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Gli Azzurri non solo forti ma anche belli: avversari annullati. Fino a che punto crediamo al miracolo di Mancini

La Nazionale avanza con un ruolino di marcia impressionante per gol fatti, gol subiti (zero) ed estetica di gioco. Pregi e difetti di un capolavoro

Il volo di gioia di Pessina di fronte a Mancini dopo il gol al Galles (foto Ansa)
Il volo di gioia di Pessina di fronte a Mancini dopo il gol al Galles (foto Ansa)
di Pierangelo Sapegno

Il girone asfaltato in carrozza. Primi, dieci gol segnati, nessuno subito, e solo vittorie sul tabellino. Ma con il Galles (qui la cronaca completa della gara) cominciamo a lanciare un avvertimento pure agli scettici, che cominciano a essere pochi, a dire il vero, forse non più di due. Non siamo solo belli. Siamo anche forti. Mancini schiera la Nazionale due, ma domina la partita in totale controllo, a parte due svarioni difensivi equamente distribuiti fra Acerbi e Bastoni, schiacciando gli avversari come aveva fatto con Svizzera e Turchia, ed esibendo ancora una volta un centrocampo straordinario, la vera forza di questa squadra. Questa volta ci sono Verratti, Jorginho e Pessina, ma il rendimento è lo stesso: pressa, corre, difende, aggredisce e arma gli esterni. Contro il Galles, la palma dei migliori spetta proprio a Jorginho e Verratti, e soprattutto a Chiesa. Il risultato è che adesso il Mancio si trova una bella gatta da pelare, perché dovrà scegliere per due o tre ruoli, fra valori diversi, ma uguali. Locatelli o Verratti, Berardi o Chiesa?

Occhio alle alternative in difesa

Certo, l’Italia due gioca bene come la nazionale dei titolari, soprattutto nel primo tempo, ma non è la stessa cosa. Non lo è soprattutto in difesa, dove Chiellini e Bonucci rappresentano una coppia di antica sicurezza, molto ben assortita e di difficile sostituzione: Bastoni è giovane e bravo, ma un po’ troppo macchinoso, e Acerbi ha fatto un errore, nel secondo tempo, con un passaggio di testa sbilenco e improvvido per lanciare Ramsey solo davanti a Donnarumma, che neanche in serie D. Per fortuna che Ramsey cincischia davanti a Donnarumma e arriva Jorginho a liberare l’area con una calma olimpica, duettando con Verratti in stile brasiliano ondeggiando fra maglie rosse di attoniti celtici. Jorginho merita davvero un discorso a parte, perché è un regista silenzioso che molte volte nasconde il suo valore nelle meraviglie degli altri, create da lui. Domina il centrocampo, salva su Ramsey e poco dopo, nell’area del Galles, si libera con un dribbling stretto e consegna a Emerson Palmieri una palla d’oro stoppata in angolo dal disperato intervento a «la va o la spacca» di un difensore.

Prendere il controllo del gioco

Mancini, visto pure il caldo incombente di questa estate romana, ha deciso di far rifiatare quasi tutti i suoi uomini, evitando così anche il rischio dei cartellini gialli e degli infortuni. Otto nuovi su undici. Confermati solo Donnarumma, Bonucci e Jorginho, che in una ipotetica prospettiva di emergenza forse sono davvero gli irrinunciabili. Poi, dentro Chiesa, Bernardeschi, Pessina, Bastoni, Belotti Emerson Palmieri e Toloi, oltre naturalmente all’attesissimo Verratti. Prima del novantesimo ci sarà spazio anche per altri: alla fine solo Meret non ha giocato ancora un minuto di questi europei. Si parte e la musica è sempre la stessa, con gli azzurri che prendono campo e governano la partita vicino all’area avversaria. Gioco veloce, triangolazioni verticali, sgroppate sulle fasce, l’Italia si diverte e crea un po’ di pericoli: si comincia con un cross pericoloso di Chiesa che si è involato sulla destra, un tiro da fuori area di Toloi deviato da Pessina, una splendida azione sullo stretto avviata da Bernardeschi con un filtrante per Belotti, e una sberla al volo ancora di Chiesa ribattuta in angolo da un difensore quasi sulla linea di porta. Il gol è quasi maturo. E arriva al 38’, punizione di Verratti e deviazione volante con la caviglia di Pessina, che si è infilato nella mischia.

Come riusciamo ad annullare gli avversari

Come con la Svizzera e la Turchia, e arriva ancora con Pessina vicina al raddoppio. Dopo l’intervallo comincia la girandola di sostituzioni. Il copione è sempre lo stesso, e poi fa una certa impressione la differenza di gioco quando tocca agli altri cercare di prendere in mano la partita e attaccare. Possibile che siano tutti così sterili e inoffensivi, così noiosi e inconcludenti? O siamo noi che gli facciamo paura e gli impediamo di giocare? Il Galles si fa pericoloso solo due volte, e per errori marchiani dei nostri, prima di Acerbi e poi di Bastoni che lascia libero Bale di sprecare alto dal centro dell’area. Per il resto non esiste, ridotto anche in dieci uomini, dopo l’espulsione di Ampadu, entrato a martello sulla caviglia di Bernardeschi. L’impressione è che il Galles abbia accettato la sconfitta e soprattutto l’uno a zero molto di buon grado, perché in ogni caso questo risultato gli garantiva il passaggio di turno in seconda posizione davanti alla Svizzera per la differenza reti.

Secondo tempo, voce del verbo dilagare

Così anche nel secondo tempo è solo Italia. La forza degli azzurri, oltre che dal gioco, è data anche dal suo muro difensivo, che forse sono la stessa cosa perché giocando così bene si tiene lontani e intimoriti gli avversari: 1055 minuti di imbattibilità. E poi ci sono i 30 risultati utili consecutivi, Vittorio Pozzo eguagliato. Ma Mancini, sempre più elegante e sempre più chic, può permettersi di snobbare questo record: «Mi fa piacere aver eguagliato Pozzo che è un mito, ma che ha trofei molto più importanti delle trenta partite, e quindi è meglio lasciar perdere». Lasciamo perdere. Questi qui cominciano a puntare più in alto.

21 giugno 2021
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