Baratro Italia, così fa ancora più male. Ma lasciateci almeno il fuoriclasse Mancini
Gli Azzurri sottotono e spuntati si arrendono al muro macedone fino al gol beffa nel finale. Cominciano i processi, durissimi, al calcio italiano

Così fa ancora più male. Dalle stelle alla polvere. Per la seconda volta consecutiva mondiali vietati all’Italia. Questa volta non possiamo neanche prendercela con il ct. Non è lui che ha sbagliato: ha scelto gli uomini migliori che aveva, e Mancini noi dovremmo sempre ringraziarlo per il capolavoro che ha fatto in Inghilterra. E’ che noi siamo questi. Siamo quelli che non arrivano mai oltre gli ottavi di champions, siamo quelli dove si gioca il calcio più lento e più antico d’Europa. La Macedonia s’è adeguata al nostro metodo e ha fatto una perfetta partita all’italiana: non ha mai pensato di vincerla, tanto da dirottare il suo fantasista a fare il mediano su Jorginho, ma le è bastato lo stesso per riuscirci. Perchè il calcio è uno sport strano, a volte crudele e ingiusto, che vive di episodi capaci di ribaltare la logica e i risultati.
Tabula rasa
Noi ci abbiamo campato su questo. Ora ne abbiamo pagato il prezzo. Con grande gioia di CR7, che farà un solo boccone di questa Macedonia, che nonostante i risultati che sta inanellando (ha vinto anche in Germania per due a uno) non ci sembra questa gran cosa. E’ una squadra da trasferta, come avevamo scritto, formata da manovali che costruiscono il muro davanti alla porta e poi aspettano l’occasione. Quella di Trajkovski, l’unica in tutta la partita, è arrivata al 92’ e non l’ha sprecata: una vera e propria doccia gelata. Prima noi, però, avevamo buttato all’aria tutte le nostre, una, incredibile di Berardi, alla mezz’ora, con la porta spalancata davanti a lui, e poi con Immobile, e altre due di nuovo con Berardi nel secondo tempo. Il dio del calcio una mano ce l’aveva data. Siamo noi che non l’abbiamo presa. E non ci siamo riusciti perché senza Chiesa, il nostro non è un attacco presentabile: Immobile non ha senso in questa squadra e con questo gioco, Insigne andrà a svernare in America, e dietro di loro purtroppo non c’è nessuno. Siamo senza goleador, avendo sempre cercato altro nei nostri giovani. E ne paghiamo l’inevitabile prezzo. Ora ci vorrà tempo per trovarne qualcuno. Dovremmo cominciare dai settori giovanili, cambiando mentalità e sistemi. Da noi i ragazzi si appassionano meno al football che in altri paesi. Anche su questo dovremmo interrogarci.
Muraglia macedone
Certo è che tutto questo prescinde dalla partita, un match stregato, dove noi abbiamo pagato soprattutto i nostri errori. Già il primo tempo non è nato sotto i migliori auspici. Bisognerebbe segnare subito per costringere la Macedonia ad aprire qualche lucchetto della sua ermetica difesa. Ma non ci vuole molto a capire che non sarà così semplice. L’avvio degli azzurri è deciso e dopo appena due minuti Emerson prova la soluzione dal limite dell’area, ma il tiro è alto. La girata di Berardi, invece, è murata da un difensore. L’Italia arriva anche abbastanza velocemente fino a venti metri dalla porta avversaria, solo che a quel punto di fronte alla muraglia dei marcantoni macedoni attestati a presidio di Dimitrievski sembra non saper più cosa fare. Ha capito abbastanza in fretta di avere uno schema in meno a disposizione, quello dei traversoni in area, perché gli uomini di Blagoja Milevski sovrastano nettamente le nostre punte. Il tempo passa e diventa sempre più evidente il nostro limite più grande, emerso nelle ultime partite: non abbiamo punte in grado di sfondare le difese arroccate. Il nostro attaccante migliore, il nostro unico, vero fuoriclasse, fino agli Europei è stato il gioco. Ma dopo quel trionfo gli avversari ci hanno studiato per bene e hanno cominciato ad adottare contromisure per togliere ossigeno alle fonti del gioco. Come ha fatto Milevski che ha sacrificato il suo uomo più forte, Bardhi, a francobollare Jorginho, che evidentemente Milevski ritiene più fondamentale di Verratti all’interno della nostra squadra.
Azzurri a pezzi ma lasciate Mancini
Nel primo tempo, nonostante tutto, era anche arrivato il regalo della sorte, per di più servito su un piatto d’argento, quando un rinvio sbilenco di Dimitrievski aveva consegnato il pallone a Berardi con la porta spalancata davanti, e il nostro attaccante era riuscito a permettere al portiere avversario di rientrare per poi passargliela. Errori di questo tipo, così grossolani, finiscono sempre per essere pagati a caro prezzo. C’era ancora un’ora di gioco davanti, ma come era facilmente prevedibile, da quel momento in avanti la Macedonia ha preso fiducia e l’Italia è diventata sempre più nervosa. Il copione è stato uguale dall’inizio alla fine, gli altri a fare muro e gli azzurri a schiacciarli in area. Loro hanno avuto una sola occasione al 92’ e l’hanno afferrata al volo. Trajkovski ha provato il tiro da trenta metri e l’ha azzeccato. Risultato giusto? No, per niente. Adesso cominceranno i processi, perché in Italia si fa così. Va benissimo. Stiamo solo attenti a non farli all’unico fuoriclasse che abbiamo: Mancini. Teniamocelo stretto.