Il dramma di Giovanni Galli: "Ecco cosa facevo di nascosto, ma sbagliavo"
L'ex portiere e ora commentatore Tv racconta a cuore aperto il suo dolore per la perdita del figlio a 17 anni. "Piangevo sotto la doccia"
Lo conosciamo come apprezzato commentatore di calcio sulle reti Mediaset. Lo ricordiamo come un grande portiere negli anni ottanta oltre che campione del mondo in Spagna nell’82. Ma dietro i successi e le gioie di Giovanni Galli, ottenuti con le maglie di Milan e Napoli, c’è tanto dolore.
La vita del numero uno toscano è stata segnata da un dramma indelebile: la morte del figlio. Aveva 17 anni Niccolò, promessa del calcio, quando la sua giovane vita fu bruscamente interrotta da un incidente stradale. Un dolore insopportabile per qualsiasi padre. Dolore e strazio che Galli è riuscito solo a lenire grazie a 2 pilastri d’acciaio cha hanno sorretto la sua vita: la famiglia e la fede.
L’ex azzurro ha raccontato il suo dramma in una lunga intervista a 'Beati Voi-Tutti santi' in onda ogni giovedì alle 21.05 su Tv2000. Quello schianto avvenuto nel 2001 ne ha modificato per sempre l’esistenza. “Davanti a mia moglie e alle mie figlie volevo essere la persona alla quale loro potessero aggrapparsi e cercavo di non farmi vedere piangere. Mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia perché non volevo farlo davanti a loro. Ma è stato comunque un errore perché sia il dolore che la felicità devono essere condivise con tutti. A distanza di tempo mi sto portando dentro ancora tante ferite".
Una vita segnata dalla sofferenza quella del 59enne. “Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio”. E nel momento più difficile, quando la strada per andare avanti sembrava impossibile da percorrere, Galli ha trovato conforto nella fede. “Se non avessi avuto questa grande forza e la convinzione di ritrovare e rivedere un giorno mio figlio, sarebbe stato difficile convivere con questo dolore. Il dolore non passa mai, ci si può solo convivere".
La vicinanza a Dio si è solo rafforzata dopo la tragedia. Il rapporto tra il calciatore famoso, ricco e felice e la religione era robusto anche prima. "La domenica mattina dovunque fossi a giocare andavo a messa, mi sentivo di doverci andare, era una chiamata più forte di me. La fede è un qualcosa che ti senti dentro e andare a messa mi faceva sentire bene. Con la mia famiglia non siamo stati mai superficiali. Abbiamo sempre dato valore alla vita, alle cose e alle persone ma dopo la scomparsa di Niccolò qualcosa in più c'è stata".
L’ex estremo difensore ha anche ricordato un episodio importante nel programma che vedeva santa Rita da Cascia come protagonista.
"Niccolò era nato il 22 maggio 1983, quel giorno si festeggia Santa Rita. Quando è successo l'incidente ci siamo sentiti in dovere di andare a Cascia e portare una sua fotografia. Con quella foto abbiamo restituito nostro figlio alla Santa. Lei ce lo aveva 'dato' il 22 maggio e noi glielo abbiamo riportato”.
Infine il toccante auspicio finale: “ Ogni sera prima di dormire faccio le mie preghiere e l'ultima immagine è quella di Niccolò. Non so come lo rivedrò se nell'età in cui ci ha lasciati o invecchiato. Speriamo di riconoscerci".