Vergogna Juventus e favola Messias per il Milan. Ma è l'Inter la nostra bandiera in Europa
Dopo dieci anni passati a inseguir le stelle invano, l’Inter ritorna agli ottavi di Champions League. E nel mercoledì d’Europa, tutta Milano rialza finalmente la testa
Toh, chi si rivede. Dopo dieci anni passati a inseguir le stelle invano, l’Inter ritorna agli ottavi di Champions League. E nel mercoledì d’Europa, tutta Milano rialza finalmente la testa. Se Inzaghi marcia spedito, pure Pioli non sfigura, e sbanca l’Atletico a casa sua. Il bello è che potrebbe davvero non essere finita qui. Vale soprattutto per il biscione, che non è solo la squadra più forte del campionato italiano, ma anche la più europea assieme all’Atalanta: nel suo girone ha dimostrato di poter competere ad armi pari con le grandi, come il Real Madrid. A San Siro era stata sfortunata. Vedremo al Bernabeu.
Di certo una figuraccia come quella della Juventus a Londra, possiamo star sicuri che non la farà. Anche i bianconeri sono approdati agli ottavi. Ma vista la consistenza del Malmoe e dello Zenit, sarebbe stato impossibile non farcela. Oddio, il calcio a volte è inspiegabile. E’ sbalorditivo ad esempio come il Chelsea abbia potuto perdere allo Stadium. A Torino con Lukaku e Havertz non aveva mai tirato in porta. A Stamford Bridge senza di loro l’ha fatto per tutta a partita. Ha schiacciato la truppa di Allegri nella sua metà campo, le ha tolto il respiro, e poi l’ha martellata. Reazioni? Nessuna.
Quello che dovrebbe preoccupare di più i tifosi della Juventus e gli estimatori di Allegri che hanno gioito per la vittoria di rigore sulla Lazio di Sarri è proprio questo, è la dimostrazione di assoluta impotenza che hanno fornito i bianconeri. L’abbiamo sempre detto che uno dei problemi dei bianconeri è che se vanno sotto difficilmente riescono a risalire, perché hanno un centrocampo completamente sballato e incapace di creare gioco. Le squadre forti le vedi da quello, che ribaltano il risultato come vogliono. Questa Juve non è di quella stampa.
Allegri dice che è una squadra da contropiede. Ma pure questo non è vero, o lo è solo in parte. Ha Bonucci per lanciare le punte, ma nessun’altro a centrocampo. Rabiot è un martello, più confusionario che redditizio, un cavallo matto capace di grandi sgroppate e di grandi errori. Arthur a forza di passaggetti laterali ti porta il pallone negli spogliatoi. Bentancur senza Khedira, Matuidi o il Pianic di una volta è un giocatore sperduto in cerca d’identità. Per di più, il contropiede lo puoi fare con Chiesa e Kulusevski, ma non certo con Dybala che arriverebbe in area quando l’azione è già finita (Marocchi copyright). E neppure con Morata che è un centravanti di manovra, e non a caso Luis Enrique, che non è certo un contropiedista, fa così fatica a rinunciarci.
Juve male assortita
Alla fine questa è la verità: che è una Juve male assortita, senza una logica di gioco, costruita passando da un’idea all’altra, da Allegri a Sarri e Pirlo e poi ritorno, senza capirci più niente. Max, visto l’andazzo, ha pensato che per salvar la pelle doveva rimettere a posto la difesa e che forse sarebbe bastato. L’ha riaggiustata con il catenaccio, come se fosse una provinciale che doveva salvarsi. E come una provinciale avanza. Se il bunker tiene e trova un rigore o un golletto all’ultimo minuto è fatta. Se no, si affonda. Che dall’altra parte ci sia il Chelsea o l’Empoli, cambia solo il pallottiere, ma il risultato è lo stesso.
Poi in Europa questo sistema non funziona. Semplicemente perché la velocità è doppia, mentre il catenaccio funziona meglio con i ritmi bassi del campionato italiano. Già se incontri l‘Atalanta, la più europea della serie A, è difficile che riesci a tenere la porta imbattuta. Il Gasp è fatto così. Fa i miracoli con una squadra di medio valore. Con la stessa rosa e un altro allenatore navigherebbe a metà classifica e in Europa non la si vedrebbe neanche. Con lui ci va e fa e disfa, come con lo Young Boys. S’è fatta raggiungere due volte mentre stava letteralmente dominando, e alla fine ha dovuto pure recuperarla in extremis.
Gli basta vincere con il Villareal, che non è affatto scontato, per approdare agli ottavi. Ma ha il destino nelle sue mani e uno come Gasp farà cose pazze. Chi invece dipende anche dagli altri è il Milan. Deve battere il Liverpool e francamente può riuscirci solo se Klopp viene a Milano in gita di piacere. E poi aspettare il risultato degli altri e le combinazioni giuste. Dopo la sconfitta di Firenze gli uomini di Pioli sono ripartiti da una partita di grande autorevolezza. E chissà che la favola di Messias non diventi anche quella del Milan, per raggiungere l’incredibile, come ha fatto questo brasiliano venuto in Italia per lavorare come fattorino e che di testa aveva segnato solo alla Caratese e alla Bustese prima di infilare l’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano davanti a milioni di telespettatori.
Al tirar delle somme abbiamo 4 squadre che possono ancora tutte andare agli ottavi. Che sarebbe già buono così. Poi da lì in avanti, è un’altra musica e conta tanto il fattore C. Se dovessimo puntare un euro però andremmo solo sull’Inter. Inzaghi sta facendo un ottimo lavoro. Con lo Shaktar ha deciso la doppietta di Dzeko, ma il vero mattatore è stato Perisic, il migliore in campo, devastante sulla sua fascia e non solo perché ha innestato le azioni delle due reti. Il croato è un po’ il simbolo della nuova Inter. Con Conte era una riserva, perché lo considerava troppo offensivo. Ma l’Inter quest’anno gioca più alta, in maniera molto più coraggiosa, e Perisic è perfettamente funzionale alle idee di Inzaghi. Più contropiede e meno catenaccio. A dimostrazione che non sono la stessa cosa. E che magari solo così vai avanti in Europa.