Il Bayern va di corsa, la Lazio no. E poi ci pensano i campioni
I biancocelesti ci hanno creduto, fino a quando non è rimasta schiacciata dal ritmo della sfida
Tre a zero non è un bel modo per chiudere la Champions. La Lazio ci ha creduto, fino a quando non è rimasta schiacciata dal ritmo della sfida. Di fronte aveva sì una squadra sfiancata da una crisi di confusione che si trascinava da almeno un mese, ma anche un notevole gruppo di campioni, capaci, se volevano, di giocare pure a memoria. Ma soprattutto di correre, che è una cosa che non riusciamo a ficcarci in testa. Vince chi corre di più. E quelli possono anche essere tutti separati in casa, uno contro l’altro e tutti contro il mister, ma non hanno mai smesso di correre e s’è visto.
Ne è venuta fuori una partita strana, incanalata nel primo tempo, ma firmata nel secondo, quando i bavaresi si sono scrollati di dosso le scorie e le paure di una stagione sbagliata. La Lazio aveva impostato lo stesso match dell’Olimpico, chiuso con una vittoria meritata. La stessa, buona organizzazione di gioco e di squadra. Ma anche purtroppo gli stessi ritmi. Davanti al suo pubblico, invece, il Bayern il ritmo l’ha cambiato. E’ vero che Immobile sullo zero a zero ha sbagliato un gol già quasi fatto, ma visto il seguito è difficile immaginare comunque un risultato diverso da quello sancito dal campo.
Eppure, la Lazio si giocava di sicuro una grande occasione questa sera. La corazzata tedesca è arrivata a questo appuntamento nel bel mezzo di una crisi profonda, senza dubbio la peggiore della sua storia recente. Dal giorno della partita persa contro i biancocelesti, nell’andata di questi ottavi di finale di Champions League, i bavaresi hanno raccolto solamente la miseria di 4 punti, loro che erano abituati a collezionare solo vittorie in serie, dopo aver inanellato tre sconfitte di fila, l’ultima, contro il Bochum, una squadra di metà classifica che l’ha pure rimontata prima di lasciarla al tappeto, rifilandole tre gol, il terzo con il solito rigore provocato da Upamecano.
Il Bayer Leverkusen, che prima del match dell’Olimpico aveva schiacciato la squadra di Tuchel per 3-0, marcia ora solitario nella Bundesliga con 10 punti di vantaggio sul Bayern. La verità è che l’allenatore ex Chelsea ha ormai perso completamente il controllo sui suoi uomini, che scendono in campo allo sbando, ognuno per far la sua partita, senza mai cercare un gioco d’insieme. In queste condizioni, poteva bastare la musichetta della Champions per rivitalizzare un gruppo di campioni, di livello indubbiamente superiore a quelli della Lazio, abbandonati a se stessi, con un tecnico delegittimato da uno spogliatoio in subbuglio?
Sta di fatto che per quasi quaranta minuti il primo tempo è sembrato dar fiato ai sogni di Sarri. Fino a quel momento abbiamo assistito al ritratto di una partita solcata dal predominio territoriale dei bavaresi, animato da qualche scossa improvvisa, scovata forse nell’archivio della memoria più che nelle certezze del gioco, come se ogni tanto si ricordassero di quel che erano. Tiri sì, qualcuno, ma nessuno che potesse far sobbalzare l’Allianz Arena, assordato dall’incessante tambureggiare dei suoi tifosi, così monotono e ossessivo, proprio come il match impostato dai padroni di casa. Poi, quando nessuno se l’aspettava più, la sfida si è accesa d’un colpo. E la sveglia l’ha data la Lazio, 36 minuti all’orologio, e Immobile che ha sbagliato in tuffo una palla incredibile, solo davanti a Neuer, a due metri dalla porta, spedendola fuori.
Passano tre minuti e la vendetta del destino ha colpito implacabile: Guerrero ha svirgolato un tiro che è diventato un passaggio sbilenco per Kane, che ha colpito alla disperata in tuffo, proprio come aveva poco prima Immobile. Solo che questa volta il pallone si è infilato beffardo alle spalle di Provedel. Rotto il ghiaccio è arrivata la replica: tiro di De Ligt, e Muller corregge in rete di testa. Eppure il due a zero, con cui le squadre sono andate negli spogliatoi, non aveva chiuso del tutto la porta ai sogni di Sarri. Bastava un gol per rimettere in parità la sfida e la difesa del Bayern non era mai sembrata così ermetica da non lasciare speranze di sorta.
Il problema è che il Bayern ha Musiala, Kane e Sané, che nelle praterie ormai liberate dalle grandi mischie del primo tempo, hanno cominciato a divertirsi e a divertire. Il tre a zero della sicurezza è arrivato di conseguenza e l’ha firmato un tap in di Kane, ma aveva già quasi fatto tutto Sanè saltando Romagnoli e obbligando Provedel a una deviazione disperata. La morale? Non l’ha vinta il Bayern, ma l’hanno vinta i suoi campioni. Che per una notte hanno deciso di giocare come sanno. Se hanno deciso di far pace con se stessi e firmare una tregua con Tuchel, almeno in Champions la loro stagione può cambiare.