"Se potessi gli donerei i miei occhi": il dramma di Owen davanti al male incurabile
L'ex attaccante inglese e vincitore del Pallone d'Oro rivela che suo figlio James soffre della sindrome di Stargardt che rende "clinicamente cieco" chi ne soffre
'I'd swap eyes with my son if I could'
— BBC Access All (@BBCAccessAll) January 24, 2024
Footy legend Michael Owen talks about coming to terms with his son James's sight loss and the parental guilt that went with it
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"Se potessi gli donerei i miei occhi". Michael Owen racconta il dramma che sta vivendo come padre di un figlio colpito da una malattia incurabile. In un documentario l'ex attaccante della Nazionale inglese degli anni Duemila (oltre che di Liverpool, Real Madrid e Manchester United) rende pubblica la storia di suo figlio James affetto da sindrome di Stargardt. L'ex Pallone d'Oro vuole sensibilizzare l'opinione pubblica su questa malattia incurabile che rende chi ne soffre "clinicamente cieco". Per questo Owen ha deciso di raccontare davanti alle telecamere della BBC la malattia alla retina con la quale suo figlio è costretto a convinvere da quando aveva otto anni, e che lo ha portato ad una grave ipovisione.
"Continuiamo con la vita e ci divertiamo moltissimo"
"Come ogni genitore, vorrei poter eliminare tutti i problemi. All'inizio guardavo soprattutto gli aspetti negativi, ora siamo concentrati sulle carte che gli ha servito il destino, perché le usi al meglio", ha detto Owen. Sforzandosi di avere sempre un approccio positivo da trasmettere al figlio, oggi 18enne: "Continuiamo con la vita e ci divertiamo moltissimo. Ho molto di cui essere orgoglioso perché è diventato un ragazzo brillante".
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Michael Owen
"Ho inventato decine di scuse per non affrontare l'argomento"
Owen ha anche ammesso di avere poca voglia di parlare in pubblico della patologia del figlio. "Quando mi chiedono se sia bravo nel giocare a calcio, rispondo che odia il pallone. Ho inventato decine di scuse nel corso degli anni per non affrontare l'argomento, che trovo noioso. Andiamo a letto ogni notte pregando che venga scoperta una terapia, ma preferisco concentrarmi sugli aspetti positivi, come quando devo fare il tassista per lui, e ne sono felice. Ci tiene vicini".