Calcio: Bonucci "Più volte vicino al City ma la Juve è casa mia"

"Euro2020? Volevamo dimostrare che la finale non l'aveva già vinta l'Inghilterra" LONDRA (INGHILTERRA) (ITALPRESS) - "Sognavo di essere allenato da Guardiola e ci sono andato vicinissimo nel 2016, quando ho quasi firmato per il City". Leonardo Bonucci, intervistato da "The Athletic", rivela che nel corso della sua carriera in più di un'occasione è stato a un passo dal diventare un giocatore di Guardiola a Manchester. "Mancavano gli ultimi dettagli ma alla fine la Juve decise di non cedermi. Sarei potuto finire di nuovo al City quando poi sono andato al Milan ma non si sono verificate certe circostanze e inoltre avevo già dato la mia parola al Milan. Anche lo scorso anno mi sono sentito con Pep, che mi voleva, ma gli dissi: 'La Juventus è casa mia, sono felice qui'. Tornare di nuovo un simbolo della Juve è la cosa più entusiasmante che posso ottenere oggi nella mia carriera".
Bonucci ha anche parlato dell'era Ronaldo: "La presenza di Cristiano ha avuto un grande impatto su di noi. In allenamento ci dava qualcosa in più ma nel subconscio pensavamo che bastava lui a vincere le partite e abbiamo iniziato a venire meno a livello di preparazione, umiltà, sacrificio. Davavamo per scontato che bastava dare la palla a Cristiano ma lui aveva bisogno della squadra come noi di lui". Fiero di essere un difensore ("attaccanti e centrocampisti sono quelli che fanno vendere i biglietti ma per noi Fabio Cannavaro è un'icona ed è stato giusto che abbia vinto il Pallone d'Oro perchè dimostra quanto sia importante avere un difensore di personalità, guardate per esempio l'impatto avuto da Ruben Dias nel City"), Bonucci torna anche sulla magica notte di Wembley: "Volevamo dimostrare che la finale non l'avevano ancora vinta. Rice aveva detto che l'Inghilterra era dieci volte più motivata di noi: beh, questi sono gli errori che spesso fanno i giovani. Non devi mai dire che vuoi qualcosa più di un altro o che sei migliore di un altro, devi sempre metterti sullo stesso livello dell'avversario, tenere un profilo basso e colpire al momento giusto. Che è quello che abbiamo fatto noi. Non abbiamo mai detto che avremmo vinto, solo che eravamo a un centimetro dal risultato che volevamo. Non siamo mai stati presuntuosi, siamo rimasti umili e questo ha fatto la differenza". E poi sul futuro: "Voglio allenare. Prendo appunti da tempo, da quando ho lavorato con Conte. E' stato un allenatore molto importante per me, mi ha cambiato la carriera. Mia moglie vorrebbe che restassi più a casa ma mi piacerebbe iniziare ad allenare anche se per adesso sono ancora concentrato sul presente". (ITALPRESS). glb/red 29-Set-21 14:43 .