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L'errore suicida di Sportiello e l'Atalanta fuori dalla Champions: l'Europa non è affar nostro

Il cammino esaltante della Dea si ferma bruscamente di fronte al Real: erroracci e diversa condizione atletica e tecnica. Pure Gasp lo ammette

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   

Per i miracoli non è stagione. L’Atalanta questa volta si condanna da sola, perché apre la porta al Real in un momento in cui la partita non dice niente e tutto sarebbe ancora possibile (qui la cronaca completa della gara) e da quel momento in poi cede la scena ai blancos. E’ vero che la Lazio deve ancora giocare, ma la vediamo veramente dura ribaltare la batosta dell’Olimpico a casa del Bayern, e si può quasi affermare senza tema di smentita che la Champions dai quarti in avanti si gioca senza le italiane. Non è una grande novità. A parte la Juve di Allegri che per due volte è riuscita a trascinarsi sino alla finale, in tutte le altre occasioni le nostre squadre sono state mandate a casa abbastanza in fretta. Restano la Roma e il Milan in Europa League, e la strada è lunga e piena di pericoli.

Quando non c'è storia

In ogni caso dobbiamo alzare bandiera bianca: come per la Juve con il Porto, nonostante tutti gli episodi contrari, è passata la squadra che nel complesso ha meritato di più. In questo caso, semplicemente la più forte. Zidane ha trasformato in pochi mesi il Real, lontana parente ormai della formazione che balbettava all’inizio della stagione. Ha costruito un gruppo che gioca un calcio europeo, ma che è anche molto concreta. E dire che la Dea aveva cominciato bene e dopo appena tre minuti aveva costruito subito un’azione pericolosa con Gosens. Ma era stato solo un fuoco di paglia. Poi non è che l’Atalanta avesse demeritato, teneva bene il campo, concedendo una pressione abbastanza sterile al Real senza correre per lo più grandi pericoli. Tiri in porta praticamente non se ne sono visti, né da una parte né dall’altra. Ma la sensazione era che la partita scivolasse comunque nella direzione che voleva Zidane, avendo in qualche modo addormentato la partita depotenziando l’aggressività dell’Atalanta sulle fasce, che faceva una fatica evidente a risalre il campo, imbrigliata dalla maggiore tecnica e dalla ragnatela dei blancos.

L'episodio chiave

Fino al 34’ quando un rinvio disgraziato di Sportiello aveva consegnato la palla a Modric che era entrato in area e aveva servito Benzema completamente libero davanti alla porta vuota. Da quel momento in poi la partita diventa una salita troppo dura per i bergamaschi. Nella ripresa Gasperoni aggiune Zapata in attacco, ma il Real ha bloccato le fasce e domina tecnicamente gli avversari, rendendosi molto pericoloso in contropiede. Un rigore di Ramos e il gol di Asensio, inframmezzati dalla rete su punizione di Muriel, fissano il risultato: 3-1.

Gasp: "Altro livello tecnico e di esecuzione"

Alla fine Gasperini si rammarica, perché è convinto che l’Atalanta avrebbe potuto fare di più: «Gli episodi dei due gol, perché io ci metto anche il rigore, hanno condizonato il risultato. Quando fai questi regali a squadre come il Real, non c’è più niente da fare, diventa una montagna troppo dura da scalare. La verità è che questa sfida ha preso una strada sbagliata sin dall’inizio, sin dall’andata. Ci resta l’amaro in bocca, perché io sono convinto che in entrambe le partite senza tutti questi episodi le cose sarebbero andate in maniera diversa. Non dico che avremmo eliminato il Real, ma certo ce la saremmo giocata in maniera diversa». Poi però ammette che quando si esce dai nostri confini, gli altri hanno qualcosa di più: «Siamo di fronte a squadre che hanno un livello tecnico e una velocità di esecuzione e di palleggio molto superiore alle nostre, e questo ci mette obbiettivamente in grande difficiltà». Siamo alle solite. A qualcuno è bastato il pareggio del Milan a Manchester per affermare che l’inferiorità del nostro calcio è solo una gran baggianata. Sarà. Per il Milan aspettiamo il ritorno prima di cantar vittoria. Poi qualcuno ci spieghi perché le squadre italiane fanno sempre la fila per uscire dall’Europa, o perché il catenaccio di Conte, che identifica il nostro sistema di gioco al livello più alto, trionfa nei campionati nazionali e quando arriva in Champions affonda sempre. O perché semplicemente gli altri sembra che corrano il doppio più veloce di noi.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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