Nainggolan: "Trattato come Pablo Escobar. La prigione? Un'esperienza molto strana"
L'ex centrocampista belga di Cagliari, Roma e Inter: "Mi hanno presentato come uno spacciatore di droga, un narcotrafficante"

Radja Nainggolan è tornato ad allenarsi con il Lokeren-Temse e vuole dimenticare in fretta l'arresto legato all'inchiesta per traffico internazionale di droga dall'America Latina all'Europa, attraverso il porto d'Anversa. L'ex centrocampista belga di Cagliari, Roma e Inter è stato interrogato e successivamente rilascio in libertà vigilata. Sotto la lente dei giudici belgi i legami con l'amico Nasr-Eddine Sekkaki. Negli ultimi giorni, secondo quanto riportato dal popolare quotidiano Het Laatste Nieuws, la posizione di Nainggolan sarebbe cambiata. Era accusato di aver riciclato i proventi del traffico di cocaina senza essere coinvolto direttamente, invece ora emerge che avrebbe preso in prestito 85.000 euro dal suo amico Nasr-Eddine Sekkaki.
"Sembrava che avessero arrestato Pablo Escobar"
Sempre al quotidiano belga, il "Ninja" ha raccontato la brutta esperienza dell'arresto e del carcere. "L'nterrogatorio è durato quattro ore - ha detto l'ex nazionale belga -. Quando mi hanno portato davanti al giudice istruttore erano già le sei di sera e lì mi hanno detto che avrei trascorso in cella. Nonostante io non fossi legato ai casi di droga in cui era coinvolto il mio amico (Nasr-Eddine Sekkaki, ndr) sembrava che avessero arrestato Pablo Escobar".
"La prigione un'esperienza molto strana che non vorrei più rivivere"
Nainggolan ha aggiunto: "Non mi hanno fatto domande sulla droga. Volevano solo sapere che tipo di rapporto avevo con questa persona, con quel mio amico. La prigione? È un'esperienza molto strana che non vorrei più rivivere. Mi hanno presentato come uno spacciatore di droga, un narcotrafficante".