Calcio: Cannavaro "Allenare il Napoli?Spero solo una questione di tempo"

"Ho sempre detto che la panchina del club azzurro è un obiettivo", spiega l'ex difensore ROMA (ITALPRESS) - "È solo una questione di tempo, so che se inizierò a fare questo lavoro mi verrà data sicuramente l'opportunità. Per quello che rappresento so di avere delle agevolazioni, perché è normale. Per chi ha fatto una carriera come la mia a volte è più semplice se dimostri quello che vali". Fabio Cannavaro ha le idee chiare, non si pone limiti e spera che un giorno avrà l'opportunità di guidare la squadra della sua città oltre che del suo cuore. In un'intervista rilasciata a Radio Serie A nel programma "Storie di Serie A", l'ex capitano della Nazionale campione del mondo ammette che la panchina partenopea lo attira parecchio. "Napoli è una squadra che tutti vorrebbero allenare gratis, ha una qualità tecnica superiore ad altre squadre. Ho sempre detto che la panchina del Napoli è un obiettivo. Quest'anno era un'idea più dei media che della società, però io vado avanti per la mia strada: non mi ha regalato mai niente nessuno, ho la testa dura e ho sempre sudato quello che ho avuto. Ero piccolino: ho sempre dovuto saltare più degli altri, correre e lottare di più. Sento ancora il fuoco dentro, quella è la voglia che mi fa stare sereno: aspettiamo", dice Cannavaro. "Io alleno dal 2014, quando Marcello Lippi mi portò in Cina con lui: per tanti è vista come un'esperienza non delle migliori, però in Asia in quel periodo c'erano grandissimi allenatori. Ho avuto la fortuna di far bene, vincere e rimanere cinque anni, durante i quali ho potuto allenare giocatori come Paulinho, Pato, Talisca e Witsel.
Siamo arrivati a fare le semifinali di Champions League asiatica. Sono tornato qui nel periodo del Covid, ho rifiutato la panchina della Polonia perché pensavo di trovare qualche nazionale migliore e dissi di no, anche perché c'era poco tempo per lavorare. Mi sono reso conto poi che l'esperienza cinese non è vista bene, non ho capito perché: mi dispiace perché dieci anni di panchine contano. Ho pazienza e aspetto: è quello che voglio e che mi piace fare. Tutti pensano che Benevento sia stata una parentesi negativa, ma per me è stata formativa. Quando sono arrivato c'erano problemi con lo staff medico, problemi con squadra e presidente, oltre che giocatori infortunati: avevo 13 titolari fuori, non posso essere valutato. Se sono arrabbiato? Dopo due anni, mi chiedo: 'è possibile che su 20 soluzioni 19 siano all'estero?'". Il suo compagno di squadra ai tempi della Nazionale campione del mondo, Daniele De Rossi, ha coronato il suo sogno. "E' l'esempio che forse si avvicina più al mio. È andato a Ferrara e dopo ha avuto l'opportunità di allenare la Roma, una grande squadra con grandissimi giocatori. Daniele è stato bravo perché ha iniziato a far ragionare i giocatori, a farli pensare all'occupazione degli spazi, ad attaccare la profondità, a rompere le linee, a giocare corto e lungo: il giocatore si diverte, perché inizia a ragionare", spiega Cannavaro che sul Napoli di quest'anno dice: "Era una macchina perfetta. I miracoli non nascono per caso. Quest'anno è entrata in un vortice di negatività che ha fatto sì che i giocatori iniziassero ad avere più dubbi che certezze. Questo è dovuto non solo al cambio di allenatore, ma anche dalla comunicazione e a tutto quello che gira intorno a una squadra. Questo non ha aiutato i giocatori, non ha aiutato nessuno. È brutto vedere a metà classifica una squadra che ha vinto l'anno prima. Calzona? Fin quando non sei lì non puoi giudicare. La mente del calciatore del Napoli oggi è un po' inquinata: sono passati allenatori con concetti diversi. Non è facile per loro e nemmeno per chi allena, ma tutto quello che c'è intorno dà degli alibi ai giocatori. Ad esempio, la comunicazione: si parla dell'allenatore dell'anno prossimo quando ne hai uno ora". Legame fortissimo con il Napoli, ma anche con la Nazionale. "Ho rifiutato la Polonia perché credevo mi chiamasse l'Italia? Inconsciamente prima degli spareggi per le qualificazioni ai Mondiali ci ho pensato, non avevo certezze. È stato uno dei pensieri che ho fatto quando valutavo la Polonia, avevo solo tre giorni per preparare uno spareggio contro la Russia che poi non si è giocato per la guerra. Il mio rapporto con la Nazionale è un rapporto forte, c'è un'atmosfera magica attorno, non ci rendiamo conto di quello che rappresentiamo nel mondo". Uno sguardo alla serie A di oggi. "Il Bologna di Thiago Motta è una squadra divertente, mi ricorda un po' il Bayer Leverkusen. C'è tanto lavoro dell'allenatore, ma anche di società e dirigenti che hanno preso giocatori che non tutti conoscevano a inizio anno, ma che erano già forti. Thiago li ha liberati mentalmente facendoli divertire, sicuramente sono calciatori che a fine anno avranno un'altra valutazione. Mi auguro che arrivino in Champions, è giusto che raccolgano obiettivi importanti. Giovani italiani? Io vorrei vedere Casadei in Italia: l'ho visto in Primavera, è un giocatore diverso e questo fa ben sperare perché tra lui, Tonali, Donnarumma e altri ragazzi stanno emergendo giocatori bravi. Bisogna essere lungimiranti per scovarli: prima guardavi solo in casa tua, ora devi essere bravo a seguirli e portarli in Nazionale". - foto Ipa Agency - (ITALPRESS). ari/com 18-Apr-24 12:06 .