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Delusione Inter: nerazzurri eliminati ai rigori. Atletico Madrid ai quarti di finale

Uscire così è sempre un po’ un’ingiustizia e i nerazzurri possono recriminare per quanto sprecato nella gara di andata

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Delusione Inter: nerazzurri eliminati ai rigori. Atletico Madrid ai quarti di finale
L'Inter durante i calci di rigore (Ansa)

Passare il turno alla lotteria dei rigori fa parte del gioco. Ma uscire così è sempre un po’ un’ingiustizia. Il fatto è che l’Inter nei 180 minuti della doppia sfida ha finito per giocare male la carta del più forte, e non l’ha sprecata nell’andata, quando ha sciupato le molte occasioni da gol che era riuscita a creare. L’ha sprecata in 15 minuti, al ritorno, nella bolgia del Metropolitano di Madrid, 15 minuti soltanto, dalla mezz’ora del secondo al novantesimo, quando s’è rintanata tutta nella sua area, concedendo ai cochoneros la convinzione che fossero loro a spingerli nelle barricate, che ne avessero di più e che potevano farcela. Non crediamo sia stato Inzaghi a volere questo obbrobrio, con Lautaro sulla linea dei centrali ad ammucchiarsi in mezzo a quelle resse. Quello che è venuto dopo il gol di Depay che ha fissato il risultato sul due a uno (dopo il botta e risposta Di Marco e Griezman) non conta. Supplementari alla pari e rigori che hanno punito l’Inter. Così l’Italia in Champions non avrà neanche una squadra ai quarti, dopo essersi riempita la testa con i peana per le finali dell’anno scorso, tutte perse guarda caso, dettate molto più dal caso che dai meriti. Onestamente, solo l’Inter e il Napoli di Spalletti correvano come le squadre europee.  

Il cholismo per uscire dalla crisi

C’è una cosa che ha contraddistinto questi ottavi di finale delle squadre italiane, ed è che hanno incontrato tutte delle squadre dal grande blasone, ma in crisi, aggrappate più alle loro memorie che a un reale stato di forma. Sia il Barcellona che il Bayern sono però riusciti a rialzare la testa per la sfida di Champions, sfruttando anche episodi favorevoli, come se il vento avesse potuto cambiare all’improvviso nelle notti magiche della sfida europea. Anche l’Atletico che è sceso in campo contro l’Inter al Metropolitano di Madrid arrivava da un brutto momento, 7 volte battuto nel campionato spagnolo, staccato di 14 punti dal Real, sconfitto anche sabato dal non galattico Cadice, l’attacco spuntato, una difesa non più imperforabile e un modulo di gioco ballerino, come un personaggio in cerca di autore, che alla fine sembra quasi voler ricopiare gli schemi di Inzaghi, senza averne gli stessi interpreti però. Le difficoltà dei cochoneros sono marchiate dai numeri: la squadra di Simeone ha segnato dieci gol nelle ultime nove partite, ma cinque nella stessa gara, e davanti presenta Griezman che non segna da otto gare e Morata che ha fatto un gol nelle ultime dieci. All’andata l’Inter, che al contrario dei suoi rivali pare attraversare un ottimo periodo di forma, aveva dimostrato di essere nettamente più forte. I nerazzurri avrebbero meritato un bottino ben più consistente da quello suggellato dal gol di Arnautovic, anche in considerazione del fatto che ricordiamo a stento qualche tiro in porta pericoloso degli spagnoli. Anche l’Atletico sa che l’Inter è più forte. Per sperare nel colpaccio punta tutto sulla spinta dei suoi tifosi e sul cholismo.


Botta e risposta

Perciò al Metropolitano dovrebbe essere un’altra musica. E all’inizio questa era l’impressione. Lino che andava via troppo facilmente sulla fascia destra, il pressing asfissiante dei cochoneros, prima Lino e poi Morata che impegnavano Sommer. L’Inter però non stava a guardare e soprattutto è parsa subito molto a suo agio negli spazi che l’Atletico era costretto a concedere. Dumfries ci provava due volte e Lautaro una, fino a quando in una ripartenza da manuale Di Marco siglava la rete che avrebbe potuto addormentare la partita. Se non ci fosse il Cholismo, che è capace di trasformare una squadra cinica e prudente in una macchina d’assalto. Due minuti e siamo da capo. Alla prima carica, dentro a una mischia con qualche svirgolata di troppo, Griezman è implacabile a due passi da Sommer.

Il thriller finale

Il secondo tempo è sfilato per mezz’ora nell’attesa della sfida all’Ok Corral. Per trenta minuti l’Inter è stata quella che conosciamo da sempre, capace di gestire la partita e di ripartire in verticale senza fronzoli, di giocare in ampiezza e diagonali, aggredendo la metà campo avversaria con tanti uomini. Poi è come se avesse deciso di accettare la sfida del Cholo, di ritirarsi nei suoi poderi, chiusa dentro al castello con il ponte levatoio sollevato, a partecipare all’ultimo atto drammatico della sfida nel ruolo che gli chiedeva la sceneggiatura. Ma dare spazio al cholismo, al suo furore disperato, alla sua volontà di riscossa, è stato un errore che rischiava di essere pagato a caro prezzo. In quel quarto d’ora, mentre l’Inter condannava persino Lautaro a fare il terzino, l’Atletico ha creato mischie da cardiopalma, clangori e ferraglie, un palo di Depay, un gol mancato clamorosamente da Riquelme e quello invece segnato da Depay. Due a uno e supplementari. Questa volta l’Inter è tornata a fare l’Inter. Ma non è stato sufficiente per evitare la lotteria de rigori.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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