Sarri in caduta libera ormai è ai titoli di coda. E Juve-Inter può essere la partita della vendetta perfetta
A seguito dell’angosciante prestazione di Lione sembra vicina la fine della sua avventura in bianconero. E ai bordi del fiume ci sono alcuni che aspettano

Juventus-Inter può essere davvero la partita della Vendetta Perfetta. Perché Sarri ci è arrivato in caduta libera, dopo l’angosciante prestazione di Lione senza quasi neanche un tiro in porta, ormai ai titoli di coda della sua avventura in bianconero. E ai bordi del fiume ad aspettarlo c’è un po’ di gente, a cominciare da Antonio Conte che aveva dato il via a questo ciclo infinito di otto scudetti di fila, centrati come una irresistibile ossessione, uno dietro l’altro, con la prepotenza dei più forti, e che adesso potrebbe diventare l’uomo del destino, che mette fine a quello che lui aveva iniziato.
Sulla riva
Ma sulla riva, nel mucchio, ci sta Massimiliano Allegri, mai tanto rimpianto, dopo essere stato tagliato di brutto e processato brutalmente da Lele Adani in qualsiasi diretta Sky, e con lui ci stanno tutti gli italianisti e tutti quelli che ripetono il suo mantra, che il calcio è un gioco semplice, e bisogna smetterla di complicarsi la vita, e ci stanno tutti i nemici dei profeti e pure quelli che ci avevano creduto, a Napoli, e ora se lo sognano un momento così: la vendetta ideale. Che poi il povero Sarri non c’entrerebbe niente e chiunque fosse arrivato a questo punto della storia sarebbe finito come lui, perché vorrà pur dire qualcosa se gli unici che lottavano al Groupama Stadium erano Ronaldo e De Light, cioé gli ultimi arrivati. Mica per niente Antonio Conte aveva detto di no quando l’avevano chiamato (e non è vero che era già in parola con l’Inter come scrive qualcuno male informato, perchè nello stesso periodo aveva invece dato la sua disponibilità a Francesco Totti per la Roma).

Gli dei capricciosi
Ma gli dei del fato sono spiriti capricciosi e sembrano averlo scelto apposta, Sarri, il profeta di Figline, l’aedo di solitudini dannunziane che sognava travolgenti rivoluzioni in nome dello spettacolo, dopo tutte quelle polemiche sul bel gioco tra lui e Allegri, col contorno del velenoso Adani, e la battuta del Max in conferenza stampa il giorno dell’addio: «Perché parliamoci chiaro, chi vince è il più bravo e ci sarà un motivo se uno non vince mai. E non fatemi fare nomi perché se no qui viene giù tutto». L’aveva detto senza farlo quel nome: Maurizio Sarri. Ora sta per compiersi la più terribile delle vendette, perché una sconfitta contro l’Inter, farebbe precipitare nel panico anche quelli che l’hanno voluto e ci hanno sempre creduto, da Nedved - che non rischia niente - a Paratici - a rischio pure lui -. La Juventus non può permettersi di venir sbattuta fuori dalla Champions ai quarti, ad opera del Lione, cioè la più debole delle 16 rimaste in lizza. Lo dice la classifica. Lo impongono i conti. Una batosta con l’Inter sarebbe un terribile avvertimento. E a quel punto per salvare il salvabile qualcuno potrebbe pensare di richiamare dal suo esilio di Brescia il tecnico che è già sotto contratto, quello che stavano tutti a criticarlo per come faceva giocare la squadra, che con lui non vinceremo mai la Champions, e che Tevez e Ronaldo accusavano di essere un fifone, un cagasotto: Massimiliano Allegri.
Una ipotesi azzardata
Per ora è solo una ipotesi azzardata. Ma è vero che la paura serpeggia alla Continassa. Questa Juventus sta mostrando la sua brutta faccia da un po’ di tempo, dalla sconfitta di Verona. Non c’è solo Lione nella lista delle prestazioni inguardabili. E’ stata messa sotto dal Milan e meritava di perdere, e ha strappato un risicato successo con l’ultima in classifica. Il fatto è che dopo sette mesi, a guardarla, sembra davvero una squadra svuotata, incapace di inseguire un filo logico, di darsi una ragione di esistenza, qualsiasi ragione. E’ come se scendesse in campo per dovere, sperando che gli altri non cerchino grane e dopo aver letto il foglietto delle formazioni si accontentino di stare a guardare. Perché tutte le volte fa la stessa cosa, si mette in mezzo al campo come si fa prima che cominci la partita e inizia a fare palleggio e giochini di allenamento. Solo che la partita è già cominciata. I suoi storici gladiatori, gli eroi degli otto scudetti di fila, sembrano i vecchi marpioni nei tornei dei bar d’estate che pensano di cavarsela con qualche trucchetto d’avanspettacolo e bottarelle di mestiere con questi lattanti che scalpitano senza troppo riguardo. Ma se la squadra è alla frutta, non è che Sarri sia del tutto esente da colpe. Scelto perché doveva portare una mentalità diversa, più europea e offensiva, più spettacolare, si è già arreso all’evidenza e ha detto che a questi giocatori non gli riesce di trasmettere le sue linee guida, che poi sarebbero pure semplici, la difesa alta, l’aggressività a centrocampo e la velocità del palleggio.
La difesa in difficoltà
La verità è che se anche ci riuscisse la squadra che aveva la difesa più forte degli ultimi otto campionati sembra un colabrodo e deve sempre partire da meno uno. Avendo fatto della lentezza la sua firma indelebile, fa molta fatica a contenere gli assalti avversari e poi a rimontare. La soluzione ce l’avrebbe bell’e pronta in casa: la difesa a tre. Con De Light, Chiellini e Bonucci sarebbe la più forte del campionato. Una soluzione perfetta. Ma Sarri non potrà mai rinunciare al suo ultimo dogma che gli è rimasto: dietro si gioca a quattro. Per il resto facciano tutto quello che vogliono loro. E si vede: perché questa Juve sembra una squadra che si allena da sola e che vorrebbe pure tanto giocare da sola.