l caso Lukaku, Allegri-Giuntoli: ecco chi comanda davvero e cosa vogliono fare nella Juve
Se fossi uno juventino non sarei tanto contento di portarmi a casa uno poco attaccato alla maglia. Un investimento con più dubbi che certezze

L’affare Lukaku spiega davvero tante cose. Innanzitutto ci rivela, se ce ne fosse ancora bisogno, che Big Rom non è solo un traditore seriale, dal Chelsea a Everton, Manchester, Inter, di nuovo Chelsea e di nuovo Inter e adesso probabilmente Juventus, ma anche un intrepido equilibrista, capace di camminare sul filo delle sue promesse a vanvera con l’audacia di un impudico, se è vero che pure adesso avrebbe assicurato a qualche capo ultrà della curva interista che non andrà mai a Torino. Al di là degli amici del tifo e del tifo degli amici, se fossi uno juventino non sarei tanto contento di portarmi a casa uno così poco attaccato alla maglia. Ma la cosa più importante che svela questa ingarbugliata storia di mezza estate è che, nonostante tutte le cose dette e scritte, chi comanda alla Juve è Allegri, che dirige un mercato di nuovo folle, pieno di trentenni e ultramilionari, alla faccia delle dichiarazioni di austerity, dei debiti giganteschi e di un monte ingaggio assurdo. Sopra Giuntoli, che appare sensibile alle attese del Mister. E pure sopra Scanavino, che aveva annunciato un mercato obbligatoriamente al risparmio. La verità è che c’è un uomo solo al comando. Ancora lui, l’highlander Max Allegri.
Tutto questo lo racconta la cronaca dell’affare Lukaku. Secondo il Corriere dello Sport di Ivan Zazzaroni, che è l’unico ad aver anticipato questa notizia, i primi contatti fra Big Rom e la Juventus risalgono addirittura a marzo. La data è confermata anche da Juventibus, il social di Massimo Zampini e Luca Momblano più seguito dai tifosi bianconeri ma anche il più informato sulle segrete cose della Continassa. A chiamare l’attaccante belga e il suo avvocato Ledure però non è solo Manna, appena promosso a ds. Si fa vivo con una certa costanza al cellulare di Big Rom pure Max Allegri. E questi contatti si intensificano a cavallo della finale di Champions contro il Manchester City, quando Lukaku viene relegato in panchina a far la riserva di Dzeko, per subire una importante accelerazione nel periodo fra il 25 e il 30 giugno.
Ledure, che è uomo di mondo, ha il telefono aperto e tratta pure con il Milan e una squadra inglese, alla faccia delle promesse del suo assistito, MAI alla Juventus, ripetuto tre volte, e mai ai rossoneri. L’unica squadra che spinge, però, è la società bianconera. Giuntoli deve ancora arrivare a Torino. Quando vi approda il mercato è già bell’e tutto fatto nelle sue linee guida, secondo le volontà di Max. Milinkovic a centrocampo, Lukaku per Vlahovic, Berardi per Chiesa che Allegri sarebbe disposto persino a regalare, la conferma di Rabiot e anche quella di Bremer, nonostante le sirene inglesi.
L’ex ds del Napoli approda alla Continassa con la fama di uno che scova a prezzi modici giovani giocatori da lanciare (a parte Oshimen, comunque un grande affare pur se pagato 80 milioni) e su questo ci marciano gli aedi della società torinese, annunciando rivoluzionarie campagne acquisti sulla scia dei suoi trascorsi. Basta con i tromboni che costano un occhio della testa, con Pogba e Di Maria. Ma hanno fatto i conti senza l’oste. E l’oste si chiama Max. In riva al golfo, Giuntoli contava su Maurizio Micheli e Andrea Mantovani, grandi scopritori di talenti, oltre che sulle volontà di De Laurentiis, che non vuole trentenni fra i piedi. A Torino, Allegri ha ottenuto il siluramento di Calvo - l’uomo che l’aveva contattato senza avvisare Sua Maestà - e ha imposto la promozione di Manna a ds. Sono loro che decidono il mercato. Così quando salta Milinkovic, attratto dalle montagne dei petrodollari arabi, lui avrebbe pensato a Lazar Samardzic o a Koopmeiners, ma viene bocciato subito. Si va su Kessie, altro pezzo d’antan ultramilionario, finito ai margini del Barcellona. La trattativa viene abbozzata subito, manca solo il sì del giocatore, che preferirebbe ancora i blaugrana, benché non giochi quasi mai, o qualche soluzione dalla Premier. Adesso ci penserà Allegri a convincerlo. Con un ingaggio come si deve, di quelli che si danno ai tromboni che piacciono tanto a Max.
Intanto, quando il Psg si fa avanti per Vlahovic, con il gradimento entusiasta del serbo, parte l’assalto a Lukaku. La prima cosa è aumentare leggermente l’offerta con cui l’Inter stava chiudendo l’affare, a 35 milioni più bonus. La Juve dice 37,5 più bonus. E qui arriva il bello. Perché Big Rom, un uomo una parola, ha smesso di rispondere alle chiamate dei nerazzurri. E anche Ledure si fa negare. Risponde solo la Roc Nations, la società che gestisce il centravanti belga e che aveva raggiunto l’accordo con il Chelsea. E che adesso non sa cosa dire. Lukaku e Ledure non parlano più con l’Inter. Ma con Allegri sì. Perché così va il mondo. Solo che la Juve non ha ancora i soldi. Ha incontrato, è vero, il Psg, ma i francesi non hanno fatto ancora nessuna offerta, prendendosi tempo per decidere entro il 4 agosto, perché non stanno valutando solo Vlahovic. Il rischio che non si chiuda c’è. Per questo alla fine Lukaku, l’intrepido equilibrista, si rifà vivo con Ausilio, cercando di aggiustare i cocci e riaprire il rapporto. Stavolta il ds dell’Inter non ci casca, risponde durissimo, alza la voce. Mai più Lukaku. L’idillio è finito.
Il centravanti belga riallaccia persino i rapporti con il Chelsea, annunciando di volersi presentare agli allenamenti lunedì. Chiude solo con i suoi procuratori della Roc Nations: l’annuncio dovrebbe arrivare questa settimana. I blues fanno spallucce. Loro l’unica cosa che vogliono è levarselo dai piedi il più in fretta possibile. Se entro il 4 agosto, non arriva l’offerta del Psg per Vlahovic, ci sono pur sempre gli arabi per Big Rom. Che offrono molto meno: 28 milioni. Basta non vederselo più intorno. Alla resa dei conti, la Juve, se lo prende, strapaga un centravanti di grande fisicità, ma abbastanza attempato e molto volubile, davvero un po’ troppo, che ha fatto bene solo con il contropiede di Conte. Un investimento con più dubbi che certezze. Ma così vuole di nuovo il mercato folle di Max Allegri.