Nella rivoluzione alla Juve l'unico che resta sarà Ronaldo? Saluta tutti, ma nessuno lo porta via
Si comincia a svelare qualcosa sul futuro della squadra, perché la possibile separazione fra Ronaldo e i bianconeri è il primo segnale di ridimensionamento

«Niente è paragonabile alla sensazione di aver lasciato il segno nei paesi in cui ho giocato e di aver dato gioia ai tifosi dei club che rappresentavo». In fondo, potrebbe essere racchiuso solo in queste poche righe il senso del lungo messaggio social che Ronaldo ha vergato appena rientrato nel suo Portogallo, dove è sbarcato direttamente da Bologna, in piena notte, con un volo privato, dopo l’ultima partita di campionato e la Champions strappata sul filo di lana.
L’addio tra le righe
Estrapolato dal contesto, sembra il chiaro segnale d’addio di chi tira le somme alla fine di un percorso. Ma il contesto, appunto, che poi è la realtà, è un po’ diverso, e il post, nella sua interezza, è molto più criptico e lascia spazio anche ad altre interpretazioni, al desiderio di rimarcare un territorio, di affermare la centralità della sua figura nei successi juventini, che alla fine non sono mancati nemmeno quest’anno, anche se parecchio al di sotto delle aspettative.
La verità svelata
Il fatto è che sono vere tutt’e due le cose. Il post di Ronaldo sottintende una verità non più nascosta, con la sostanziale simmetria delle due parti in causa, società e giocatore, sulla volontà reciproca di separare le loro strade già quest’estate, un anno prima della scadenza del contratto, ma nello stesso tempo non può sottovalutare le difficoltà di un’operazione del genere. In pratica, se la decisione è stata presa di comune accordo, non è affatto detto che si possa realizzare.
Destinazione incerta
Nonostante i bookmakers lo abbiano avvicinato al Manchester United dimezzando la quota della scommessa a 3,50, è vero proprio il contrario, perché i Red Devils hanno appena rinnovato il contratto a Edison Cavani, che avrebbe dovuto invece essere mollato per lasciargli spazio. Essendo ormai uscito di scena il Real Madrid, quotato a 10, addirittura sopra lo Sporting Lisbona (7,50), non resterebbe che il Paris St. Germain, che però ha già Mbappé e Neymar e che soprattutto sta pensando di investire una grossa somma per riscattare Kean. A questo punto, l’unica vera possibilità è che il suo potentissimo agente, Jorge Mendes, riesca miracolosamente a tirar fuori un coniglio dal cilindro. Percentuali di sicuro non superiori al 50 per cento. Ecco perché il messaggio di Ronaldo era così criptico. Quando lasciò il Real, nell’estate del 2018, non fu così misterioso subito dopo la finale di Champions appena vinta con i blancos: «Tutte le belle storie finiscono», disse. «Non so se ci sarò il prossimo anno».
Il futuro della Juve
In ogni caso, questa storia, anche con i suoi complicati retroscena e tutte le sue incertezze, comincia a svelare qualcosa sul futuro della Juventus, perché la possibile separazione fra Ronaldo e i bianconeri è il primo tangibile segnale di un inevitabile ridimensionamento. Dagospia, che magari avrà le sue gole profonde all’interno della società (o più probabilmente di Exor), scrive, senza nemmeno lo spreco di qualche condizionale, che John Elkann ha deciso di prendere in mano la situazione della Juventus, con l’obiettivo principale di risanare i conti, facendo scivolare in secondo piano l’aspetto tecnico e quello dei risultati. In quest’ottica, diventa quasi scontata una vera e propria rivoluzione ai vertici. Il primo a saltare sarà Paratici, ma questo lo si sapeva già da un anno: il dirigente che ha segnato con i suoi acquisti la lunga stagione dei nove scudetti consecutivi, che ha un gravissimo difetto agli occhi del nuovo corso, quello di essere uno che non lesina troppo sui costi e che punta sempre in grande, soprattutto da quando si è svincolato dal controllo di Beppe Marotta, come dimostrano tutte le sue ultime operazioni, da Ronaldo a De Light e Chiesa.
Chi sale, chi cala
Al suo posto nessun nuovo ingresso. Sale di un gradino Federico Cherubini, che è più un oculato amministratore che un tecnico, un uomo alla Marotta per intenderci, senza la grande esperienza professionale e le conoscenze del dirigente interista. Ma entro la fine dell’anno la rivoluzione non risparmierà Andrea Agnelli, che verrà sostituito da Alessandro Nasi, il marito di Alena Seredova, l’ex moglie di Buffon, e questo spiegherebbe bene l’improvvisa decisione del portierone di lasciare la sua casa juventina, perché non dev’essere così semplice trovarsi sopra la testa la signora dalla quale avevi divorziato per un’altra. Alessandro Nasi, vicepresidente di Exor, è un manager di grande successo che gode della piena fiducia di Elkann, e che garantirebbe appunto maggiore attenzione ai conti e minore passione tifosa.
Effetto Superlega
Agnelli paga comunque solo in minima parte il fatto di essersi immolato in nome della Superlega, scelta probabilmente condivisa, perché la decisione di sostituirlo era già stata presa da tempo (più o meno quando si è liberato il posto alla Ferrari, che è ancora vacante, e per il quale potrebbe anche essere in corsa, con grande gioia dei fans della Rossa: promoveatur ut amoveatur). Paga molto di più la gravissima crisi economica piovuta dal Covid, che ha reso esageratamente dispendiosa e improduttiva la scommessa Ronaldo, e appesantito in maniera quasi insostenibile la situazione finanziaria. Senza Andrea Agnelli, lascerà pure Nedved, il suo grande amico. Arriverà un nuovo amministratore delegato, e sarà un altro uomo in orbita Exor.
Panchina interrogativa
Nel frattempo, si sarà risolto il rebus panchina. Giornali e televisioni parlano ormai di una scelta limitata a Zidane e Allegri. Certo qualche dubbio viene, e se uno vuole davvero ridurre i costi perché mai dovrebbe accollarsi stipendi milionari di tecnici che pretenderebbero pure qualche rinforzo di valore? Se la Juventus affondava in Europa League, il prescelto era Gattuso, che adesso ha firmato per la Fiorentina. E gli altri nomi erano quelli di Gasp e Inzaghi. Oggi è tutto diverso? In realtà, Zizou, sempre che vada via dal Real, vorrebbe farsi un anno sabbatico aspettando la nazionale francese. E nessuno prende in considerazione la forte amicizia che lega il Max a Marotta e che l’altra estate l’allenatore livornese aveva già quasi firmato per l’Inter, aspettando che Conte si facesse da parte. L’accordo di via Bellini ha cambiato le carte in tavola, solo che quest’anno siamo di nuovo alle solite, con uno che frigge e l’altro che sfugge. E Max che aspetta. Dagospia scrive poi che Elkann vorrebbe ripartire senza Pirlo. E questo non è affatto vero. Anzi. Chi meglio di lui per il nuovo corso?