invece ha preferito la solita piazzata, continuando a ripetere che era meglio se non parlava per poi parlare dicendo che quest’estate aveva fatto male a fidarsi di certe situazioni, che venissero anche i dirigenti a metterci la faccia, che questa sconfitta con il Borussia per lui era una ferita, ma che sperava che lo fosse pure per qualcun’altro, che a centrocampo aveva bisogno di personalità e invece doveva rivolgersi a Sensi e Barella, che invece vengono dal Sassuolo e dal Cagliari. Cioé tutti colpevoli, fuorché lui: imbattibile. Grandissimo. Ma nell’inverosimile pastrocchio che riesce a combinare la fantasia che governa il nostro calcio, i controsensi non finiscono qua. Perché poi la realtà ha completamente e scambiato e invertito i ruoli.
L’allenatore più mite è finito opposto al presidente più pirotecnico della serie A, Aurelio De Laurentiis, un padrone d’antan come non ce ne sono più, che spara fuochi artificiali e bordate appena lo sfiorano: solo che adesso altro che sfiorarlo, visto che i giocatori si sono ammutinati rifiutando di andare in ritiro («C’è il pullman fuori che vi porta in albergo»; «Prendetelo pure voi che noi andiamo a casa») fino al punto che uno di loro, il brasiliano Allan, avrebbe detto addirittura, secondo il Corriere dello Sport, «con i soldi pulisciti il c...». E dall’altra parte l’allenatore più fumino del mondo è contrapposto al dirigente più gentile e più signorile della Serie A e dintorni, Giuseppe Marotta, uno che non s’è mai incazzato con nessuno e ha sempre perdonato tutti, persino Lotito che gli aveva detto, con il savoir faire che lo contraddistingue, che è così strabico che «a biliardo con un occhio gioca e con l’altro segna i punti».
Proprio per queste situazioni invertite, si può già sapere come finiranno le due ribellioni. Nonostante tutte le assicurazioni dei cronisti sportivi di Napoli, a fine anno Carlo Ancelotti è destinato a far le valigie e solo perché si devono essere messi in mucchio selvaggio a fermare il presidente dal mandarlo via subito, con tutte le conseguenze che ne derivavano. Per ora ADL s’è limitato a esternare la sua rabbia dimezzata attraverso due comunicati, con cui minacciava le vie legali, oltre a multe salatissime, delegando a Carlo Ancelotti ogni decisione e qualsiasi responsabilità su un eventuale ritiro.
Siccome Carletto aveva già detto che non era d’accordo, prima ancora che succedesse tutto questo putiferio, il secondo comunicato sembra tanto una bella provocazione in perfetto stile De Laurentiis: adesso, voglio vedere cosa fai e con chi ti schieri. In tutto questo, resta incomprensibile la levata di scudi di un signore pacifico come Ancelotti, uno allenato da Abramovic, Perez e Berlusconi a digerire di tutto, anche i licenziamenti dopo aver appena vinto la Champions League. Evidentemente De Laurentiis ha un suo perché. In ogni caso il presidente sta già correndo ai ripari: il successore sarà Spalletti. Sempre che voglia risolvere il suo contratto da 5 milioni con l’Inter. Per ora quando gliel’ha chiesto il Milan ha detto di no.
All’ombra del Duomo invece il discorso è tutto diverso
Marotta è uno che è abituato a perdonare: so’ ragazzi!... Con Conte non solo l’ha già fatto, visto che il tecnico leccese dell’unico trapianto di capelli riuscito al mondo era già andato a deriderlo in tv ai tempi bianconeri dicendo che la Juve non poteva competere in Champions: «Non si può entrare con dieci euro in un ristorante da cento». Marotta non se l’era presa. Conte sì e si era dimesso da solo. Poi era andata come sappiamo tutti, che con 10 euro la Juve s’era addirittura presa il tavolo migliore ed era arrivata in finale. Nonostante questo Marotta l’ha richiamato all’Inter, gli ha dato undici milioni a stagione, e quello appena si è seduto ha cominciato a protestare. Prima ce l’aveva che non gli prendevano Barella, poi che non gli prendevano Lukaku. Sono arrivati tutt’e due.
Ma Dzeko no e Vidal nemmeno. Allora è da un mese che appena può spara a zero, perché lui dà tutto e la società dev’essere alla sua altezza. Faceva così anche alla Juve e al Chelsea, ma non tutti i giorni e con un po’ più di prudenza. All’Inter però i cinesi sono lontani e Marotta è una pasta d’uomo. Finirà - lo sanno già tutti - che gli prenderanno un centrocampista d’esperienza e una punta.
Risultato finale: Conte ha vinto e Ancelotti ha perso. Almeno sembra così. Poi vediamo se in realtà Carletto non si sarà liberato di un bel peso e Marotta ci affoga con il suo, e cosa succede quando De Laurentiis finirà i crediti e le accuse agli arbitri non basteranno più a nascondere le magagne, e Conte incapperà in qualche inaspettata sconfitta con i suoi catenacci propositivi. Perché il bell’Antonio sarà pure il pìù bravo, ma neppure l’infallibilità del Papa esiste più, e se ti pagano 11 milioni forse qualche dovere ce l’hai. E non è quello della libertà d’insulto.