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Italiane in Champions, dal catenaccio di Conte ai miracoli di Gasp: l'Atalanta come esempio

La penosa prestazione dell’Inter e la vittoria acciuffata al 92' dalla Juve contro i modestissimi ungheresi del Ferencvaros, continuano a testimoniare perfettamente il ritardo endemico del nostri calcio rispetto a quello europeo. Se Antonio Conte si decidesse ad osare un po’ di più potrebbe ancora ribaltare la classifica

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Gasperini (Ansa)
Gasperini (Ansa)

Le italiane in Champions potranno anche arrivare fino in fondo, perché le variabili sono così tante durante il cammino e la fortuna così decisiva che può capitare di tutto, ma in realtà sono questa cosa qui, questo arrancare sempre a rimorchio della dea bendata, senza dare mai l’idea di essere davvero forti e di potersela giocare con chiunque. La penosa prestazione dell’Inter, completamente annullata da un Real Madrid zeppo di riserve, e la vittoria acciuffata al novantaduesimo dalla Juventus contro i modestissimi ungheresi del Ferencvaros, solo grazie a una papera del portiere, continuano a testimoniare perfettamente il ritardo endemico del nostri calcio rispetto a quello europeo. In maniera diversa, perché quello della Juve è un problema essenzialmente di organico, dovendo schierare una squadra che ha uno dei centrocampi più deboli non solo della Champions, ma pure della serie A, avendo poca fisicità, non troppo fosforo e nulla capacità di interdizione; mentre quello dell’Inter è il vero problema del calcio italiano, la sua arretratezza fisiologica, questa abitudine inveterata di dover sempre e solo pensare a difendersi, di non riuscire a guardare mai fuori dal proprio giardino.

Conte se lo dovrebbe chiedere

Antonio Conte ha schierato contro i blancos la sua formazione ideale, un 3-5-2 di facciata che in realtà dispone sul campo cinque difensori e prepara la partita ad aspettare gli avversari. Ora Conte è un ottimo allenatore, e il suo perlomeno è un catenaccio moderno che assorbe anche qualche concetto un po’ più offensivo, ma, santocielo, ci sarà un motivo se lui tutte le volte gioca in Europa soltanto per essere sbattuto fuori. Possibile che non se lo chieda anche lui? Il calcio si evolve, come tutti gli altri sport, come il lavoro, come la vita: non si può continuare a riproporre lo stesso stilema di gioco, che andava bene quando in realtà eravamo nettamente superiori, avendo gli attaccanti e i difensori più forti del mondo, e in Nazionale potevamo permetterci persino di tenere Rivera in panchina. Il Milan è in testa alla classifica perché ha Ibra e una buona squadra e il suo catenaccio antichissimo funziona da noi perché è il sistema di gioco adottato da quasi tutti. Il giornalismo sportivo vive da sempre su questo equivoco: che è il catenaccio che ci ha fatto vincere. Ma ammesso fosse vero, dovrebbero chiedersi anche perché non rende più fuori dai confini.

Il tecnico dell'Inter Conte (Ansa)

L'esempio dell'Atalanta

Una risposta potrebbero darla le partite dell’Atalanta. Gli orobici sono solo ed esclusivamente un miracolo di Gasperini, l’allenatore meno italiano che c’è in Italia, teorico di un football molto più vicino all’Ajax che al nostro campionato. L’Atalanta non ha un fuoriclasse in squadra, e volendo essere sinceri neppure un campione, perché Gomez è un ottimo giocatore con la carta d’identità ormai abbastanza sgualcita, e Ilicic ai tocchi raffinati unisce qualche debolezza psicologica di troppo. E’ una squadra di giocatori di medio valore, esaltati dal gioco del Gasp e da una condizione fisica in certe fasi della stagione straripante. Con una squadra così l’uomo di Grugliasco è riuscito a sfiorare il miracolo nella champions del Covid, sbattuto fuori all’ultimo secondo dal Paris St. Germain dopo essere stato in vantaggio per tutta la partita. E adesso è andato a fare il miracolo a Liverpool per restare in corsa in questa.

Gasp è capace di tutto

Le sue speranze sono legate alla sfida con l’Ajax dove può succedere di tutto. Ma Gasp è capace a fare di tutto. Poi la Champions è così, e la fortuna conta più del 50 per cento, come dimostra la Lazio che ha beccato il girone più facile di tutti, dove passerebbe anche una squadra di media classifica italiana. La ruota può girare anche di colpo, e se Antonio Conte si decidesse ad osare un po’ di più potrebbe ancora ribaltare la classifica: gli basterebbe battere il Borussia, che secondo noi rischia di diventare un’impresa un po’ più difficile schierandosi in partenza con cinque difensori.

Sia come sia, anche questa Champions non si annuncia molto felice per noi. Speriamo di consolarci almeno con il bel calcio. Quello degli altri.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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